Battesimo del Signore.

Anno Liturgico B
07 Gennaio 2024

Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento.(Messa del mattino e della sera)

 

MESSA DEL GIORNO – LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,7-11 ).

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Parola del Signore.

PRIMA LETTURADal libro del profeta Isaìa (Is 55,1-11).

Così dice il Signore: «O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite; comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete.
Io stabilirò per voi un’alleanza eterna, i favori assicurati a Davide.
Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni.
Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d’Israele, che ti onora.
Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».

Da Is 12,1-6 .
Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza. R..

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza. R

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime. R.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele. R.

SECONDA LETTURA . Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1Gv 5,1-9)

Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Il battesimo di Gesù”.
Dai «Discorsi» di san Gregorio Nazianzeno, vescovo

Cristo nel Battesimo si fa luce, entriamo anche noi nel suo splendore; Cristo riceve il battesimo, inabissiamoci con lui per poter con lui salire alla gloria.
Giovanni dà il battesimo, Gesù si accosta a lui, forse per santificare colui dal quale viene battezzato nell’acqua, ma anche di certo per seppellire totalmente nelle acque il vecchio uomo. Santifica il Giordano prima di santificare noi e lo santifica per noi. E poiché era spirito e carne santifica nello Spirito e nell’acqua.
Il Battista non accetta la richiesta, ma Gesù insiste.
«Sono io che devo ricevere da te il battesimo» (Mt 3, 14), così dice la lucerna al sole, la voce alla Parola, l’amico allo Sposo, colui che è il più grande tra i nati di donna a colui che è il primogenito di ogni creatura, colui che nel ventre della madre sussultò di gioia a colui che, ancora nascosto nel grembo materno, ricevette la sua adorazione, colui che precorreva e che avrebbe ancora precorso, a colui che era già apparso e sarebbe nuovamente apparso a suo tempo.
«Io devo ricevere il battesimo da te» e, aggiungi pure, «in nome tuo». Sapeva infatti che avrebbe ricevuto il battesimo del martirio o che, come Pietro, sarebbe stato lavato non solo ai piedi.
Gesù sale dalle acque e porta con sé in alto tutto intero il cosmo. Vede scindersi e aprirsi i cieli, quei cieli che Adamo aveva chiuso per sé e per tutta la sua discendenza, quei cieli preclusi e sbarrati come il paradiso lo era per la spada fiammeggiante.
E lo Spirito testimonia la divinità del Cristo: si presenta simbolicamente sopra Colui che gli è del tutto uguale. Una voce proviene dalle profondità dei cieli, da quelle stesse profondità dalle quali proveniva Chi in quel momento riceveva la testimonianza.
Lo Spirito appare visibilmente come colomba e, in questo modo, onora anche il corpo divinizzato e quindi Dio. Non va dimenticato che molto tempo prima era stata pure una colomba quella che aveva annunziato la fine del diluvio.
Onoriamo dunque in questo giorno il battesimo di Cristo, e celebriamo come è giusto questa festa.
Purificatevi totalmente e progredite in questa purezza. Dio di nessuna cosa tanto si rallegra, come della conversione e della salvezza dell’uomo. Per l’uomo, infatti, sono state pronunziate tutte le parole divine e per lui sono stati compiuti i misteri della rivelazione.
Tutto è stato fatto perché voi diveniate come altrettanti soli cioè forza vitale per gli altri uomini. Siate luci perfette dinanzi a quella luce immensa. Sarete inondati del suo splendore soprannaturale. Giungerà a voi, limpidissima e diretta, la luce della Trinità, della quale finora non avete ricevuto che un solo raggio, proveniente dal Dio unico, attraverso Cristo Gesù nostro Signore, al quale vadano gloria e potenza nei secoli dei secoli. Amen.

Trascrizione dell’Omelia.

