Veglia Pasquale 2012
LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura
Dal vangelo secondo Marco (Mc 16,1-7)
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: «Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?». Ma, guardando, videro che il masso era gia stato rotolato via, benché fosse molto grande. Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E’ risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto».
PRIMA LETTURA – Dal Libro della Genesi (Gn 1,1-2,2)
In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l`abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno. Dio disse: “Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque”. Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno. Dio disse: “Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l`asciutto”. E così avvenne. Dio chiamò l`asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona. E Dio disse: “La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie”. E così avvenne: la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
Ornato del cielo e della terra. – Dio disse: “Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra”. E così avvenne: Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno. Dio disse: “Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo”. Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse: “Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra”. E fu sera e fu mattina: quinto giorno. Dio disse: “La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie”. E così avvenne: Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.
Creazione dell`uomo. – E Dio disse: “Facciamo l`uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”. Dio creò l`uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra”. E Dio disse: “Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde”. E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno. Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto.
SECONDA LETTURA – Dal Libro della Genesi (Gn 22,1-18)
Il sacrificio di Isacco
Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, và nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt’e due insieme. Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutt’e due insieme; così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio». Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. Abramo chiamò quel luogo: «Il Signore provvede», perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore provvede». Poi l’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».
TERZA LETTURA – Dal Libro dell’Esodo (Es 14,15-15,1)
Il Signore disse a Mosè: “Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all’asciutto. Ecco io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri”.
L’angelo di Dio, che precedeva l’accampamento d’Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro. Venne così a trovarsi tra l’accampamento degli Egiziani e quello d’Israele. Ora la nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte.
Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte, risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare asciutto, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra. Gli Egiziani li inseguirono con tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri, entrando dietro di loro in mezzo al mare.
Ma alla veglia del mattino il Signore dalla colonna di fuoco e di nube gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: “Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!”.
Il Signore disse a Mosè: “Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri”.
Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l’esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. Invece gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra. In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l’Egitto e il popolo temette il Signore e credette in lui e nel suo servo Mosè. Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero:
QUARTA LETTURA – Dal Libro del Profeta Isaia (Is 54,5-14)
Poiché tuo sposo è il tuo creatore,
Signore degli eserciti è il suo nome;
tuo redentore è il Santo di Israele,
è chiamato Dio di tutta la terra.
Come una donna abbandonata
e con l’animo afflitto, ti ha il Signore richiamata.
Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù?
Dice il tuo Dio.
Per un breve istante ti ho abbandonata,
ma ti riprenderò con immenso amore.
In un impeto di collera ti ho nascosto
per un poco il mio volto;
ma con affetto perenne ho avuto pietà di te,
dice il tuo redentore, il Signore.
Ora è per me come ai giorni di Noè,
quando giurai che non avrei più riversato
le acque di Noè sulla terra;
così ora giuro di non più adirarmi
con te e di non farti più minacce.
Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero,
non si allontanerebbe da te il mio affetto,
né vacillerebbe la mia alleanza di pace;
dice il Signore che ti usa misericordia.
La nuova Gerusalemme
Afflitta, percossa dal turbine, sconsolata,
ecco io pongo sulla malachite le tue pietre
e sugli zaffiri le tue fondamenta.
Farò di rubini la tua merlatura,
le tue porte saranno di carbonchi,
tutta la tua cinta sarà di pietre preziose.
Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore,
grande sarà la prosperità dei tuoi figli;
sarai fondata sulla giustizia.
Stà lontana dall’oppressione, perché non dovrai temere,
dallo spavento, perché non ti si accosterà.
QUINTA LETTURA – Dal Libro del Profeta Isaia (Is 55,1-11)
voi tutti assetati venite all’acqua,
chi non ha denaro venga ugualmente;
comprate e mangiate senza denaro
e, senza spesa, vino e latte.
Perché spendete denaro per ciò che non è pane,
il vostro patrimonio per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone
e gusterete cibi succulenti.
Porgete l’orecchio e venite a me,
ascoltate e voi vivrete.
Io stabilirò per voi un’alleanza eterna,
i favori assicurati a Davide.
Ecco l’ho costituito testimonio fra i popoli,
principe e sovrano sulle nazioni.
Ecco tu chiamerai gente che non conoscevi;
accorreranno a te popoli che non ti conoscevano
a causa del Signore, tuo Dio,
del Santo di Israele, perché egli ti ha onorato.
Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via
e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie – oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
Come infatti la pioggia e la neve
scendono dal cielo e non vi ritornano
senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme al seminatore
e pane da mangiare,
così sarà della parola
uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata.
