iII DOMENICA DI QUARESIMA

Anno Liturgico A
12 Marzo 2023

Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.(Messa del mattino e della sera)

 

MESSA DEL GIORNO – LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 4,5-42)

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».
Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
Parola del Signore.

PRIMA LETTURADal libro dell’Esodo (Es 17,3-7)

In quei giorni, il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: «Perché ci hai fatto salire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?».
Allora Mosè gridò al Signore, dicendo: «Che cosa farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!».
Il Signore disse a Mosè: «Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani d’Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va’! Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà».
Mosè fece così, sotto gli occhi degli anziani d’Israele. E chiamò quel luogo Massa e Merìba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?».

Salmo 94.
Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore. R..

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. R

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce. R.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere».R.

SECONDA LETTURA Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 5,1-2.5-8).

Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio.
La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Arrivò una donna di Samaria ad attingere acqua”.
Dai «Trattati su Giovanni» di Sant’Agostino, vescovo

«E arrivò una donna» (Gv 4, 7): figura della Chiesa, non già giustificata, ma ormai sul punto di esserlo. E questo il tema della conversazione.
Viene senza sapere, trova Gesù che inizia il discorso con lei.
Vediamo su che cosa, vediamo perché «Venne una donna di Samaria ad attingere acqua». I samaritani non appartenevano al popolo giudeo: erano infatti degli stranieri. E significativo il fatto che questa donna, la quale era figura della Chiesa, provenisse da un popolo straniero. La Chiesa infatti sarebbe venuta dai pagani, che, per i giudei erano stranieri.
Riconosciamoci in lei, e in lei ringraziamo Dio per noi. Ella era una figura non la verità, perché anch’essa prima rappresentò la figura per diventare in seguito verità. Infatti credette in lui, che voleva fare di lei la nostra figura. «Venne, dunque, ad attingere acqua». Era semplicemente venuta ad attingere acqua, come sogliono fare uomini e donne.
«Gesù le disse: Dammi da bere. I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la samaritana gli disse: Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me che sono una donna samaritana? I giudei infatti non mantengono buone relazioni con i samaritani» (Gv 4, 7-9).
Vedete come erano stranieri tra di loro: i giudei non usavano neppure i recipienti dei samaritani. E siccome la donna portava con se la brocca con cui attingere l’acqua, si meravigliò che un giudeo le domandasse da bere, cosa che i giudei non solevano mai fare. Colui però che domandava da bere aveva sete della fede della samaritana.
Ascolta ora appunto chi è colui che domanda da bere. «Gesù le rispose: se tu conoscessi il dono di Dio e chi è Colui che ti dice: Dammi da bere, forse tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato acqua viva» (Gv 4, 10).
Domanda da bere e promette di dissetare. È bisognoso come uno che aspetta di ricevere, e abbonda come chi è in grado di saziare. «Se conoscessi, dice il dono di Dio». Il dono di Dio è lo Spirito Santo. Ma Gesù parla alla donna in maniera ancora velata, e a poco a poco si apre una via al cuore di lei. Forse già la istruisce. Che c’è infatti di più dolce e di più affettuoso di questa esortazione: «Se tu conoscessi il dono di Dio, e chi è Colui che ti dice: Dammi da bere, forse tu stessa gliene avresti chiesto, ed Egli ti avrebbe dato acqua viva»?
Quale acqua, dunque, sta per darle, se non quella di cui è scritto: «E in te la sorgente della vita»? (Sal 35, 10).
Infatti come potranno aver sete coloro che «Si saziano dell’abbondanza della tua casa»? (Sal 35, 9).
Prometteva una certa abbondanza e sazietà di Spirito Santo, ma quella non comprendeva ancora, e, non comprendendo, che cosa rispondeva? La donna gli dice: «Signore dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua» (Gv 4, 15). Il bisogno la costringeva alla fatica, ma la sua debolezza non vi si adattava volentieri. Oh! se avesse sentito: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò»! (Mt 11, 28). Infatti Gesù le diceva questo, perché non dovesse più faticare, ma la donna non capiva ancora.

Trascrizione dell’Omelia.