Vi chiedo un po’ di pazienza, perché avrei il desiderio di accompagnarti, con delicatezza, fino a questo luogo del battesimo di Gesù perché tu ti possa specchiare in quello che sta accadendo in questo episodio narrato dall’evangelista Marco e te ne possa andare con una speranza totalmente rinnovata, questo è lo scopo di questa nostra Eucarestia oggi. Anche stavolta, come è successo per le feste che abbiamo celebrato, le grandi solennità che abbiamo ricordato in questi giorni, anche oggi abbiamo davanti non solo la narrazione, il racconto di un fatto, ma quasi un’icona, un’immagine, dove ci sono tutte le cose che ci servono per capire meglio e per lasciarci anche invitare ad entrare in questo mistero. Quali sono questi elementi? Beh, innanzi tutto il Giordano, il Giordano dove Giovanni il Battista sta battezzando, non esisteva il Battesimo e questo non sarebbe neanche il Battesimo che conosciamo noi, il battesimo di Giovanni è una liturgia che diciamo si è inventata lui, per ricordare a quei peccatori, a quei lontani del popolo di Israele, che forse era arrivato il momento per riattraversare il Giordano. Ora, può capire chi conosce questa storia, chi si ricorda che con Giosuè, attraversando il Giordano, quelle tribù che erano partite dall’Egitto, liberate finalmente dalla mano del faraone, dopo quarant’anni nel deserto, finalmente avevano potuto fare ingresso in questa terra, cosiddetta la Terra Promessa. In questa terra dove avrebbero preso, ogni tribù, andando nei luoghi dove erano destinati ad abitare avrebbero preso e dato il nome alla terra che avessero occupato. Dunque passare il Giordano significa prendere la propria identità, io mi chiamo Giuda, entro nella terra di Israele, quella parte che mi tocca si chiamerà Giuda, come me, io mi riconoscerò in quella terra e quella terra si conoscerà in me, dunque stiamo parlando dell’identità amici, l’identità. C’è un analogato anche con la tua vita, perché quando tu sei entrato, attraverso le acque del Battesimo, nella Terra Promessa quella di Dio, quella della vita eterna, anche là ti è stato dato un nome, il nome che ti è stato dato viene dal possesso di che? Di Dio, peccato che non te ne sei accorto! Dal possesso di Dio! Tu hai posseduto Dio quando sei entrato nella sua vita divina attraverso il Battesimo. Dunque tutte le volte che tu lo chiami Padre, sarai chiamato figlio, la tua identità sarà chiara, comprensibile, in ordine a questa relazione che hai con Dio, se non ce l’avevi sai che stavi a fare? Stavi con qualche agnello sulle spalle a fare qualche sacrificio da qualche parte come fanno i pagani, perché noi così eravamo, pagani. Dovevamo pagare tutto quello che invece poi Dio ci ha dato per grazia, gratuitamente. Quando arriva Gesù al Giordano, Marco lo racconta, crea un po’ di imbarazzo nel cuore di Giovanni il Battista, ma trasforma questa pseudo liturgia, in una liturgia vera e propria, perché entra nelle acque del battesimo, Lui non ha bisogno di essere perdonato da nessun peccato evidentemente, quindi non è come il nostro Battesimo, entra perché tutti vedano qual è la sua identità che ormai anche Lui conosce e qua amici metteteci un po’ di pazienza e di intelligenza, scusate se ve lo dico, perché? perché noi abbiamo un’idea di Gesù che da quando è nato faceva le statuine degli uccelletti, ci soffiava e quelli volavano, di un Gesù miracoloso che però non appartiene alla narrazione dei Vangeli, perché i Vangeli ci dicono, soprattutto Luca, che Gesù appena nato e dopo i .. “cresceva