II Domenica T.O.

Anno Liturgico B
14 Gennaio 2024

Videro dove dimorava e rimasero con lui.(Messa del mattino e della sera)

 

MESSA DEL GIORNO – LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 1,35-42).

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro – dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
Parola del Signore.

PRIMA LETTURADal primo libro di Samuèle(1Sam 3,1-10.19-20).

In quei giorni, il giovane Samuèle serviva il Signore alla presenza di Eli. La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti.
E quel giorno avvenne che Eli stava dormendo al suo posto, i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere. La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio.
Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire.
Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino ad allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore.
Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane.
Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”».
Samuèle andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuèle, Samuèle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta». Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole. Perciò tutto Israele, da Dan fino a Bersabea, seppe che Samuèle era stato costituito profeta del Signore.

Salmo 39 (40) .
Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà. R..

Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Beato l’uomo che ha posto la sua fiducia nel Signore
e non si volge verso chi segue gli idoli
né verso chi segue la menzogna. R

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo. R.

Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo». R.

Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo». R.

Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai. R.

SECONDA LETTURA . Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi(1Cor 6,13c-15a.17-20)

Fratelli, il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“La perfetta armonia frutto della concordia”.
Dalla «Lettera agli Efesini» di sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire

E’ vostro dovere rendere gloria in tutto a Gesù Cristo, che vi ha glorificati; così uniti in un’unica obbedienza, sottomessi al vescovo e al collegio dei presbiteri, conseguirete una perfetta santità.
Non vi do ordini, come se fossi un personaggio importante. Sono incatenato per il suo nome, ma non sono ancora perfetto in Gesù Cristo. Appena ora incomincio ad essere un suo discepolo e parlo a voi come a miei condiscepoli. Avevo proprio bisogno di essere preparato alla lotta da voi, dalla vostra fede, dalle vostre esortazioni, dalla vostra pazienza e mansuetudine. Ma, poiché la carità non mi permette di tacere con voi, vi ho prevenuti esortandovi a camminare insieme secondo la volontà di Dio. Gesù Cristo, nostra vita inseparabile, opera secondo la volontà del Padre, come i vescovi, costituiti in tutti i luoghi, sino ai confini della terra, agiscono secondo la volontà di Gesù Cristo.
Perciò procurate di operare in perfetta armonia con il volere del vostro vescovo, come già fate. Infatti il vostro venerabile collegio dei presbiteri, degno di Dio, è così armonicamente unito al vescovo, come le corde alla cetra. In tal modo nell’accordo dei vostri sentimenti e nella perfetta armonia del vostro amore fraterno, s’innalzerà un concerto di lodi a Gesù Cristo. Ciascuno di voi si studi di far coro. Nell’armonia della concordia e all’unisono con il tono di Dio per mezzo di Gesù Cristo, ad una voce inneggiate al Padre, ed egli vi ascolterà e vi riconoscerà, dalle vostre buone opere, membra del Figlio suo. Rimanete in un’unità irreprensibile, per essere sempre partecipi di Dio.
Se io in poco tempo ho contratto con il vostro vescovo una così intima familiarità, che non è umana, ma spirituale, quanto più dovrò stimare felici voi che siete a lui strettamente congiunti come la Chiesa a Gesù
Cristo e come Gesù Cristo al Padre nell’armonia di una totale unità! Nessuno s’inganni: chi non è all’interno del santuario, resta privo del pane di Dio. E se la preghiera fatta da due persone insieme ha tanta efficacia, quanto più non ne avrà quella del vescovo e di tutta la Chiesa?

Trascrizione dell’Omelia.