Questa immagine, questa icona dell’incontro di Gesù e la samaritana al pozzo di Sicar, è un’immagine così classica, così nota che non ci sarebbe molto sa spiegare, ma io vorrei fare un viaggio con voi all’interno, nel cuore, di questo episodio perché è denso di cose, pieno di significati che vale la pena guardare con molta attenzione. E mi piacerebbe, per fare questo ingresso nell’episodio della samaritana, che tu considerassi queste figure in relazione, così in modo simbolico, allegorico, come se facessero riferimento ad altre grandezze. Per esempio, la samaritana, innanzitutto due parole per dire perché la samaritana, perché apparteneva ad una regione che stava al centro tra la Galilea e la Giudea e apparteneva a quello che era stato, fino ad un certo punto, fino al 722 a. C., il Regno del Nord, un regno che si era staccato dal Regno del Sud a cui appartenevano le tribù di Giuda, di Beniamino e forse la tribù di Levi. Quando nel 722 un re assiro conquista questa zona della Samaria, che cosa fa? Deporta tutti i samaritani, tutta la gente del Regno del Nord la deporta in Assiria è là ci fa entrare gente che veniva dall’Assiria o da altri posti, sai cosa vuol dire questo? Vuol dire che mischia il popolo dell’elezione, non è più puro, non dal punto di vista dell’etnia, dal punto di vista rituale, cioè del rapporto con la Torah di Dio, con le promesse di Dio. Cosa fa questo popolo? Una volta che entra in questa regione, prende un po’ delle cose degli ebrei che se ne erano andati e un po’ di quelle che si portava appresso, quindi fa un mischietto fra la religione mosaica e quelle che avevano, mettendole insieme rendendo così spurio il rapporto con Dio, ormai la Legge non era più considerata così come era invece per la Giudea. Beh, due parole proprio per dire questo, per dire che quando Gesù dirà alla samaritana: “Hai avuto cinque mariti e quello con cui stai non è tuo marito”, la domanda: “Vai a chiamare tuo marito”, “Non ho marito”, “E’ vero, ne hai avuti cinque, quello con cui stai adesso non è tuo marito”, quei cinque mariti era la fedeltà alla Torah fatta di cinque Libri, prima quella donna samaritana era garantita, attenzione, da una Legge, una Legge? Un insegnamento, lo vogliamo dire meglio? Una sapienza, la sapienza di Dio raccontata agli uomini, da chi? Da Dio attraverso gli uomini, attraverso Mosè, attraverso quel popolo, insomma un modo di pensare che Dio aveva regalato agli uomini. Questa samaritana, questa Samaria, questo modo non ce l’aveva più, ormai aveva una religione mista e non sapeva più, quando incontra Gesù al pozzo di Sicar, lo incontra in un luogo che risale proprio a quella tradizione, era il pozzo che Giacobbe aveva dato a questo popolo per dissetarsi, si era dissetato lui, gli animali, insomma era un segno dell’alleanza che era rimasto nonostante tutto il resto era scomparso. Tu dirai: “Ma che mi interessa a me questo fatto?”, guarda questa gente, guarda la Samaria di questo tempo, non erano tutti battezzati? Non avevano tutti una Legge? Non vivevano sotto un insegnamento? Non facevano riferimento a Dio, Cristo non era la loro consolazione? Oggi guarda quanti sono disposti a confessare la fede che confessi tu che vieni in chiesa, non sono pagani, non sono altri, sono i tuoi, forse anche della tua famiglia e sorridono quando tu ricordi le cose che fanno la tua fede. Dunque se anche hanno avuto una sapienza se la sono dimenticata, perché? perché la realtà assira di questo tempo e cioè la mentalità di questo tempo, gli ha rubato tutto quello che avevano, li ha deportati da questa relazione e li ha portati altrove. Dunque quando questa generazione, in qualche modo, si riavvicina ad un pozzo che Giacobbe ha ottenuto, cioè che fa parte della tradizione che lega all’amore di Dio, si accorge questa gente, di non avere acqua. Ora guardate, noi potremmo metterci dalla parte degli spocchiosi e dire: “Ah, vi siete allontanati? E allora andate via, noi siamo il tuorlo della chiesa di Dio!” e invece Gesù dice a questa donna: “Dammi da bere”, te l’immagini? Te l’immagini tu credente, praticante, osservante, come ti pare, legato alle cose anzi scrupoloso su molte cose che non sarebbe neanche il caso, che vai da questa gente che sta fuori e gli vai a dire: “Dammi da bere” e la gente ti direbbe: “Eh come? Come mai ce lo chiedi