in sapienza e grazia”, che vuol dire? Che il Verbo di Dio, che conosce Dio, che è tutto il suo pensiero, quando entra nella storia e prende la nostra carne, decide, bontà sua, per amor nostro, di imparare tutto di nuovo. Non si è presentato qua come uno, come faremmo noi: “Lei non sa chi sono io! Io sono Dio e allora tu fai questo, tu fai quell’altro .. tutti giù per terra!”, no, si è messo più sotto di noi ad imparare le cose che tutti noi eravamo chiamati ad imparare: a leggere la Torah, ad applicare i precetti della Torah, a leggere i profeti, a vedere che cosa dicono come se non li conoscesse. Ma una cosa succedeva in Lui, di cui forse tu non sai e che a te non succede ancora forse, quello che succedeva in Lui è che quando apriva poi questi Rotoli, questi Libri, quando si metteva davanti a questa Scrittura, leggeva, capiva, riteneva senza alcun sospetto e come un miracolo, come un prodigio, dentro di Sé diceva: “Ma è vero! Io conosco già questo” è come quello che voi chiamate un déjà vu, Lui legge la Scrittura e si riconosce, capisce che parla di Sé. Quel giorno in cui andrà nella sinagoga di Nazareth e aprirà il rotolo di Isaia per dire: “Il Signore Dio mi ha unto con l’unzione, mi ha chiamato per dare un lieto annuncio ai poveri, etc., etc.,” alla fine della lettura dice: “Oggi questa realtà si compie” perché il battesimo suo era già avvenuto. Dunque una vita intera, quei trent’anni se vuoi che noi l’abbiamo messo, povero Gesù, dentro la casa di Nazareth con la pialla in mano insieme al padre e la Madre che faceva il lavoro a maglia, o la Sacra Famiglia ideale, non so che ci siamo immaginati, Gesù invece in quegli anni della vita nascosta conosceva la Torah, conosceva la Scrittura e vi si ritrovava in ogni momento, tu capisci quando uno si ritrova in tutto quello che legge e capisce? Capisce che alla fine è Lui quello che legge e quello che legge riguarda Lui totalmente, dunque Gesù arrivato all’età di trent’anni diciamo, probabilmente trent’anni, sa chi è, sa chi è! Ma perché il Verbo non lo sapeva quando era presso Dio? Certo, ma siccome tu non lo sai chi sei, pur provenendo da Dio, Lui ha pensato di fare un po’ come succede a te, ignorare ogni cosa, avere l’umiltà di imparare. E tu che cosa dici davanti a questa lezione dell’amore di Dio? Che “imparare è difficile”, che “leggere no, non ho tempo”, che “la Sacra Scrittura? non ne parliamo”, eppure quella parla di te, te ne sei accorto quel giorno, in quel ritiro, in quella circostanza in cui hai aperto un Salmo, che ne so io, magari una parola a caso come fa qualcuno, hai letto quelle parole e hai detto: “Mamma mia, ma questa parola è per me, mi interpreta, giunge fino nelle profondità del mio essere e mi dice chi sono”, diceva il Salmo 40: “Ho sperato, ho sperato nel Signore ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido e poi alla fine mi ha permesso, mentre mi domandavo come poter raggiungere la sua volontà, mi ha detto: “E’ gratis, è per te, sta scritta sul rotolo del Libro”, allora ho detto: “Ecco, io vengo”, dunque una parola che ti ha spinto a dire: “La tua volontà si può fare, io la voglio fare, adesso che la faccio so pure chi sono”, l’hai fatta forse questa esperienza, se non l’hai fatta ti auguro che tu, prima di esalare l’ultimo respiro, la faccia. Beh, insomma, questo è il Cristo che noi vediamo davanti uscito dalle acque del battesimo e cosa vediamo in Lui? Come i Magi videro la semplicità della vita divina nella vita umana, attraverso la logica della