Se uno si ponesse criticamente di fronte a questo brano che abbiamo ascoltato, potrebbe chiedersi: “Ma insomma, alla fine chi era costui?”, perché Giovanni lo indica come l’Agnello di Dio, quelli quando lo seguono lo chiamano Maestro, poi dicono a Pietro che è il Messia, alla fine scoprono che questa presenza gli sconvolge la vita, gli cambia addirittura l’identità, come succede a quest’uomo, a Simone, che si chiamerà Pietro. Che cosa ci racconta? Innanzi tutto questo brano l’ha scritto qualcuno, lo ha vissuto qualcuno, che ormai ha imparato a conoscere Gesù in tutte le modalità che gli si sono offerte seguendolo. All’inizio hanno sentito una cosa sconvolgente, Giovanni il Battista che stava facendo i battesimi presso il Giordano, quando vede passare Gesù lo indica con una denominazione: “Ecco l’Agnello di Dio”, ma tu sai cosa vuol dire? Quelli lo sapevano. Quando hanno sentito che era l’Agnello di Dio hanno capito che Lui era quello che si sarebbe offerto come vittima per loro, perché l’agnello è quello che si sacrifica a Pasqua, è quello che dice l’appartenenza alle promesse del popolo di Israele, è una realtà, l’agnello, che deve offrire il sangue per la salvezza di qualcuno, quindi quello che vedono passare è uno che offrirà il suo sangue per loro, non è uno qualsiasi. L’hanno compreso? Certo che no, chi ha scritto queste cose aveva fatto ormai tutta l’esperienza con Gesù che poteva definirlo anche così, ma lì per lì non l’hanno compreso. Vuoi una prova? Tu vieni a Messa, segui più o meno con interesse le Letture, fai tutti i tuoi atti di pietà, rispondi a tutti i responsori, poi ad un certo punto il presbitero celebrante alza l’Ostia già rotta dopo la frazione del Pane, te la mostra davanti e dice: “Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”, cioè che toglie il peccato tuo! Tu quando vedi questa cosa davanti ai tuoi occhi, capisci di che stiamo parlando? Anche perché dopo un po’ te ne nutrirai e quando te ne nutri tu sai che ti stai nutrendo non di un pezzo di carne di un uomo qualsiasi, ma ti stai nutrendo della passione del Figlio di Dio, della sua morte in vista della resurrezione, cioè ti stai nutrendo del mistero Pasquale nella sua dimensione certamente salvifica, grande, gloriosa, ma anche quella più terribile, quella legata alla sua sofferenza, alla sua morte per te? Beh questi dopo averli seguito, come si volta a chiedergli: “Chi cercate?”, anzi, gli risponde: “Che cosa cercate?”, qua Gesù veramente è dolce, è tenero, perché quando alla fine degli eventi che lo riguardano, quella notte al Getsemani, verranno le guardie del Sommo Sacerdote, a loro dirà: “Chi cercate?”, “che cosa cercate” uno lo chiede a chi non sa ancora cosa sta facendo: “Che stai cercando?”, invece a quelle guardie dirà Gesù: “Chi cercate?” cioè: “Chi avete capito che sono Io? Volete il Messia? Volete il capro espiatorio, colui che si sacrifica per tutti? Che cosa avete compreso?”. “Che cosa cercate?” dice loro per dire: “Vi siete avvicinate ma sapete di che stiamo parlando?” e quelli gli rispondono: “Rabbi”, cioè: “Cerchiamo un Maestro”, c’è un antico detto rabbinico che dice: “Quando hai trovato un Maestro consuma i gradini delle scale di casa sua”, perché? Per chiedergli consiglio, per chiedergli interpretazione sulla Torah, insomma per partecipare del suo studio, della sua sapienza e nutrirti anche tu. E loro gli dicono: “Maestro, Rabbi” e ci tiene Giovanni a dire: “Che significa Maestro, dove dimori, dov’è la tua casa perché possiamo venire per conoscere la sapienza come ce la racconterai?” e Lui dice: “Venite e vedrete” quasi a dire: “Venite, voi cercate una casa di studio? Cercate