SESTA LETTURA – Dal Libro del Profeta Baruc (Bar 3,9-15.32-4,4)
Ascolta, Israele, i comandamenti della vita,
porgi l’orecchio per intender la prudenza.
Perché, Israele, perché ti trovi in terra nemica
e invecchi in terra straniera?
Perché ti contamini con i cadaveri
e sei annoverato fra coloro che scendono negli inferi?
Tu hai abbandonato la fonte della sapienza!
Se tu avessi camminato nei sentieri di Dio,
saresti vissuto sempre in pace.
Impara dov’è la prudenza,
dov’è la forza, dov’è l’intelligenza,
per comprendere anche dov’è la longevità e la vita,
dov’è la luce degli occhi e la pace.
Ma chi ha scoperto la sua dimora,
chi è penetrato nei suoi forzieri?
Ma colui che sa tutto, la conosce
e l’ha scrutata con l’intelligenza.
E’ lui che nel volger dei tempi ha stabilito la terra
e l’ha riempita d’animali;
lui che invia la luce ed essa va,
che la richiama ed essa obbedisce con tremore.
Le stelle brillano dalle loro vedette
e gioiscono;
egli le chiama e rispondono: «Eccoci!»
e brillano di gioia per colui che le ha create.
Egli è il nostro Dio
e nessun altro può essergli paragonato.
Egli ha scrutato tutta la via della sapienza
e ne ha fatto dono a Giacobbe suo servo,
a Israele suo diletto.
Per questo è apparsa sulla terra
e ha vissuto fra gli uomini.
Essa è il libro dei decreti di Dio,
è la legge che sussiste nei secoli;
quanti si attengono ad essa avranno la vita,
quanti l’abbandonano moriranno.
Ritorna, Giacobbe, e accoglila,
cammina allo splendore della sua luce.
Non dare ad altri la tua gloria,
né i tuoi privilegi a gente straniera.
Beati noi, o Israele,
perché ciò che piace a Dio ci è stato rivelato.
SETTIMA LETTURA – Dal Libro del Profeta Ezechiele (Ez 36,16-17a.18-28)
Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, la casa d’Israele, quando abitava il suo paese, lo rese impuro con la sua condotta e le sue azioni.
Perciò ho riversato su di loro la mia ira per il sangue che avevano sparso nel paese e per gli idoli con i quali l’avevano contaminato. Li ho dispersi fra le genti e sono stati dispersi in altri territori: li ho giudicati secondo la loro condotta e le loro azioni. Giunsero fra le nazioni dove erano spinti e disonorarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese. Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo, che gli Israeliti avevano disonorato fra le genti presso le quali sono andati. Annunzia alla casa d’Israele: Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, gente d’Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete disonorato fra le genti presso le quali siete andati. Santificherò il mio nome grande, disonorato fra le genti, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le genti sapranno che io sono il Signore – parola del Signore Dio – quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi. Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio.
LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare
SIAMO COME CRISTO!
Gregorio di Nazianzo, Oratio I, in Pascha, 3-5
Ieri s`immolava l`agnello e le porte venivano dipinte col sangue e tutto l`Egitto pianse i suoi primogeniti, ma noi restammo immuni, il sangue sulle porte ci salvò. Oggi lasciamo l`Egitto, il suo Faraone e i suoi feroci prefetti; lasciamo la fabbrica dei mattoni e nessuno ci può impedire di celebrare la festa della nostra liberazione, e celebriamo “non nel vecchio fermento della malizia, ma negli azzimi della sincerità e della verità”, poiché non portiamo con noi niente dell`empietà dell`Egitto.Ieri ero levato in croce con Cristo, oggi son glorificato con lui; ieri morivo con lui, oggi rivivo; ieri venivo seppellito con lui, oggi risorgo. Offriamo, dunque, qualcosa a colui che per noi morì ed è risorto. Forse voi pensate a oro, argento, tessuti, pietre lucide e preziose, tutta roba fragile e mutevole della terra,la maggior parte della quale Š in possesso di un qualche schiavo delle cose terrene e di un qualche principe del mondo. Offriamo, invece, noi stessi; questo è il possesso più prezioso per Iddio e il più degno di lui. Diamo all`immagine ciò che conviene all`immagine, riconosciamo la nostra dignità, onoriamo il modello, comprendiamo la forza del mistero e il motivo per cui Cristo è morto. Siamo come Cristo, perché‚ Cristo s`è fatto come noi. Facciamoci dèi per lui, perché lui per noi s`è fatto uomo. Prese qualche cosa d`inferiore, per darci qualche cosa di superiore. Si fece povero, perché diventassimo ricchi della sua povertà. Prese la condizione di schiavo, perché noi fossimo liberati. Scese, perché‚ noi salissimo. Fu tentato, perche‚ noi vincessimo. Fu vilipeso, per coprirci di gloria. Morì per dar salute a noi. Salì al cielo, per trarre con sé quelli che giacevano nella caduta del peccato. Ciascuno dia tutto; tutto a colui che diede tutto se stesso come prezzo del nostro riscatto; ma nessuno darà mai tanto,quanto darebbe se desse se stesso con l`esatta comprensione di questo mistero: farsi tutto per colui che s`è fatto tutto per noi.