relazione, della famiglia che incontrarono in quella spelonca di Betlem, così noi incontrando in Figlio di Dio che esce dalle acque, vediamo qual è il segreto di questa relazione: il Padre che non si vede, non appare per non spaventarti, dice chi è il Figlio: “Questo è il mio Figlio l’eletto, guardatelo bene, guardatelo bene”; e poi qualcosa che discende da Dio, non un piccione, ma la visibilità della relazione, delicata, dolce, come la discesa di una colomba, da parte di questa voce verso Colui che solo noi possiamo vedere, cioè il volto di un Uomo. Guarda quanto è stato pietoso Dio, invece di metterti davanti gli effetti speciali, ti ha messo davanti un Uomo, l’umanità e ti ha detto: “Se tu vedi Dio come un uomo, allora capisci che anche tu hai qualcosa a che fare con Lui, oggi solo nella carne, domani anche nella sua realtà nello Spirito”. Dunque lo Spirito scende per dirti: “Io ho relazione con quest’Uomo perché voglio avere relazione con te, entra pure tu in questo battesimo, passa dal modo di pensare della carne ed entra nel modo di pensare dello Spirito”. A chiosa di tutto questo, abbiate solo qualche minuto ancora di pazienza, l’apostolo Giovanni, nella Lettera che abbiamo ascoltato, dice un po’ come funziona, dice: “Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo, non con l’acqua soltanto ma con l’acqua e con il sangue”, per dire che in questo rito del battesimo che Lui ha compiuto, non c’è solo qualcosa di formale che riguarda il passaggio del Giordano, no, c’è pure la vita, la sua vita, il suo sangue e tu questo lo sai cos’è no? Lo sai bene, perché di questo sangue ti nutri, Lui non è venuto a darti un insegnamento, ma Se Stesso, Se Stesso capisci? Ed è lo Spirito che dà testimonianza di tutto questo, perché lo Spirito è la verità, cioè lo Spirito che scende come una colomba anche su di te quando ti avvicini a questi misteri, ti dice che questo è vero, che le cose che hai sentito nel corso della tua vita così, adesso si, adesso no, a volte più semplici, a volte no, sono vere, puoi sperare, avevi un desiderio di vita eterna che nella tua vecchiaia stai ancora a pensare: “Chissà se ci sarà? Speriamo” .. però non ci va di scoprirlo e invece ti dice questa parola che la vita eterna già si è accesa nella tua vita, celebrala, incontrala e sii grato a Dio perché questa vita eterna ce l’hai dentro. E tu lo sai che queste cose che sto dicendo non sono retorica dell’omelia, è la verità amici miei, se non ce ne andiamo tutti. Dunque è lo Spirito che dà testimonianza, lo Spirito, quello Spirito che ha mostrato l’identità del Figlio di Dio quel giorno, quello Spirito è stato dato anche a te nel Battesimo e continuamente questo Spirito, ci dirà san Paolo, dentro di noi grida, grida con gemiti inesprimibili, finché finalmente noi non lo intendiamo mentre pronuncia la parola che ci mette in comunione con questa relazione Trinitaria e cioè: “Abba, Padre, noi ti siamo figli, tu te lo ricordi, ricordalo anche a noi che ce ne siamo dimenticati” per questo noi all’inizio della Messa abbiamo detto al Padre: “Kyrie eleison, Padre vienici a ungere con la tua grazia”, “Christe eleison, Figlio di Dio riconoscici come tuoi fratelli, come figli dello stesso Padre”, “Kyrie eleison, Spirito Santo perdona i nostri peccati e facci entrare in questa consapevolezza della nostra identità”, con questa noi saremo testimoni, con questa consapevolezza noi saremo veri adoratori, con questa consapevolezza noi entreremo nel Regno Santo di Dio. Sia lodato Gesù Cristo.