a noi? Noi siamo lontani, noi siamo quelli che voi avete condannato, noi siamo quelli che non fanno parte di questa assemblea”, ve lo immaginate il Figlio di Dio che dice ai pagani: “Datemi da bere”? Allora Gesù cambia le carte e dice: “Se tu sapessi qual è il dono di Dio, quello vero, se sapessi cosa posso darti Io, me lo chiederesti tu da bere ed Io ti darei una fonte d’acqua destinata a non estinguersi, Io ti darei da bere”, capito che cos’è l’evangelizzazione amici? Non è dire alla gente le cose che bisogna fare e quelle che non bisogna fare, questo non lo facciamo neanche noi, l’evangelizzazione è raccontare alla gente qual è il dono di Dio, è una fonte che ha la capacità di non estinguersi mai. E qual è questa fonte? È la sapienza, è la sapienza di Dio , questa è quell’acqua che mancava anche a quel popolo che stava nel deserto, che aveva mormorato a Massa e Meriba e aveva detto a Mosè: “Ma che ci hai portato a fare qui che non c’è acqua?” non avevano bisogno dell’acqua da bere, era un popolo che era entrato nell’anarchia, non era più schiavo e non sapeva chi era nel deserto e allora quel popolo aveva chiesto una legge, ed infatti Mosè dove li porta, Dio dove li porta? Sull’Oreb, sul monte Sinai, dove Lui gli darà la Legge, quella è l’acqua che zampilla per la vita eterna, non è l’acqua da bere, chi beve l’acqua da bere ha ancora sete, chi invece beve della sapienza di Dio, non solo non ha più ardore per le cose, bramosia per le cose inutili che periscono, ma addirittura diventa capace di dissetare quelli che hanno bisogno di senso, che hanno bisogno di orientamento, che hanno bisogno proprio di questa sapienza e che è questo mondo, al quale noi non sappiamo dire più nulla, al quale non sappiamo che raccontare se non i nostri peccati, i nostri misfatti, i nostri scandali, quelli li sanno tutti e profeti di questa nostra pochezza sono diventati i media, che raccontano le cose come gli pare, come gli pare, amplificando notizie che non sono mai uscite. Dunque amici miei, se noi siamo questa samaritana che è andata al pozzo, potremmo dire con lei, sapete quel popolo stava aspettando, dopo la deportazione a Babilonia, per cinquecento anni, dal 587, ha aspettato che il Messia arrivasse che Dio finalmente si destasse di riportate tutte le tribù che erano sparite con l’esilio, di riportarle nella Terra, di ricostruire il gregge di tutte le pecore dove non ne manchi neppure una. E questa donna dice: “Beh, allora ti faccio una domanda, come si fa a fare questo? Voi avete un posto dove adorare, sta a Gerusalemme, noi lo abbiamo fatto qua perché non sapevamo come fare, ma come si fa?”, che vuol dire questa generazione che ti chiede: “Ma allora noi come faremmo, dovremmo entrare nella chiesa e rifare tutte le cose ..?”, si anche quello sicuramente, la vita sacramentale quella non verrà mai meno, ma noi ormai abbiamo un’adorazione in spirito e verità, dal Battesimo si è accesa al centro della nostra vita e tutte le persone che raggiungiamo hanno la possibilità di accorgersene, se non se ne accorgono non è colpa loro, qualche volta è colpa nostra. Allora questa è l’evangelizzazione amici, raccontare alla gente è possibile che per loro accorgersi di questa sorgente che scaturisce in continuazione e chiamarla come si chiama: desiderio di Dio e una volta che lo hanno scoperto, educarlo questo desiderio a conoscerlo Dio e a spazzar via tutti i pregiudizi, tutti i preconcetti, tutte le cose di cui questo mondo si è ubriacato e non sa più distinguere il vero dal falso, il buono dal cattivo. Noi siamo chiamati a questo, non siamo migliori, siamo servi di questa evangelizzazione, figli di Dio certo, ma siamo testimoni e apostoli di questa evangelizzazione. Perciò pensa subito alla prima persona che ti viene in mente, che per qualche motivo si è allontanata da questa fonte che zampilla per la vita eterna e si è dimenticata di avercela dentro, ricordaglielo tu. Ricordaglielo tu facendogli vedere come aiuta te e smettila di lamentarti, smettila di dire a tutti le cose che non vanno e di criticare sempre e di farti compagno di tutti i beffardi di questa terra. Ricorda al mondo che il Messia tu l’hai incontrato e vive dentro di te e attraverso di te ha la capacità di perdonare tutti, perché ha perdonato te dopo il peccato. Sia lodato Gesù Cristo.

