Domenica delle palme.

Anno liturgico C
14 Aprile 2019

Passione di nostro Signore Gesù Cristo (Messa del mattino e della sera)

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 22,14-23,56)

– Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione
Quando venne l’ora, [Gesù] prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio».

– Fate questo in memoria di me
Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

– Guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!
«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.

– Io sto in mezzo a voi come colui che serve
E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.

– Tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli
Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».

– Deve compiersi in me questa parola della Scrittura
Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: “E fu annoverato tra gli empi”. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».

– Entrato nella lotta, pregava più intensamente
Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

– Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?
Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».

– Uscito fuori, Pietro, pianse amaramente
Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

– Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?
E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.

– Lo condussero davanti al loro Sinedrio
Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro Sinedrio e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».

– Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna
Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.

– Erode con i suoi soldati insulta Gesù
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.

– Pilato abbandona Gesù alla loro volontà
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

– Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.

– Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

– Costui è il re dei Giudei
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

– Oggi con me sarai nel paradiso
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

– Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

– Giuseppe pone il corpo di Gesù in un sepolcro scavato nella roccia
Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del Sinedrio, buono e giusto. Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatèa, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. Era il giorno della Parascève e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

PRIMA LETTURA – Dal libro di Isaia (Is 50,4-7)

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.

Salmo responsoriale Salmo 21.
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? R..

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!». R.

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa. R.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto. R.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele. R.

SECONDA LETTURA Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (Fil 2,6-11).

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Benedetto colui che viene, il Re”
San Romano il Melode
compositore d’inni greco

Portato sul tuo trono in cielo, quaggiù sul puledro, Cristo che sei Dio, accoglievi la lode degli angeli e l’inno dei bambini che gridavano: “Sei benedetto, tu che vieni a richiamare Adamo”…
Ecco il nostro re, mite e pacifico, salito sull’asinello, che viene in fretta per subire la sua Passione e per togliere i peccati. Il Verbo salito su una bestia, vuole salvare tutti gli esseri dotati di ragione. E si poteva contemplare sulla groppa di un asino, colui che è portato sulle spalle dei cherubini e che un tempo rapì Elia su un carro di fuoco, colui che “da ricco che era, si è fatto povero” volontariamente (2 Cor 8,9), colui che, scegliendo la debolezza, dona la fortezza a quanti gli gridano: “Sei benedetto, tu che vieni a richiamare Adamo”…
Manifesti la tua forza scegliendo l’indigenza… I mantelli dei discepoli erano un segno di indigenza, ma commisurati alla tua potenza erano l’inno dei bambini e l’accorrere della folla che gridava: ”Osanna – cioè: Salva dunque – tu che sei nel più alto dei cieli. Salva, o Altissimo, gli umiliati. Abbi pietà di noi, per riguardo alle nostre palme; i rami che si agitano agiteranno il tuo cuore, o tu che vieni a richiamare Adamo”…
– O creatura della mia mano, rispose il Creatore…, io in persona sono venuto. Non la Legge doveva salvarti, poiché essa non ti aveva creato, neppure i profeti che erano, come te, creature mie. A me solo conveniva liberarti dal tuo debito. Sono stato venduto per te, e ti libero; sono stato crocifisso per causa tua, e sfuggi alla morte. Muoio, e ti insegno a gridare: “Sei benedetto, tu che vieni a richiamare Adamo”.
Ho forse amato così tanto gli angeli? No, ho amato te, il miserabile, teneramente. Ho nascosto la mia gloria e io, il Ricco, mi sono fatto povero deliberatamente, perché ti amo moltissimo. Per te ho sopportato la fame, la sete, la fatica. Ho percorso monti, burroni e valli per cercarti, pecora smarrita; ho preso il nome dell’agnello per riportarti, attirandoti con la mia voce di pastore, e voglio dare la mia vita per te, per strapparti dagli artigli del lupo. Sopporto tutto purché tu grida: “Sei benedetto, tu che vieni a richiamare Adamo”.