FESTA DI PASQUA, FESTA DELLA SALVEZZA
Gregorio di Nissa, Oratio IV, in Pascha
Il vero riposo del Sabato, che fu benedetto da Dio, nel quale Dio si riposò dalla sua fatica, dopo aver spezzato la potenza della morte del mondo, sta per finire e se ne va la grazia ch`esso offrì agli occhi,alle orecchie, al cuore attraverso tutte le cose che vedemmo, udimmo e ci riempirono di gioia. Dinanzi agli occhi durante la notte tenemmo delle lampade, che ricordavano la colonna di fuoco. Le parole che sentimmo tutta la notte negli inni, nei salmi, nei canti, scorrendo come un fiume di gioia, ci riempirono di ottima speranza. Il cuore poi, per tutto ciò che si vedeva e si sentiva, aveva la sensazione di una letizia ineffabile, mentre attraverso le cose che si vedono, era quasi condotto per mano a colui che non si vede. I beni di questo riposo, infatti, che sono garanzia di quelli cui siamo destinati, sono un`immagine di quei beni, che nessun occhio mai vide né orecchio udì né cuore umano mai assaporò. Poiché dunque questa notte luminosa, mettendo insieme la luce delle lampade con quella dei raggi del sole nascente, ha fatto un lunghissimo giorno continuo, senza nessuna interruzione di tenebre, cerchiamo di capire la profezia che dice: “Questo è il giorno che ha fatto il Signore”. Nel quale ciò che ci si propone di fare non è cosa grave né difficile, ma gaudio, letizia, esultanza, poiché la Scrittura dice: “Esultiamo e godiamo in esso” (Sal117,24). O raro comando! O legge dolcissima! Chi non vorrà obbedire senza indugio e senza dilazioni a un tale ordine? Anzi chi non riterrà un danno anche una piccola dilazione? La letizia e ciò che vien comandato e la tristezza si muta in gioia, perché la condanna inflittaci per il peccato è stata abolita. Questa è la parola sapiente, la dimenticanza e abolizione dei mali nel giorno della festa. Questo giorno ci ha portato la dimenticanza della sentenza pronunziata contro di noi; rettifico, non dimenticanza,abolizione. Ha distrutto, infatti, e raso ogni ricordo della primitiva condanna. Allora il parto era nel dolore ora si nasce senza dolori. Allora nascemmo carne da carne, ora ciò che nasce è spirito da spirito. Allora eravamo figli degli uomini; ora siamo figli di Dio. Allora dal cielo fummo relegati sulla terra; ora colui che è celeste, ha fatto anche noi celesti. Allora attraverso il peccato regnava la morte; ora invece la giustizia, attraverso la vita, ha preso il comando. Allora uno solo diede libero ingresso alla morte; adesso uno solo ha introdotto la vita. Allora a causa della morte uscimmo dalla vita; ora la morte è distrutta dalla vita. Allora per la vergogna ci nascondemmo sotto un fico, ora ci avviciniamo con gloria al legno della vita. Allora per la disobbedienza fummo cacciati dal paradiso; ora attraverso la fede siamo introdotti nel paradiso. Ancora una volta ci è posta la scelta dell`albero della vita. Un`altra volta la sorgente del paradiso distribuita in quattro fiumi evangelici irriga tutta la faccia della Chiesa, in modo che anche i solchi delle nostre anime possano essere irrigati e si moltiplichino i semi della virtù. Che cosa faremo allora? Che altro se non imitare i monti del Profeta? “I monti esultarono come cervi e i colli come agnelli”(Sal 113,4). Venite, dunque, e benediciamo Dio che ha spezzato le forze del nemico e sulla rovina dell`avversario ha innalzato per noi il grande trofeo della croce. Evviva, è l`acclamazione festosa dei vincitori contro i vinti. Poiché, dunque, è stato sbaragliato l`esercito nemico e lo stesso suo comandante è caduto, è stato distrutto e annientato, diciamo che Dio è un signore grande e un gran re sopra tutta la terra,che ha colmato il ciclo della sua benevolenza e ci ha condotti a questa danza dello spirito per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, al quale sia gloria in tutti i secoli. Amen.