una sinagoga, cercate la sapienza? Vi faccio vedere io qual è questo luogo nel quale io abito”, se prendessimo quel brano, molto piccolo, della Lettera di San Paolo ai Corinzi che abbiamo ascoltato, sapremmo che questa casa, questa dimora è il corpo di Gesù, è la sua vita, dunque quando gli dice: “Venite e vedrete” gli sta dicendo: “Entrate presso il mio cuore, entrate nei miei pensieri, io quelli vi insegnerò e voi scoprirete che i pensieri che io vi insegno, guarda un po’, non sono i miei, sono i pensieri di Dio, Io sono il pensiero di Dio”, cioè tutto quello che Dio conosce, sa, pensa, decide, fin dalla creazione, anche prima. “Andarono dunque e videro dove Egli dimorava” e di questo non dice niente Giovanni, solo: “Rimasero con lui”, però una nota interessante che rende questo giorno, per quelli che sanno queste cose diremmo che passa dal kronos al kairos, cioè dal tempo misurato così: “Che ore sono?” “Sono le dieci e dieci”, “A che ore ci vediamo?” “Alle due e un quarto”, dall’ora qualsiasi delle nostre cose di tutti i giorni, al Kairos, cioè a quell’ora, quell’ora! “Quell’incidente è avvenuto a quell’ora”, “La bomba è scoppiata a quell’ora, l’orologio è rimasto fermo lì a quell’ora, non un’ora qualsiasi”. Allora Giovanni dice: “Beh, io mi ricordo, ero giovane, un ragazzino, quasi un ragazzetto, erano circa le quattro del pomeriggio”, le quattro del pomeriggio, generazioni di uomini e donne dello spirito, nel corso delle epoche nella storia del cristianesimo, della spiritualità della chiesa, penseranno a quell’ora che volge ormai verso il termine quasi con nostalgia ricordando che per questo Giovanni, quell’ora vicina al tramonto, invece è l’ora di un’alba nuova, una vita nuova. Quando succede questo uno dei due, Andrea stavolta, non Giovanni l’evangelista, Andrea va subito da suo fratello a dirgli, non che: “Abbiamo trovato il Maestro”, non che: “Abbiamo capito chi è l’Agnello”, gli va a dire: “Abbiamo trovato il Messia”! Il Messia amico mio, mi spiace dirtelo perché tu stai aspettando l’anti Cristo, la fine del mondo, che ne so io Armageddon, gli effetti speciali, questi aspettavano il Messia, sai cosa vuol dire? Aspettavano che una parola che avevano letto, che avevano ascoltato, che gli si era fissata dentro, alla quale avevano creduto, per la quale avevano lasciato chissà quante cose che gli interessavano prima, quella parola ad un certo punto diventa la chiave che apre tutte le porte, una parola che dice: “Mamma mia, ma è vero!”, te ne do un esempio, un esempio che è legato pure alla mia vita, quando pensavo di interessarmi della vocazione mi dicevo: “Si, Signore, ma io pure se volessi venire a seguirti”, avevo già ventitre, ventiquattro anni, conoscevo la vita, insomma ci capiamo, dissi tra me e me, in una liturgia peraltro: “Signore ma se io volessi veramente seguirti, che cosa ti potrei dare in cambio per pagare tutte le stupidaggini che ho fatto in questo tratto della mia vita che è poco ma insomma già interessante?”, e un Salmo, quello che abbiamo pregato oggi, mi venne incontro quella volta e viene incontro anche a te : “Io ho aspettato, ho aspettato il Signore”, qua dice: “Ho sperato” che è la stessa cosa: “Ho sperato, ho sperato nel Signore ed Egli su di me si è chinato”, come quella volta con Andrea, Giovanni e Pietro, “e ha dato ascolto al mio grido, l’ha fatto diventare un canto il mio grido” un canto cioè un’attestazione della gloria, della bellezza, io non ero capace, non lo sapevo e poi mi ha risposto: “Sacrificio ed offerta non gradisci, però mi hai aperto l’orecchio, allora ho detto: “Ecco, io vengo”, come Samuele chiamato quattro volte ho