Messa della sera

 
Trascrizione dell’Omelia.

In questo Vangelo è descritta una scena che noi tutti conosciamo, un’icona che abbiamo tutti davanti agli occhi durante la Quaresima, ma ci ritorna in mente anche nel corso del nostro cammino di fede, perché ci è familiare questo dialogo strano che Gesù ha con questa donna samaritana, anche se poi non ne conosciamo tutti gli aspetti, qua per esempio dice che tra samaritani e giudei c’è un’inimicizia tale che impedisce addirittura di parlarsi, di incontrarsi, all’uno di bere, di chiedere da bere, etc. Che vuol dire tutto questo? È importante perché con questa chiave noi possiamo leggere, non tanto quella storia, che è una storia antica lontana da noi, ma la storia che viviamo oggi, quella è prossima, vicina, ci interessa e a questa siamo chiamati in qualche modo. Allora vediamo insieme, chiederei uno sforzo nell’immaginazione. Per esempio a questa donna samaritana che apparteneva ad un popolo un po’ particolare, sapete la Samaria è una regione che sta sopra la Giudea e ancora sotto la Galilea è una delle tre regioni che si trova in mezzo nello stato di Israele ancora oggi, questa regione, nel 722 a.C. era stata messa a ferro e fuoco dagli assiri e proprio per questo motivo, tutti gli abitanti, se ne vanta il re di quella nazione assira, tutti questi abitanti addirittura forse trentamila, pensate a quell’epoca quello che poteva essere, sono stati deportati, portati via e al posto loro ci sono andati altri, forse assiri, forse di altri popoli, comunque gente che non apparteneva ad Israele, che non conosceva la Torah, che non si comportava secondo le leggi, insomma che ragionava con tutte altre logiche. Trovandosi in questo luogo, scimmiotta il culto di Israele e prende alcune tradizioni senza peraltro capirle fino in fondo. Dunque si comporta come se fosse Israele ma non ne ha il diritto, è una nazione di usurpatori rispetto ai figli, a quelli che avevano invece le promesse fatte ad Abramo e rinnovate in Mosè. Dunque quando sono tornati dall’esilio, questi deportati hanno trovato questa realtà di Samaria, una realtà invisa, antipatica, insomma si erano presi le loro promesse, le loro cose ed era rimasta un’inimicizia, erano oltretutto mezzi pagani, cioè avevano messo insieme qualcosa della fede di Israele e qualcosa delle fedi che avevano loro, te l’immagini quanto può essere antipatica una inserzione di questo tipo? Pensa se vicino a te venisse a pregare un eretico, un pagano, che ne so e mette insieme cose e cose e tu dici: “Ma che stai a fare qua?”, ora, in quel caso l’inimicizia era ancora più forte, ancora più grande e veramente celebrata, tant’è che se poteva dare scandalo l’idea che un uomo si fermasse a parlare con una donna ad un pozzo da soli, a quell’ora della giornata, è ancora più scandaloso che questa donna appartenga ad un altro popolo, sapete erano considerati cani dagli ebrei, tutti quelli che non erano ebrei. Ti ricordi quella volta che Gesù ha incontrato quella cananea e le ha detto: “No è bene che il pane dei figli venga gettato ai cani”? ecco, questo per fare un po’ un antefatto. Allora prova ad immaginare adesso, al posto di questa donna samaritana, di cui forse non ti importa molto, prova a metterci invece la storia, la vita, le vicende, la coscienza di questo popolo che era battezzato, che è battezzato, che ha ricevuto le promesse, che sa della passione, morte e resurrezione di Cristo, comunque ne ha sentito parlare, un popolo che non viene in chiesa, che non va a Messa, un popolo che conosci, è il popolo dei tuoi, forse dei tuoi amici, un popolo che sta qui fuori, lontano.. che ne ha fatto di questa grazia? Trovandosi in questa sorta di cattività, come una deportazione, in mezzo ad un mondo che ragiona con altre logiche, pure questa gente ha mischiato un po’ delle cose che sapeva, con le cose che ascolta e adesso non ha più criteri. Guarda come disdegnano la forza dei sacramenti, hanno scambiato la libertà nella possibilità di non accedere ai sacramenti, come se questa fosse la vera