Trascrizione dell’Omelia

Ogni anno ci rimettiamo davanti a questo racconto chissà con quali sentimenti, guardiamo girare intorno a Gesù personaggi che sembrano recitare ognuno il proprio ruolo, quello di chi l’accusa, chi lo sbeffeggia e chi ha paura, persino i suoi, persino quelli che l’avevano visto fare prodigi, sembrano non essere più solidali. E tutte le volte che tu ascolti questo racconto, ti accorgi, in cuor tuo, che stai mettendo insieme figure di allora e figure della tua vita, quella sofferenza è la tua, il tradimento di chi ha amato Gesù, ha detto di amare Gesù e poi non ha retto davanti a questa bocciatura da parte delle autorità, è il tradimento che tu sperimenti, proprio in casa tua, proprio nelle relazioni nelle quali hai creduto di più. E tutta la chiesa celebra questo paradosso: mentre chi rappresenta il Figlio di Dio, si inchina davanti agli uomini per impetrare il cambiamento del loro cuore, perché non ci sia più violenza, più guerra, perché la pace cominci dall’umiliazione di chi ha il potere di guardare al cuore di Dio senza paura, mentre chi si inchina davanti a questi potenti mostra la fede in Dio, altri tramano, come hanno tramato questi discepoli, come hanno tramato questi uomini, come hanno tramato quelle autorità. Ma allora che cosa è in gioco qua? La bontà d’animo? Il buonsenso? Fratelli, lo abbiamo perso tutti il buonsenso, abbiamo giudicato tutti e tutto in ogni modo, tant’è che siamo qua uniti e divisi nelle opinioni. Apparentemente uniti ad ascoltare il racconto della passione di Gesù, divisi nel soppesare e considerare tutto ciò che lo riguarda, forse non lui, ma le cose che riguardano questo mondo e questo momento presente, là dove Gesù, ancora, si prostra davanti ai suoi accusatori. Mi rendo conto che non è facile scegliere quando tanta confusione c’è intorno, ma ci sono dei segni che ci permettono di comprendere che se è in gioco l’autorità, questa si riconoscerà solo se coerentemente opera ciò che dice. Se l’autorità dice di perdonare ciascuno e poi condanna, questa autorità non può essere buona. Ma se l’autorità, di fronte al paradosso dell’odio e dell’aggressione, si inchina e bacia i piedi degli uomini, vuol dire che questa autorità è accreditata, è accreditata dalla sua fede. Allora lo hai un criterio di discernimento, allora davanti ai tuoi occhi puoi dire: “Il Figlio di Dio è il re dei giudei, ma come? questo re dei giudei si prostrato, si è lasciato flagellare, si è fatto mettere in croce, si è lasciato giudicare persino da quelli che non c’entravano niente con la sua realtà, con la sua nazione, con la sua mentalità e con la sua fede, ma come è possibile credergli?”, ma quando lo ascolterai dire sulla croce: “Padre perdonali perché questi non hanno compreso, non hanno capito che Io vengo da te, non glielo accreditare”, quando ascolti Gesù che dice questo, tu non puoi più metterti fuori di questa logica, tu non puoi più accampare alcun senso della giustizia che non si lasci mettere in croce, tu non puoi più puntare il dito verso nessuno, perché hai visto Gesù non puntare il dito verso i suoi accusatori. Non inventarti una pietà che non abbia la capacità di coinvolgere anche tutti gli uomini insieme a te in questa adorazione del Figlio di Dio, non pensare che la tua fede è migliore di quella degli altri perché tu hai un senso di giustizia che come diremmo oggi “va per la maggiore”, sta attento perché il suo senso di giustizia, in quell’epoca, non andava per la maggiore, tant’è che lui per quella giustizia è andato in croce; e tu per quella giustizia, tu peccatore, sei salvato! Tu che eri lontano, sei stato avvicinato. Tu che non avevi la possibilità di andare in cielo con la tua carne, contempli, con i tuoi occhi, contempli la bontà di Dio e tutto il mondo intorno si trasforma e le relazioni si trasformano. Allora, lo puoi capire quando si comincia a realizzare la pace, quando le relazioni si riconciliano, quando finalmente viene gradualmente spazzato via tutto ciò che apparteneva all’accusatore e ci metteva in difficoltà, allora tu capisci che una cosa nuova viene fatta davanti ai tuoi occhi, che vale la pensa sperare, che per questa fede puoi dare anche la vita e non c’è nessun altra ragione che possa convincerti del contrario. Muore il Signore davanti ai nostri occhi attoniti, qualche volta indifferenti, muore sempre il Signore davanti alle nostre volontà mancanti, muore in silenzio davanti alle grida di accusa che noi facciamo in ogni momento contro il nostro prossimo. Ma dentro quella morte c’è iscritta anche la nostra salvezza e anche se tu avessi peccato, anche se tu ti fossi trovato dalla parte di chi lo accusava, gioisci in cuor tuo, perché il suo perdono ti ha redento. E se un chiodo di quella croce, tu lo avessi posto sulle sue mani, non temere, umiliati anche tu ed Egli ti esalterà: nel cuore del tuo peccato c’è nascosto nel suo perdono, la tua possibilità di essere redento. Benedici perciò tutto quello che Dio ti ha messo elle condizioni di comprendere, benedici quella parola che ti ha raggiunto e che ti ha cambiato il modo di pensare, benedici pure il tuo prossimo che hai giudicato e condannato, questa relazione, in questa riconciliazione, tu ripresenterai al mondo quella Relazione Trinitaria a immagine e somiglianza della quale tu sei stato creato e questo mondo così finalmente cambierà. Sia lodato Gesù Cristo.

