La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda
Messa della mattina
LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura
Alleluia, alleluia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
Alleluia.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,51-58)
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
PRIMA LETTURA – Dal libro del Deuteronòmio (Dt 8,2-3.14-16)
Mosè parlò al popolo dicendo: «Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri»
Salmo 147
R. Loda il Signore, Gerusalemme.
Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. R.
Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce. R.
Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi. R.
SECONDA LETTURA – Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (1Cor 10,16-17)
Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane.
LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare
“Il Sacramento del corpo e del sangue di Cristo.”
Sant’Agostino vescovo AI NEOFITI SUL SACRAMENTO
(Sermo 272)
Ciò che vedete è il pane e il calice: ve lo assicurano i vostri stessi occhi. Invece secondo la fede che si deve formare in voi il pane è il corpo di Cristo, il calice è il sangue di Cristo. Quanto ho detto in maniera molto succinta forse è anche sufficiente per la fede: ma la fede richiede l’istruzione. Dice infatti il Profeta: Se non crederete non capirete (Is 7,9). Potreste infatti dirmi a questo punto: Ci hai detto di credere, dacci delle spiegazioni perché possiamo comprendere. Nell’animo di qualcuno potrebbe infatti formarsi un ragionamento simile a questo: Il Signore nostro Gesù Cristo sappiamo da dove ha ricevuto il corpo dalla Vergine Maria. Bambino, fu allattato, si nutrì, crebbe, arrivò e visse l’età giovanile; soffrì persecuzioni da parte dei Giudei, fu appeso alla croce, fu ucciso sulla croce, fu deposto dalla croce, fu sepolto, il terzo giorno risuscitò, nel giorno che volle ascese al cielo; lassù portò il suo corpo; di lassù verrà per giudicare i vivi e i morti; ora è lassù e siede alla destra del Padre: questo pane come può essere il suo corpo? E questo calice, o meglio ciò che è contenuto nel calice, come può essere il sangue suo? Queste cose, fratelli, si chiamano sacramenti proprio perché in esse si vede una realtà e se ne intende un’altra. Ciò che si vede ha un aspetto materiale, ciò che si intende produce un effetto spirituale. Se vuoi comprendere [il mistero] del corpo di Cristo, ascolta l’Apostolo che dice ai fedeli: Voi siete il corpo di Cristo e sue membra (1Cor 12,27). Se voi dunque siete il corpo e le membra di Cristo, sulla mensa del Signore è deposto il mistero di voi: ricevete il mistero di voi. A ciò che siete rispondete: Amen e rispondendo lo sottoscrivete. Ti si dice infatti: Il Corpo di Cristo, e tu rispondi: Amen. Sii membro del corpo di Cristo, perché sia veritiero il tuo Amen. Perché dunque [il corpo di Cristo] nel pane? Non vogliamo qui portare niente di nostro; ascoltiamo sempre l’Apostolo il quale, parlando di questo sacramento, dice: Pur essendo molti formiamo un solo pane, un solo corpo (1Cor 10,17). Cercate di capire ed esultate. Unità, verità, pietà, carità. Un solo pane: chi è questo unico pane? Pur essendo molti, formiamo un solo corpo. Ricordate che il pane non è composto da un solo chicco di grano, ma da molti. Quando si facevano gli esorcismi su di voi venivate, per così dire, macinati; quando siete stati battezzati, siete stati, per così dire, impastati; quando avete ricevuto il fuoco dello Spirito Santo siete stati, per così dire, cotti. Siate ciò che vedete e ricevete ciò che siete. Questo disse l’Apostolo in riguardo al pane. E ciò che dobbiamo intendere del calice, anche se non è stato detto, ce l’ha fatto capire abbastanza. Come infatti perché ci sia la forma visibile del pane molti chicchi di grano vengono impastati fino a formare un’unica cosa – come se avvenisse quanto la sacra Scrittura dice dei fedeli: Avevano un’anima sola e un solo cuore protesi verso Dio (At 4,32) – così è anche per il vino. Fratelli, pensate a come si fa il vino. Molti acini sono attaccati al grappolo, ma il succo degli acini si fonde in un tutt’uno. Cristo Signore ci ha simboleggiati in questo modo e ha voluto che noi facessimo parte di lui, consacrò sulla sua mensa il sacramento della nostra pace e unità. Chi riceve il sacramento dell’unità e non conserva il vincolo della pace riceve non, un sacramento a sua salvezza ma una prova a suo danno. Rivolti al Signore Dio, Padre onnipotente, con cuore puro, rendiamogli infinite e sincerissime grazie, per quanto ce lo permette la nostra pochezza. Preghiamo con cuore sincero la sua straordinaria bontà perché, si degni di esaudire le nostre preghiere secondo il suo beneplacito; allontani con la sua potenza il nemico dalle nostre azioni e pensieri; ci accresca la fede, guidi la nostra mente, ci conceda desideri spirituali e ci conduca alla sua beatitudine. Per Gesù Cristo Figlio suo. Amen.