detto: “Ecco io vengo” e guarda amico mio “Ecco io vengo”, non lo dissi quel giorno solamente, l’ho detto in molte occasioni nella mia vita, come tu sei chiamato a dirlo in molte occasioni della tua vita, tu sposato dimmi, o tu, donna sposata, non devi dire molte volte al tuo coniuge, se c’è ancora presso di te, se non se n’è andato con qualcun’altra, non devi dire molte volte: “Io ti scelgo, ti ringrazio perché mi scegli”? Che basta una sola volta, quella che hai detto forse all’altare, forse al comune non lo so, non devi dirlo ancora e ancora? Tu madre, che hai visto il tuo figlio crescere da quando l’hai partorito, cambiare molte volte e fare scelte qualche volta che tu non hai apprezzato, non hai dovuto dire in modi diversi in varie occasioni: “Io ti amo ancora”, “Io ti voglio bene”, “Io voglio farti crescere” anche se quello ormai è già più che maturo? Così è con Gesù: “Si, io ti scelgo ancora, quattro volte mi hai chiamato come Samuele? Ed io quattro volte, perché non ho capito prima, dico ancora: “Si, ti scelgo ancora”, ti scelsi in quel modo, in quel modo ed in quel modo, ed oggi, nella maturità della mia vita, io ti scelgo in un modo nuovo, perché so che tu scegli me in un modo nuovo. Amici, questa è una meraviglia, possa lo Spirito suggerirti che vuol dire questo nella vita di un uomo. Sai cosa vuol dire? Vuol dire che quando poi, il Signore viene per sceglierti di nuovo, ti dice: “Come ti chiamavi tu fino adesso? Simone di Giovanni? No, tu ti chiamerai Pietro, cioè tu ti chiamerai in un modo funzionale alla mia missione, Io il Verbo, voglio costruire su un fondamento”, quale fondamento? “Sul fondamento del colle vaticano!?”, no, sul fondamento della debolezza di Pietro, debolezza amici, Pietro da quel giorno è stato debole per tutto il suo itinerario, fino alla fine. Prima gli ha detto: “Allontanati da me perché sono un peccatore”, poi gli ha detto: “No, no, ci penso io, non ti preoccupare, non ti succederà niente!” e poi alla fine dirà a qualcun altro: “Io quell’uomo non lo conosco”, quindi questa pietra, amico mio, è la tua debolezza, è la mia debolezza, quel luogo concreto nel quale il Signore ha scelto di chiamarci, per questo è l’Agnello di Dio, per questo è uno che muore per noi. Se fosse che ne so io, il capo di una squadra, guarderebbe un po’ in giro e chi sceglierebbe? Beh, qua in mezzo penso nessuno, no? Sceglierebbe gente prestante, giovane, forte, no? Tu faresti così, tu faresti così! Quando devi scegliere le cose che ti servono, scegli le migliori. Lui no, siccome è disposto a morire, ci ha scelti come eravamo, anche con il nostro peccato, per parlare alla nostra vita e dirci ancora e ancora: “Io non voglio né sacrificio né olocausto, apri l’orecchio, dirò le mie parole, tu le ascolterai e quelle ti cambieranno i connotati, ti cambieranno la vita, ti chiamerai con un nome nuovo e sarai per me un luogo della manifestazione della volontà dell’Onnipotente”, non è questo che desideri? Guarda la chiesa com’è provvida madre con te, in questo inizio dell’anno, dopo averti fatto assaporare la bellezza della realtà del Natale, delle cose dell’incarnazione del Verbo, adesso ti dice: “Vieni, Io voglio incarnarmi di nuovo, lo farò attraverso la tua vita, interesserò tutti i tuoi giorni, ti cambierò l’esistenza, io vivrò della tua vita, io vivrò nella tua vita” per questo ti puoi nutrire di questo cibo così santo che tra poco ti raggiungerà con tutta la grazia dell’Onnipotente. Beh, apri il cuore, questo era solo un avvertimento, era solo per dirti: “Vieni e vedi dove abito, poi ti accorgerai che ho deciso di abitare proprio presso di te”. Sia lodato Gesù Cristo.