Messa Vespertina

 

Trascrizione dell’Omelia

Ogni anno riascoltiamo questo mesto racconto così paradossale, dove il bene e la bontà sembrano calpestati dalla stoltezza, dalla protervia, di uomini che non si sa più che cosa stanno cercando veramente. Chi erano questi sacerdoti? Chi erano gli scribi e i farisei? Erano uomini di Dio? Avevano da Dio la capacità di leggere, nel volto di Costui, la sua altissima missione che pure si sarebbe inchinata davanti alla loro violenza, alla loro aggressività e al loro peccato? E tutti gli anni, tutte le volte, che ci siamo messi davanti a questi personaggi, abbiamo pensato: “Beh, è un po’ la solita storia”, “si la conosciamo”, “quanto è lontana”, “quanto è distante”, “ma chi aveva ragione?”, “povero Gesù ..”, oggi invece questo teatro si rimette davanti ai tuoi occhi e colui che di Gesù porta i tratti (il Papa), mostra di inchinarsi davanti a quelli che si fanno la guerra, nessuno lo farebbe, quasi a dirgli: “Desistete da questo vostro modo di comportarvi, credete nell’incredibile, credete in questa utopia che il mondo non vuole ritenere che non è un’utopia, è l’esigenza della pace, è l’esigenza dell’amore, è l’esigenza di costruire un mondo credibile dove l’uomo possa riprogettarsi”. Ma proprio questi uomini che hanno la capacità di intravvedere in questa degnazione, in questa umiliazione, qualcosa dell’amore di Dio che come diceva la Lettera ai Filippesi, ha permesso che Cristo Gesù pur essendo di natura divina, non considerasse un tesoro geloso ma entrasse nella storia dei peccati degli uomini per farsi uccidere, fino alla morte e alla morte di croce, questi uomini che sanno di che sostanza, di che relazione d’amore è fatto Dio, proprio questi si scandalizzano davanti a questa degnazione. E perché? Perché qualche volta, proprio come questi apostoli, non sanno cosa dire e tradiscono anche quello che avevano visto con gli occhi e forse per compiacere qualcun altro, prendono le parti di chi accusa Gesù. E tu dove sei? Tu questa volta, quest’anno, davanti a questo spettacolo, dove ti metti? Da che parte pensi di far volgere la tua coscienza? Sceglierai per i potenti o sceglierai per la potenza che si è resa debole? Sceglierai la forza manifesta e trionfante o sceglierai il silenzio di chi sa che la volontà di Dio alla fine trionferà veramente? Guarda bene e discerni, non ti mettere dalla parte di quelli che additano e accusano, guarda con attenzione, compatisci l’umiliazione di chi conosce le vie di Dio, questa volta mettiti dalla parte di Gesù, ma mettitici veramente, guardando bene in faccia chi è che ti dice: “Tu sei il re dei giudei? Tu veramente sei così potente? Tu veramente puoi scongiurare la morte? E allora fallo! Tu sei gestore del potere? E allora gestiscilo, gestiscilo per noi, perché noi abbiamo paura, perché noi non vogliamo entrare in queste logiche di sottomissione, perché il peccato parla nel nostro cuore più di quanto spesso parli lo spirito”. Ma questo è un momento in cui, è l’ora delle tenebre, è il momento in cui tu in cuor tuo decida, non far propendere quel giustizialismo sciocco, stolto e perverso, che non guarda sul volto gli uomini che sono in difficoltà ma si rivolge verso i potenti. Stavolta lascia che questa parola incarnata, muoia e si frantumi e sanguini, dentro la tua passione, allora vedrai la giustizia di Dio, per questa via dobbiamo passare. Credevi che la chiesa avrebbe temuto tutte le accusa sul potere, sui peccati, no, la chiesa non teme questo e non teme neanche la divisione del cuore di quelli che la compongono, qualche volta, la chiesa confida nella tua preghiera, nella tua sottomissione, nella tua umiltà, perché il cuore di Cristo trionfi in mezzo alle ipocrisie degli uomini. Sia lodato Gesù Cristo.

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