TRASCRIZIONE dell’OMELIA
In questo brano della Lettera ai Corinzi, San Paolo interroga questi fratelli della chiesa di Corinto e pone anche a noi una domanda, così entriamo subito nel vivo di questa solennità che celebriamo: “Fratelli …” proprio per noi, “Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? Noi non celebriamo questa Eucarestia e consacriamo il pane ed il vino perché Cristo sia presente in mezzo a noi in questo modo così speciale come lui ha voluto, ha desiderato che fosse e noi non ci accostiamo veramente al corpo di Cristo, alla sua presenza?” Noi diremmo tutti di si!, “E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?”, certamente, certamente, quando il sacerdote fa l’epiclesi ed invoca lo Spirito sul pane e sul vino, queste specie diventano il corpo ed il sangue di Cristo. E’ interessante perché vedete, il pane ed il vino quando si fa la benedizione delle offerte ed il sacerdote dice: “Benedetto sei tu Signore Dio dell’universo dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane frutto della terra e del lavoro dell’uomo, questo vino frutto della vite e del lavoro dell’uomo”, non elementi che si trovano così in natura ma elementi che hanno della realtà creaturale ,il grano e l’uva, che appartengono a Dio e anche della collaborazione umana, le mani dell’uomo che può farle diventare pane e vino, come dire: come Dio aveva mandato via Adamo ed Eva dal paradiso gli aveva imposto e sarebbero tornati certamente a questo stato di relazione con Lui ma solo attraverso il sudore della fronte e le doglie del parto, questo sudore della fronte nel fare il pane e nel fare il vino è una modalità che aiuta l’uomo a tornare là da dove è venuto, dunque produrre il pane ed il vino significa collaborare nella creazione con Dio alla realizzazione di un mondo nuovo; poi Dio questo pane e questo vino frutto della vite e del grano, della terra e del lavoro dell’uomo, lo unirà dentro una realtà veramente nuova, veramente speciale, perché sarà il luogo della presenza reale del suo Figlio, cioè della volontà del Verbo di fare la volontà del Padre, avvicinarsi allora al pane ed il vino significa avvicinarsi alla volontà che Gesù ha di fare quello che ha visto fare da Dio. E fin qua ci siamo, tutti quanti abbiamo questa fede, ci avviciniamo all’altare con questi sentimento, anzi, tra poco vi avvicinerete per mangiare questa volontà di Dio che permane nella carne del Figlio e che diventa per noi occasione a nostra volta per fare la volontà del Padre. Lo mangiamo vuol dire lo assumiamo tutto per noi, lasciamo che questa sostanza ci prenda totalmente e tutto quello che ci riguarda si lasci trasformare, come diciamo qualche volta, si lasci infettare addirittura dalla presenza reale del Verbo. Tutto questo è vero, è vero nell’Eucarestia e tu sei disposto a crederlo, stasera faremo la processione con il Santissimo Sacramento e tutti al passaggio del Santissimo, quelli che hanno la fede, si segneranno, si inginocchieranno, disposti a credere questo, ma diceva anche San Paolo: “Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane”, dimmi un po’ cristiano, mentre fai le tue genuflessioni, getti