Messa della sera

Trascrizione dell’Omelia.

C’è un’unità un po’ nascosta in queste Letture che abbiamo ascoltato, soprattutto tra la Prima e il Vangelo come è d’altronde nel Tempo Ordinario e vediamo di entrarci insieme così ci riportiamo a casa qualche cosa della visione che queste parole ci hanno suggerito. Innanzi tutto questa immagine di Giovanni il Battista che sta battezzando, vede passare Gesù, fissa lo sguardo su di Lui come a dire, quasi incuriosito lo guarda per dire, per dargli un nome, per collocarlo in qualche modo e dice: “Ecco l’Agnello di Dio”, ora a te lo so, magari non fa un grande effetto perché lo senti pure qua dire: “Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”, sai già cos’è la risposta e finisce lì, ma quando Giovanni il Battista dice: “Quello là è l’Agnello di Dio” sta dicendo ..che ci si fa con l’agnello? Il sacrificio, se io uno lo chiamo agnello, chiaramente in quei contesti, vuol dire che quello deve essere sacrificato per la salvezza di qualcuno, a Pasqua si faceva questo. Dunque dire: “Quello è l’Agnello di Dio”, vuol dire rendere a tutti noto che quello là è uno che deve morire, che deve sacrificarsi, che deve essere ucciso, se lo vuoi conoscere lo conoscerai nel sangue, se no lo avrebbe chiamato in un altro modo. Ma questi che stavano là ad ascoltare, quando si avvicinano a Gesù e Gesù gli domanda: “Che cosa cercate?” come se gli volesse dire: “Avete capito che cosa vi ha detto Giovanni?”, loro correggono e dicono: “Rabbi”, Giovanni ci tiene a tradurlo: “Che tradotto significa Maestro”, “Rabbi, dove dimori?”, cioè: “Maestro, dove stai?”, ma non era l’Agnello di Dio? E lo chiamano Maestro perché in qualche modo “Maestro” li rassicura, c’è un detto rabbinico che dice: “Quando hai trovato un Maestro, tu consuma le scale che portano alla porta della sua casa”, cioè: “Fidati di lui, cerca la sua sapienza, perché ti conduca, perché ti sostenga nel cammino della tua vita”. Dunque lo chiamano Maestro e quando gli chiedono dove dimora, Gesù risponde: “Venite e vedrete”, come per dire: “Se volete conoscermi, c’è qualche passo da fare insieme”, chi conosce la Scrittura si ricorderà, nel Vangelo di Luca, di quei due di Emmaus che fanno qualche passo insieme a Gesù dopo la morte di lui, scandalizzati e tristi e Gesù in quel modo ha la possibilità di raccontare loro quello che era accaduto e cambia chiaramente la loro vita. Finalmente uno dei due, Andrea, va da Pietro suo fratello e dice: “Abbiamo trovato il Messia”… l’Agnello, il Rabbi, il Messia, sai cos’è il Messia? Il Messia è la risposta di Dio a tutte le vostre domande. Quali domande? Sulla vita, sulle sofferenze che portate, sulle speranze che sono state tradite, sulla morte, sulla resurrezione. Tu puoi anche far finta che queste domande non ti interessano, ma la vita è stringente, continuamente chiede giustizia, bene il Messia è Colui che viene a spiegare come si intende questa giustizia e come la puoi vivere. Va da Pietro gli dice così ma quando Gesù incontra Pietro, è lui che cambia il nome a Pietro, gli dice: “Ti chiamerai Cefa, ti chiamerai pietra”, anzi sarebbe Chefà, pietra: “un basamento sul quale io costruirò una logica nuova che tu manco conoscevi” e tu dirai: “Beh, se sceglie Pietro per fare una logica nuova, questo Pietro chissà che uomo che era, chissà che forza!”, ma tu lo sai chi era Pietro? La prima volta che Gesù fa un miracolo sul lago di Galilea, lo guarda e gli dice: “Allontanati da me perché io sono un peccatore”, poi dopo un po’ di tempo che cammina con lui, quando Gesù dice che