Trascrizione dell’Omelia
Mentre ascoltavo le letture dell’Antico Testamento, che ci hanno preparato ad entrare in questo mistero della resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, riflettevo su come, in trasparenza, la presenza di Dio, la realtà del Cristo, sia presente in tutto questo arazzo meraviglioso descritto nelle letture ascoltate.
Proprio come in certi arazzi perfetti, ci accorgiamo che quasi quasi è difficile comprendere qual è il diritto e quale il rovescio. Ciò che si intende mostrare al dritto corrisponde sempre ad un analogo al suo rovescio, in perfetta armonia, così è la storia che Dio ha inaugurato con l’uomo. Tutti i suoi interventi, tutti i suoi progetti, tutto il suo disegno di si salvezza, appaiono meravigliosi agli occhi del contemplativo e dell’uomo che desidera comprendere, entrare, discernere, investigare le perfezioni che l’Onnipotente ha posto nelle cose che abbiamo ascoltato, sin dalla Prima lettura, nel Libro del Genesi [Gn 1,1-2,2].
A questo dipanarsi dei significati, al dispiegarsi del progetto di Dio, corrisponde poi, da parte dell’uomo, un’avventura, una storia complessa, piena di desiderio e di pena, di entusiasmo e difficoltà, intrecciata dentro le vicende della storia della salvezza, così come gli scrittori sacri ce la hanno tramandata e come anche noi, nella nostra scuola di preghiera, abbiamo imparato a conoscere. Ci siamo accorti di come sia necessario mettere da parte tante immagini posticce di Dio, tante figurazioni inadeguate della Sua realtà.
Qualche giorno fa, in una trasmissione in cui erano accoppiati malamente personaggi diversi che parlavano della riscoperta di Dio, si notavano da una parte coraggiosi uomini e donne di buona volontà, come direbbe la liturgia, uomini e donne che hanno compreso come andare incontro ai disagi dell’uomo contemporaneo e che potevano descrivere abbastanza credibilmente i tratti del volto del Cristo che amano e, dall’altra parte, invece, ragionamenti insensati, pezze, toppe su questo arazzo mirabile, per dire che Dio è uguale a questo, a quello o a quell’altro… energie, eventi supremi…, chi più ne ha più ne metta, dentro un evidente disorientamento, una manifesta difficoltà di riconoscersi, individuare la propria immagine in quella perfetta del redentore.
Ed è una pena, una pena, vedere come questa realtà della storia, chiamata a specchiarsi nelle perfezioni di Dio [Rm 1,20], invece, si trovi disorientata e dispersa, quasi abbandonata a se stessa, nelle stoltezze orgogliose di uomini per lo più ignoranti, che non hanno mai avuto un annuncio, non hanno mai ascoltato qualcosa che parli rettamente di Dio, che nutrono ancora il sospetto che Dio sia un altro, che non vi sia relazione tra Lui e noi, e così via…
In questa notte, siamo chiamati a contemplare, invece, questa bellezza, ma anche noi abbiamo le nostre pene, le nostre difficoltà oggettive, cucite sulla nostra esistenza, traspaiono dai tratti del nostro volto, talvolta informano le nostre espressioni esteriori e, qualche altra, ci impediscono di celebrare dignitosamente pure notti come questa, perché siamo incapacitati, chiusi in noi stessi, timorosi di molte cose. Con questa pena corriamo, come fanno i discepoli, al sepolcro per entrare dentro questo mistero, per squarciare questa notte santa e intravvedervi qualcosa che ci aiuti appunto a rileggere quei bagliori di cui la Scrittura parlava.
È una avventura che tutti gli anni la Chiesa ci fa ripercorrere in questa notte. Ascoltare finalmente, di nuovo, che non c’è nessun vantaggio per noi di essere nati, se Cristo non ci avesse redenti. Lo abbiamo cantato nell’Exultet, pensate che logica…, proprio il rovescio di quello che questa generazione costantemente ci ricorda. Nessun vantaggio essere nati, senza che la nostra vita sia legata, motivata, sostenuta da questa opera di redenzione del Cristo.
E, ancora, in questa meravigliosa notte abbiamo potuto gridare che è stata una felice colpa quella di Adamo, che ci ha messi nelle condizioni di vedere come Dio, che ci aveva pensati sin dai secoli eterni, nello stupore di tutta la creazione, ci avrebbe poi salvati attraverso il Suo Figlio, specchio della Sua bontà, realtà visibile, sperimentabile della sua misericordia.