i fiori e non so che altra cosa davanti al Santissimo Sacramento , tu guardi con fiducia al tuo fratello come al luogo dove il Figlio vuole manifestarsi? Se si trasforma il pane ed il vino, il tuo fratello che ha assunto il pane ed il vino, si è trasformato con il pane ed il vino o no? Perché se tu dici che queste due specie diventano il corpo ed il sangue di Cristo ma il tuo fratello che le ha assunte non è il corpo di Cristo allora sei un bugiardo, allora la tua fede non è vera. Tu dici: “Ma io ho la devozione!” e non importa, se la tua devozione non ti permette di amare il fratello che si accosta a questa realtà la tua fede non è vera, non lo dico io, lo dice la Scrittura: “Se dici di amare il Dio che non vedi ma non ami il fratello che vedi sei un bugiardo” (cfr. 1Gv 2,7-11) chiuso, qual è la nostra fede? La nostra fede è quella che dice Gesù qua in questo Vangelo di Giovanni: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo”, lo dice in riferimento alla manna che era discesa dal cielo e che era per Israele la volontà di Dio, “Se uno mangia di questo pane però vivrà in eterno, perché questo pane è la mia carne per la vita del mondo”, per la vita del mondo! non per la salvezza tua e delle cose tue, questa carne è per la vita del mondo vuol dire che se tu ti accosti al pane e vino sei trasformato dalla presenza reale di Cristo e come esci nel mondo, il mondo è trasformato dalla tua presenza, tutto quello che tocchi, tutte le relazioni che hai, sono trasformate dalla presenza reale di Cristo in te, vuoi un esempio che ti dovrebbe piacere, un esempio che viene proprio dalla nostra devozione? Quando la Vergine Maria ha ricevuto un pane dal cielo, perché l’Arcangelo Gabriele ha posto al centro del suo essere il Verbo stesso di Dio, quel Verbo col quale Dio ha creato tutte le cose, presto va a casa di Elisabetta ed Elisabetta appena la vede arrivare, subito dice: “E come mai che la Madre del Signore sta venendo a trovarmi? Ecco appena mi è giunto il tuo saluto, qualcosa si è mosso dentro di me”, amici questo non è un prodigio, questo non è un miracolo che ha fatto la Vergine Maria, questo è ciò che accade quando i cristiani portano il Cristo dentro di sé, quando il Verbo di Dio è disposto, come è disposto e lo vuole perché ci è andato in croce, manifestarsi dentro la vita degli uomini, gli uomini vogliono vedere il Figlio di Dio, il Verbo di Dio parlare la loro lingua, vogliono sperimentare il perdono direttamente così nella relazione e che cosa faremo? Gli parleremo della bellezza del perdono, della grandezza dell’amore di Dio, della sua magnifica misericordia, però poi gli diremo anche che noi non siamo capaci, cioè che non ti perdoniamo, non ti amiamo e te ne puoi pure tornare a casa, questo mondo come farà a riconoscere al tuo passaggio il passaggio del Verbo, come farà questo mondo a riconoscere nei cristiani la vita del mondo, infatti non li riconosce, il mondo non ci riconosce come la vita del mondo, ci riconosce come degli strani esseri che predicano la resurrezione ma vanno a Messa più tardi, che predicano l’amore ma stanno divisi da tutti, che dicono di credere nella vita