Messa della sera

Trascrizione dell’Omelia.

Proviamo a fare uno sforzo anche immaginativo, cioè mettiamoci sulla riva di questo Giordano per vedere che cosa sta succedendo, quest’icona che ci presenta il Vangelo di Marco, il battesimo di Gesù, non è il racconto semplice di un fatto qualsiasi, ma è per noi un motivo di comprensione della Persona del Cristo ma anche della nostra partecipazione alla sua divinità. Innanzi tutto qual è il luogo, il Giordano. Il Giordano era per Israele il luogo di una memoria, sapete quelle memorie che quando le ripercorri diventano reali, come la memoria che noi facciamo sull’altare, il memoriale della passione e morte di Cristo sull’altare, mentre lo celebriamo, rende presente quello che è accaduto e cioè Cristo Stesso. Dunque il Giordano era per loro un po’ come un luogo “sacramentale”, cioè un luogo che quando ci andavano, si ricordavano che Israele, quella gente che aveva lasciato la terra d’Egitto e aveva passato il Mar Rosso e che per quarant’anni era stata là a guardare che cosa aveva nel cuore e come anche affrontate la paura che portavano della Terra Promessa, finalmente è pronta per entrare. Giosuè sta lì davanti alla riva del Giordano come questa gente, spero che anche tu un po’ ti ci vedi ora e dice: “Adesso possiamo entrare”, il Giordano si ferma, passano tutti e che cosa vanno a fare dall’altra parte? Vanno a prendere possesso della terra. Sapete come funzionava? Secondo il racconto, poi se è accaduto lo sa Dio, funzionava così, entra la tribù di Ruben, dove va? Nella terra che si chiama Ruben, quando entra in quella regione della Terra Promessa, quella terra si chiamerà come la tribù e la tribù come quella terra, sapete che vuol dire? Che ogni uomo saprà di appartenere a una cosa che gli appartiene, questa cosa si chiama identità. Se io so chi sono, la carta d’identità me lo dice e mi dà la possibilità di fare alcune cose secondo le prerogative della mia relazione con lo stato etc. . Dunque passare il Giordano significa riprendersi l’identità, se ti era mancato qualcosa, se non sapevi più chi eri, se eri smarrito, questa identità ti dice qui ed ora chi sei. E questa gente va là, per rifare questa liturgia, per ricordarsi del mar Rosso che si era aperto, del Giordano che si era aperto, col desiderio di riprendersi l’identità. Quale? Quella della loro fede in un momento in cui a Gerusalemme c’era un macello di cose, tutti divisi gli uni contro gli altri, soprattutto c’erano i Romani, dunque era difficile capirsi. C’è stato un tempo in cui molta gente, moltissima gente, di tutte le età, ha perso l’identità e ha avuto un numero scritto sul braccio. Capisci cosa vuol dire? Non hai più nessuna rappresentanza, nessuno che possa aiutarti, che ti riconosca, che ti possa difendere, che possa salvarti da qualche circostanza infausta. E dunque così questa gente stava là e Giovanni li battezzava, lo dice lui stesso: “Io vi battezza con acqua” cioè: “Vi faccio fare questa esperienza perché vi ricordiate che Dio ha per voi un dono che è l’identità, rappresentato dalla terra se vuoi, ma insomma un grande dono”. Ma mentre sta facendo queste cose, viene Uno che non deve trovare la propria identità, l’ha già scoperta. Chi è Costui? E’ Uno che quando ha cominciato a vivere, dice Luca: “Cresceva in sapienza e grazia”, quando ha cominciato a muovere i primi passi, come tutti quelli della sua età, come tutti i bambini si era messo davanti alle parole della Scrittura, della Torah, ad impararla a memoria insomma e poi crescendo a metterla in pratica, solo che a Lui succedeva qualcosa che a te non succede, cioè leggeva la parola e dentro sentiva una grande consonanza con quello che leggeva, una sorprendente consonanza. Ti è mai capitato qualche volta, spero, non lo so, di prendere un Salmo pregarlo e dire: “Uau! Ma questo Salmo interpreta proprio la mia vita, dice qualcosa che mi appartiene, è così preciso nella descrizione, mi sembra