Questa notte abbiamo tentato di squarciare il cielo, per vedere qualcosa della misericordia di Dio e della sua giustizia e ci siamo accorti, le letture ce lo hanno detto, la liturgia ce lo ripete, che non è possibile incontrare il Signore, fare un’esperienza autentica di Dio, senza dichiarare davanti al mondo e a tutta la Chiesa che siamo dei peccatori, che siamo morti, incapacitati, indegni, assolutamente impossibilitati ad essere uomini come Dio ci ha pensato, se il Cristo non ci rifà i tratti del volto, se il Cristo, attraverso il Suo Spirito, non ricuce questo coacervo di sentimenti alterni e diversi che albergano nel nostro cuore, per farne un canto gradito alle sue orecchie, che diventi anche il canto della nostra liberazione, il poema, l’epopea della nostra salvezza.
Chiediamo a Dio in questa notte che ci squarci le tenebre, il velo della nausea che questo tempo ci ha generato, per poter riassaporare la sapidità, la sapienza di Dio, per poter sentire, percepire di nuovo, il profumo della verità, diremmo con i Padri il buon profumo di Cristo, che nel pane che spezzeremo questa sera diventerà fragranza sapiente dentro la vita di ciascuno di noi.
Mi rendo conto che un invito alla contemplazione, fatto in questi termini, possa sembrarci anche tanto strano, diverso dal nostro normale pensare le cose della vita, ma a questo siamo chiamati, a questa sapienza siamo stati invitati e se entriamo in questo banchetto che Dio ha preparato per noi di grasse vivande e non mettiamo l’abito nuziale [Is 25,6 e Mt 22, 1-15 qui vv11-12], che è la capacità, l’attiva recettività, che ci permette di agire nell’offerta che Dio ci ha fatto, siamo perduti, siamo nelle tenebre, torniamo nella nebbia dei nostri giorni qualsiasi, dove il tempo è proprio difficile pensarlo, dove è faticoso contare le ore, dove è anche improbabile decifrare gli interventi di Dio.
Siamo chiamati ad essere orientati da Dio e ad orientare questa storia a Dio, allora, davanti al cero pasquale, che ci ricorda la luce meravigliosa che rifulge sul volto di Cristo, chiediamo a questa notte gloriosa, che sola ha conosciuto il momento e l’ora in cui il Cristo ha vinto la morte e le tenebre, di stare dentro la nostra vita con un desiderio di vita eterna, come una possibilità per un discernimento, una luce che non conosce tramonto.
La veda accesa la luce del mattino, la luce del sole, come diceva l’Exultet, veda accesa la luce della speranza quel giorno in cui Dio ci chiederà di rendere conto proprio di questa speranza che è in noi.
Sia Lodato Gesù Cristo
Preghiera dei fedeli
Padre Santo e Misericordioso,
ci hai aperto le notte di questa notte, perché entrassimo in questo sacramento mirabile, perché dal sepolcro vuoto del Tuo Figlio, potessimo guardare alla storia come a un tempo per la nostra salvezza e anche alla sofferenza come ad un’occasione di incontrarti, vieni in soccorso alla nostra debolezza, metti sulle nostre labbra la preghiera autentica, perché possiamo anche noi sperimentare la Tua misericordia e vivere la Tua giustizia.
Ti preghiamo Padre Santo per la Tua Chiesa,
in questa notte la riempi di luce gioiosa, la fai risplendere davanti agli uomini come guida sicura, Madre amorosa, fedele compagna di ogni uomo, degnati Padre santo di donare alla Tua Chiesa vocazioni nuove e un linguaggio nuovo per incontrare l’uomo di questo tempo.
Ti preghiamo Padre Santo e Misericordioso,
come vincesti le tenebre della morte nell’obbedienza del Tuo Figlio, vinci anche le tenebre di questa generazione, insegna a noi a perdonare i nostri nemici, a venire incontro ai nostri detrattori, ad amare quelli che ci odiano.
Ti preghiamo Padre Santo e Misericordioso,
per quelli che sono nell’affanno, nella sofferenza e nell’abbandono, per quelli che sono schiavi delle droghe di questo tempo, salvali e liberali, possano conoscere la Tua misericordia e la tua Salvezza.
Ti prego Padre Santo e Misericordioso
per questi tuoi figli, Tu conosci nel fondo del loro cuore quale preghiera arda da sempre e anche conosci le loro difficoltà e la fragilità della loro condizione, della nostra condizione, degnati, Padre santo, di ascoltare la mia preghiera e la loro e su questo altare esaudiscili.
te lo chiedo per Cristo Nostro Signore