eterna però piangono a tutti i funerali e dicono sempre “Condoglianze” ma queste sono parole che non hanno niente a che fare con la vita eterna e allora il mondo sapete cosa ci dice: “Siete un sale che non dà sapore alla vita, siete un sale che la vita la rende un po’ amara (cfr. Mt 5,13), parlate di cose che non fanno piacere e allora non vi vogliamo, non vi vogliamo più” e mi pare che queste cose voi le ascoltate sempre, dappertutto, guardate i vostri amici che qualche volta con un tono un po’ di scherno vi dicono: “Ma ancora vai a Messa? Ancora fate fare la Cresima e la Comunione? Ormai siamo nel 2014 e nel 2014 oggi si può fare qualsiasi cosa, qualsiasi cosa ma non quelle che facevamo!”. Dice Gesù alla fine di questo brano del Vangelo: “La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue …” no che per un po’ sta con me, per un po’ fa compagnia al Santissimo Sacramento, a Gesù prigioniero dentro il tabernacolo, dice: “Dimora in me”, dimora! Capisci? “È una cosa sola con me ed io dimoro in lui”, per quanto tempo dimora Gesù in noi? Non mi dire un quarto d’ora, perché qualcuno siccome l’ostia poi si consuma, la presenza reale finisce, allora dimora un quarto d’ora. No amici, non dimora un quarto d’ora, in te c’è la vita divina, c’è dal Battesimo, l’amore trinitario c’è dal Battesimo al centro della tua esistenza, quando il corpo di Cristo raggiunge la tua realtà personale, questa vita divina comincia a pulsare di nuovo, comincia a spandere un profumo di vita eterna intorno, cambia il modo di ragionare, il modo di parlare con gli altri, non mi dire appena esci da qua che è finita la fede e comincia la mormorazione, perché non è mai cominciata la fede se per te l’esperienza della Messa è solo questo, è solo qualcosa che accade qua e non ha la capacità di trasferirsi dentro le logiche perverse del mondo, dice Gesù: “Questo è il pane disceso dal cielo; non come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno” cioè farà cose degne di eternità, parlerà di cose che riguardano l’eternità, amici mica si metterà a parlare delle nuvole del cielo e di come si sta bene a prendere il caffè in cielo, parlare di eternità vuol dire animare la speranza nel cuore degli uomini, fondare la fede nella vita degli altri ma soprattutto creare strutture di carità, strutture di amore, capaci nel tempo di distruggere queste strutture di morte dentro le quali la nostra vita è totalmente immersa, strutture di morte che non ci fanno bene, che non ci aiutano, che non ci sfamano più, che non ci danno più lavoro che non hanno più credibilità su nessun piano, noi siamo veramente delusi dall’idolatria della ragione e con il novecento che ha fatto ormai i suoi danni e non ci ha dato la possibilità di entrare in un tempo di autentica speranza e allora chiediamo alla presenza del Cristo nella comunione ecclesiale di trasformarci e di abilitarci ad essere profeti non scaldabanchi, profeti, capaci di guardare la realtà con coraggio, con occhi limpidi, poter guardare alla vita degli altri con un cuore aperto, disponibile al perdono e alla misericordia, pronti a donarci per la vita del mondo.
Sia lodato Gesù Cristo.