libertà. Chi glielo ha insegnato? Come gli è venuto in mente? Non si battezzano, non si sposano, non fanno figli, non pregano, stanno meglio di noi? Forse no. Noi con loro manteniamo una certa distanza, quando ci pare, poi qualche volta invece facciamo anche amicizia a seconda delle occasioni, ma non ci preoccupiamo della loro sorte perché non ci preoccupiamo neanche della nostra. Ebbene a questo pozzo di acqua viva dove noi ascoltiamo la parola del Signore e ci cibiamo del suo Corpo e del suo Sangue, noi qualche volta, anche solo con la memoria il ricordo e con l’affetto forse, ci ricordiamo di questa gente, allora che fare amici miei? Pensate se Gesù si avvicinasse a queste persone e chiedesse loro, umiliandosi ancora una volta come quel giorno con la samaritana, o semplicemente attraverso l’incarnazione, andasse a loro a dirgli: “Dammi da bere, dammi di questa sapienza che hai”, tu ci andresti? Andresti a chiedere a quella gente un po’ della sapienza che pensa di avere? E dimmi, se scoprissi che quella gente questa sapienza non ce l’ha, tu saresti disposto ad offrirgli gratuitamente la tua? Forse ti direbbero: “Ma tu chi sei? un cattolico va a Messa e tu hai questa sapienza da darci? A noi? Tu hai davvero tutta questa conoscenza?”, forse tu ti terresti fuori da questa possibilità, eppure questo mondo aspetta proprio un Messia, un popolo messianico che li incontri e li aiuti a chiedere e li aiuti a domandare ciò che è buono e una volta che avessero chiesto qualcosa, la possibilità di riempire il loro vuoto con questa sapienza, con questa grazia, non solo con la conoscenza delle cose della teologia, ma con l’esperienza della fede che noi condividiamo, con la forza della speranza, che noi sappiamo che ha la capacità di salvare le nostre anime e anche le loro. Beh, questa donna fa un’esperienza graduale del Messia, si accorge che è un profeta, avete ascoltato no? Quando Gesù le dice: “Và a chiamare tuo marito”, lei dice: “Non ho marito”, Gesù replica subito: “Certo cara Samaria, tu non lo hai più un marito, ne hai avuti cinque, hai avuto i cinque rotoli della Torah e non li hai conosciuti perché ormai ti sei imbastardita con la mentalità del mondo di fuori, è vero, in questo hai detto il vero”, ma tu ti rendi conto con quale autorità noi potremmo incontrare i poveri di questa generazione? Un’autorità umile, di servitori certamente, ma autorevole quanto al deposito della fede, quanto al ministero della salvezza, quanto all’offerta della grazia e della liberazione. La donna capisce subito, capisce bene: “Se questo mi dice queste cose sa molto” e allora gli fa la domanda incredibile: “Dove dobbiamo adorare?”, mettiti nei panni adesso di Gesù e se questa generazione ti chiedesse: “Dove e come dobbiamo adorare?” cosa gli dirai? “Vai a Messa la Domenica”? È questa la fede? O meglio, è solo questa la fede? Oppure gli mostrerai con la tua vita, con quello che sei, con quello che hai, qualche volta neanche nominando nulla delle cose così “chiesastiche”, gli mostrerai che ci si può fidare di questa parola, che si può sperare nella resurrezione, che la morte non è l’ultima parola sull’esistenza? Dipende da te, dipende dalla tua speranza se c’è. Il bello è che questa donna dice e guarda che te lo direbbe chiunque là fuori: “Io non credo, non lo so, però so che quando succederà una certa cosa e scenderà il Messia io lo capirò, noi tutti lo capiremo”, ce l’hai tu la forza di dire a questa generazione: “Qua è il Messia, dentro questa speranza, dentro questa nostra piccola fede, dentro il nostro stare insieme e camminare alla scoperta delle cose di Dio: avvicinatevi senza paura, venite gratuitamente nessuno vi giudica!”, siamo noi così? Se noi abitiamo questa vocazione messianica, questo mondo si salverà, se noi siamo solo dei praticanti per i fatti nostri, questo mondo non ci riconoscerà e guarda che ormai è diventato capitale dire o non dire, fare o non fare, o meglio, essere o non essere. Sia lodato Gesù Cristo.

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