quasi un dèjà vu”, ti specchi nella parola che leggi, ma forse ti è capitato, io spero di si e dici: “Ma è troppo grande”, è stata occasione di conversione per tanta gente questa esperienza. Beh pensate Uno che invece tutta la parola, non solo alcune cose, quando la legge ci si specchia e si meraviglia e impara a meravigliarsi da quando è bambino e cresce con questa sapienza nella grazia di Dio che gli ricorda chi è. Poi arriva all’età di trent’anni, più o meno, ormai sa, può dire di sé: “Si ho capito, ho capito Signore, me ne sono accorto, tutta la vita mi sono accorto che cose che sembrava avessi dimenticato, lasciando la realtà Trinitaria ed entrando nella storia, assumendo la condizione umana invece sono tornate a me vive, Io ti ho visto in queste parole, dunque so che sono tuo Figlio, perciò oggi entro, insieme a questo popolo, nell’acqua che mi permette di avere l’identità”. Entra nell’acqua, appena esce, Dio, la voce di Dio, quel Dio che non si può vedere e non si vede, ma la voce che dice: “Questo è mio Figlio l’eletto, seguitelo”, questa la sentono tutti, come hanno sentito una parola di Dio letta nelle sinagoghe e non sapevano vedere chi era il Dio che la pronunciava. Poi si accorgono che mentre stanno attenti a questo spettacolo, una relazione scende dall’alto e si muove intorno a questo personaggio. Qualcosa che dice che viene da Dio e che appartiene a quest’Uomo, lo Spirito Santo dice Marco, in forma come di colomba, non immaginatevi un piccione che vola, immaginatevi l’amore di Dio quasi visibile, è la prima cosa che si può vedere in questa scena non potendo vedere il suo volto. E poi alla fine, la cosa più mirabile di tutte, è che alla fine, quando non sai dove guardare, guardi un uomo, dici: “Un uomo? Un uomo può essere Dio!? Io lo posso vedere. Ma un uomo non mi spaventa, Dio si, un uomo no, e che mi dirà quest’Uomo? E di che mi parlerà Costui? E cosa mi renderà per tutta la speranza che io in questo tempo ho avuto senza vedere niente?”, questo è il battesimo del Signore, non è il Battesimo che facciamo noi per il perdono dei peccati, per il peccato originale, il battesimo del Signore è una porta spalancata, il cielo aperto sulla realtà di Dio che è Padre, Figlio e Spirito. E cosa hai visto tu in quest’Uomo appena uscito dall’acqua? La relazione del Padre che parla, dell’Amore che discende e del Figlio che realizza. La relazione, per questo possiamo dire di Dio che è Padre, di Gesù che è il Figlio e dello Spirito Santo che è l’Amore. Con questa formula tu affronti la storia, affronti la storia e sai che Dio sarà sempre tuo Padre, che per saperlo uno Spirito ti è stato dato che ti convince su questa relazione con Lui e soprattutto la comprensibilità della storia, il volto di un Dio Uomo è un volto comprensibile. Sai cosa vuol dire? Vuol dire che anche tu quando ti rimetti sulla parola di Dio, lo so che per te è tutto difficile, non hai tempo per leggere queste cose così complicate, no? Ma se tu lo trovassi e se Dio te lo desse, il tempo per farlo, scopriresti che lo Spirito parlerebbe tra le parole e tu comprenderesti quello che mai hai pensato e la tua pelle si riempirebbe di brividi in questa consonanza con quello che dice Dio a te e quello che la tua anima dice di te. E così sta scritto, l’hai sentito: “Come la pioggia e la neve scendono dal cielo, anche la mia parola, Io l’ho mandata e non la riporto a me prima che abbia preso anche te, ti abbia conquistato, ti abbia redento, liberato finalmente e poi restituito all’identità vera”. Possa tu sperimentare in questo tempo della tua vita, la bellezza di questo mistero. Da qui, fino all’Avvento prossimo, in molte occasioni rivedrai gli aspetti che ti aiuteranno, mettili insieme come uno che voglia fare una collana, sa mettere nella giusta digressione le perle che la compongono e alla fine scoprirai il tesoro nascosto. Sia lodato Gesù Cristo.

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