Messa Vespertina
TRASCRIZIONE dell’OMELIA (Messa Vespertina)
Nella chiesa conserviamo una grande pietà nei confronti del corpo e del sangue di Cristo, lo adoriamo nei tabernacoli, lo adoriamo nelle processioni come quella di stasera, lo adoriamo quando è esposto sull’altare nell’ostensorio, siamo certi in questo modo di adorare una realtà sacra che ci supera; ma c’è un fatto che non si riesce a capire nella chiesa, come mai tutta la nostra adorazione e il nostro interesse per questa realtà, che è una realtà vitale e che fa vivere per definizione, non cambia la nostra vita, non cambia le nostre relazioni e sembra a volte non aggiungere nulla a quello che compone in genere la nostra giornata? Per entrare nel vivo di questo problema vorrei che ci facessimo prendere per mano da San Paolo in questo piccolo brano estratto dalla Prima Lettera ai Corinzi, quando San Paolo, lo dice ai corinzi, lo dice a noi, lo dice a te affinché in cuor tuo possa tentare di rispondere o forse puoi rispondere così retoricamente come la domanda, tanto siamo d’accordo sulla prima parte di quello che dice San Paolo, dice: “Fratelli, ma il calice della benedizione che noi benediciamo (a Messa per esempio) non è forse comunione con il sangue di Cristo?” e voi direste: “Certo, certamente, questo crediamo, è vero, è logico, è chiaro, chi ne dubiterebbe?”, e ancora dice San Paolo: “Ma sentite un po’, il pane che noi spezziamo qua, non è forse comunione con il corpo di Cristo?” e tu anche dirai: “Si!”, diremmo con la teologia: “Certo è il sangue ed il corpo di Cristo, quando il sacerdote mette le mani sulle specie del pane e del vino e dice le parole secondo l’intenzione della chiesa, queste si trasformano nel corpo e nel sangue di Cristo e noi restiamo attoniti, pieni di stupore di fronte a questo mistero, che vorremmo anzi comprendere ma c’è un poco difficile anche solo immaginarci … ma lo adoriamo … cioè lo ignoriamo”, questo vuol dire, lo ignoriamo, facciamo finta che non lo abbiamo neanche capito, sapete perché? … Continua San Paolo: “Poiché c’è un solo pane, noi pur essendo molti siamo un corpo solo, tutti infatti partecipiamo dell’unico pane”, ma allora tu che hai detto di credere nella presenza reale di Cristo nell’Eucarestia e te ne nutri anche perché ti avvicini all’altare, ti senti un corpo solo nella chiesa? Ed in questo corpo, quanti includi e quanti escludi? Sappi che nel corpo di Cristo non puoi escludere nessuno, sai perché? Perché il corpo di Cristo è la condizione che il Verbo ha scelto quando il Padre gli ha chiesto di scendere nella storia; allora il Verbo per scendere nella storia ed incontrare l’uomo non si è vestito da non so che cosa ma si è vestito dell’uomo in modo che l’uomo incontrandolo non potesse dire, come voi dite spesso: “Mamma mia quanto è difficile questa fede e chi può capirla?”, no, incontrandolo, lo hanno ascoltato, lo hanno visto agire, hanno scrutato nel suo cuore un amore che supera l’amore umano ed hanno detto: “Ma costui è il Figlio di Dio”, perfino sulla croce un pagano, un Romano guardandolo dirà: “Costui è veramente il Figlio di Dio” dunque la carne di Gesù è l’opzione che il Verbo ha scelto per sentirsi come noi e per farci sentire come lui perché non avessimo soggezione di lui, perché nessuno potesse dire: “Sa, le cose divine sono belle, sono alte ma la carne …” noi lo diciamo spesso perché siamo pagani, perché crediamo ancora che Dio bisogna andarlo a trovare in cielo non abbiamo capito invece che Dio nella manna della Legge, nella Torah, ha incontrato gli uomini e poi nel pane che è la carne del Figlio si è donato totalmente a noi, lui ci ha amati per primi non siamo stati noi ad amarlo, non lo abbiamo cercato noi, lui ci ha cercato, ci ha anticipati, ci ha incontrati proprio là dove noi non avremmo pensato di incontrarlo cioè nell’abiezione, nel peccato, nelle difficoltà della vita e in tutte queste cose qua. Bene allora siamo tutti d’accordo, sappiamo che il pane ed il vino si trasformano … ma gli uomini che partecipano a questa Eucarestia non si trasformano, ci partiamo da casa con l’idea che tanto non saremo trasformati, entriamo nell’Eucarestia sapendo che non saremo trasformati ed usciamo