deve essere ucciso, Pietro dice: “No, mi metterò io in mezzo, non ti ucciderà nessuno” e si sentirà rispondere da Gesù in modo molto duro. E poi finalmente lo stesso Pietro che quella notte poteva dire una parola buona, quando vede una qualsiasi che gli va a dire: “Tu sei uno di loro”, “No, io non conosco quell’uomo” tre volte lo dice, ma che pietra è? Questo lo sai perché te lo dico? Te lo dico perché tu non debba nasconderti dietro il dito della tua debolezza, della tua fragilità, della tua incostanza, della tua incapacità, della tua vecchiaia, delle tue malattie .. e che ne so io di che, se Dio ti chiama, ti chiama! E tu dirai: “Però anche io non so dire chi è costui e poi forse sono troppo vecchio”, Giovanni qua dice: “Erano circa le quattro del pomeriggio”, magari ti sfugge, ma c’era una parabola che Gesù raccontava di quelli chiamati la mattina, chiamati a mezzogiorno, chiamati il pomeriggio, chiamati alle cinque, quindi un’ora dopo le quattro e a tutti Gesù ha dato un denaro, per dire che se tu avessi novant’anni, ci sarebbe per te un progetto, non disdegnarlo, perché se Dio vuole compiere un tratto del suo disegno nella tua vecchiaia, lo farà, perciò digli pure di si. Allora, con queste categorie, guarda com’è la chiamata di Dio, sai è come quella di Samuele, hai sentito? Quattro volte l’ha chiamato, ma commenta la Scrittura dicendo che Samuele non aveva ancora imparato a conoscere il Signore, quindi può darsi che se una parola ti chiama oggi, tu forse non sai ancora bene se questo è l’Agnello, se è il Messia, se è un Maestro, se è una parola autorevole, se è una parola qualsiasi, se è la lettera del bacio perugina, insomma non lo sai forse ma aspetta, dà la tua adesione alla prima chiamata: “Samuele”, possa Dio pensare quando ti chiama e tu non sai chi è che ti chiama, metterti accanto un ministro, un pastore, un profeta, qualcuno che ti dica: “No, non t’ho chiamato”, “Non t’ho chiamato”, “Ah si, forse ti chiama Dio, allora ascolta e rispondi così”. Ebbene nella vita è così amici, ve lo dico anche per esperienza personale, uno si sente chiamare e la prima cosa che dice nella giovinezza è: “No”. Poi si sente chiamare ancora e si accorge che le circostanze della vita lo portano in quella direzione ma dirà ancora: “No”. Poi finalmente alla terza chiamata, quando veramente le circostanze sono anche cambiate e tu ti accorgi che Dio sta stringendo intorno a te un anello che è di benevolenza ma che ti fa anche soffrire, allora dirai: “Signore va bene, sia pure, ti dico di si”. Ma c’è una quarta volta in cui Dio ti rimette davanti istanze che tu neanche ti immaginavi e là saprai che è vero, tutta la tua esperienza ti ha portato fino a quel punto, allora potrai dire: “Meno male Signore che anche alle quattro di pomeriggio tu hai pensato di chiamarmi, perché io sono ormai non più giovane, ormai non ho più le energie di prima, non ho forse gli entusiasmi che avevo all’inizio, ma tu tutte le volte che mi riavvicino al tuo altare, cioè all’offerta che faccio della mia vita a te, tu rinnovi la mia giovinezza, tu mi dai la possibilità di capire che è ancora il tempo della mia salvezza che sono le quattro di un pomeriggio che è destinato non a tramontare, ma a risorgere per la vita eterna”. Possa Dio, se ti ha fatto comprendere queste quattro parole inutili, metterti dentro anche il desiderio acceso, di vederle verificare queste parole perché tu possa aderire con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze. Sia lodato Gesù Cristo

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