constatando che non siamo trasformati e questo è un paradosso, è un paradosso! Guardate un po’, Adamo nello stato di paradiso, quando si è accorto di vivere una relazione come quella che vive Dio in Se Stesso, Padre Figlio e Spirito, quando ha cominciato a relazionarsi con l’altro, in questo caso con la moglie, con Eva, ha tentato anche di accaparrarsi questo dono della divinità, della conoscenza e Dio lo ha messo da parte, lo ha allontanato, gli ha detto: “Guarda tornerai, tornerai col sudore della fronte e con le doglie del parto”, allora l’uomo nel culmine della rivelazione del Figlio di Dio, ha capito che con il sudore della fronte avrebbe partecipato trasformando il frutto della terra in pane ed il frutto della vite in vino per vedere da Dio trasformati questo frutto della terra e del lavoro dell’uomo, della vite e del lavoro dell’uomo, in una realtà eterna per sapere cioè che da sempre l’uomo è stato chiamato e pensato da Dio per collaborare con lui all’opera della creazione ma direi all’opera della salvezza, della ricreazione. Allora capito tutto questo (spero che abbiate capito), veniamo a questo Vangelo di Giovanni, dice Gesù ai giudei: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno …” e questi dicono: “ma come si può mangiare la sua carne?” sembriamo noi, sembriamo noi che facciamo sempre domande inadeguate di fronte alle cose importanti … “è troppo difficile, mangiare la sua carne, bere il suo sangue, sembra, facciamo finta di …” e no! non facciamo finta di … , l’abbiamo detto all’inizio, la carne ed il sangue sono la condizione che il Figlio ha scelto per incontrarci? Ebbene, ci mancava di sapere una cosa, la carne del Figlio ed il sangue del Figlio sono anche la condizione che il Figlio ha scelto per morire, perché se fosse stato un fantasma non sarebbe morto, se fosse rimasto un angelo, un Dio, uno Spirito, non sarebbe morto e l’uomo non avrebbe potuto dire: “Tu mi hai amato perché sei morto per me e come me ed hai sopportato l’ingiuria per me”, allora la carne ed il sangue, condizione anche dell’obbedienza del Figlio al Padre, per noi è condizione di comunione con lui, chi mangia della carne e del sangue del Cristo dice: “Io voglio fare la volontà di Dio” perché il Verbo con questa carne e con questo sangue ha fatto la volontà di Dio morendo per gli uomini, io mangiando la carne ed il sangue di Cristo voglio morire per gli uomini perciò se vieni qua a farti la comunione per il suffragio di tua zia lascia perdere, tu vieni qua per la vita del mondo, lo dice anche la Scrittura, per la vita del mondo!, perché il mondo torni ad essere uno, tu sei il mezzo non deve venirne un altro, tu sei il mediatore non ne aspettiamo un altro, la tua storia è il luogo dove questo deve accadere non dobbiamo rappresentarcene un’altra, allora fai anche tu questa obbedienza entra senza difficoltà in questa dipendenza dal corpo che invecchia, che ti fa male, che si ammala, accetta questa condizione, perché tutto il mondo in questa condizione, come il pane ed il vino, tornerà a Dio, tornerà alla divinità, alla santità, tutto il mondo tornerà alla redenzione. Per farti un esempio che ti convinca e tu possa tornartene a casa con un po’ di speranza, quando la vergine Maria, visitata dall’arcangelo Gabriele concepì per opera dello Spirito Santo il Verbo di Dio, la prima cosa che fece fu quella di dare la carne ed il sangue al Verbo, ancora ignara totalmente di questo mistero andò a trovare Elisabetta ed Elisabetta vedendola arrivare subito le disse: “Come mai che la madre del mio Signore viene a me? Appena ho sentito la tua voce anche la mia carne ed il mio sangue si sono mosse, anche il mio figlio si è mosso dentro di me”, bene, vieni a fare la comunione nella consapevolezza che chi ti vede passare, che chi incontrerai, è chiamato a contemplare in te la presenza di questa logica amorosa di obbedienza come quella della vergine Maria, come quella del Figlio sulla croce, tu porti il Cristo e non lo porti per un quarto d’ora, la vita divina che ti è stata data nel Battesimo, vivificata dal corpo e il sangue di Cristo diventerà ministero e sacramento di salvezza per tutti quelli che incontrerai.
Sia lodato Gesù Cristo.