Battesimo del Signore

Anno Liturgico B
11 Gennaio 2015

Tu sei il Figlio Mio, l’amato. In te ho posto il mio compiacimento

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Alleluia, alleluia.
Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, dise:
“Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”.
Alleluia.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,7-11)

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

PRIMA LETTURA – Dal libro del profeta Isaìa (Is 55,1-11)

Così dice il Signore: «O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite; comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. Io stabilirò per voi un’alleanza eterna, i favori assicurati a Davide. Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni. Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d’Israele, che ti onora. Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona. Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».

Salmo da Isaia 12 (Is 12)
R. Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza.

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza. R.

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime. R.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele. R.

SECONDA LETTURA – Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1Gv 5,1-9)

Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Il battesimo di Gesù”
Dai «Discorsi» di san Gregorio Nazianzeno, vescovo
(Disc. 39 per il Battesimo del Signore, 14-16. 20; PG 36, 350-351. 354. 358-359)

Cristo nel battesimo si fa luce, entriamo anche noi nel suo splendore; Cristo riceve il battesimo, inabissiamoci con lui per poter con lui salire alla gloria.
Giovanni dà il battesimo, Gesù si accosta a lui, forse per santificare colui dal quale viene battezzato nell’acqua, ma anche di certo per seppellire totalmente nelle acque il vecchio uomo. Santifica il Giordano prima di santificare noi e lo santifica per noi. E poiché era spirito e carne, santifica nello Spirito e nell’acqua.
Il Battista non accetta la richiesta, ma Gesù insiste. Sono io che devo ricevere da te il battesimo (cfr. Mt 3, 14), così dice la lucerna al sole, la voce alla Parola, l’amico allo Sposo, colui che è il più grande tra i nati di donna a colui che è il primogenito di ogni creatura, colui che nel ventre della madre sussultò di gioia a colui che, ancora nascosto nel grembo materno, ricevette la sua adorazione, colui che precorreva, e che avrebbe ancora precorso, a colui che era già apparso e sarebbe nuovamente apparso a suo tempo.
«Io devo ricevere il battesimo da te» e, aggiungi pure, «in nome tuo». Sapeva infatti che avrebbe ricevuto il battesimo del martirio o che, come Pietro, sarebbe stato lavato non solo ai piedi.
Gesù sale dalle acque e porta con sé in alto tutto intero il cosmo. Vede scindersi e aprirsi i cieli, quei cieli che Adamo aveva chiuso per sé e per tutta la sua discendenza, quei cieli preclusi e sbarrati, come il paradiso lo era per la spada fiammeggiante.
E lo Spirito testimonia la divinità del Cristo: si presenta simbolicamente sopra Colui che gli è del tutto uguale. Una voce proviene dalle profondità dei cieli, da quelle stesse profondità dalle quali proveniva Chi in quel momento riceveva la testimonianza.
Lo Spirito appare visibilmente come colomba e, in questo modo, onora anche il corpo divinizzato e quindi Dio. Non va dimenticato che molto tempo prima era stata pure una colomba quella che aveva annunziato la fine del diluvio.
Onoriamo dunque in questo giorno il battesimo di Cristo e celebriamo come è giusto questa festa. Purificatevi totalmente e progredite in questa purezza. Dio di nessuna cosa tanto si rallegra, come della conversione e della salvezza dell’uomo. Per l’uomo, infatti, sono state pronunziate tutte le parole divine e per lui sono stati compiuti i misteri della rivelazione.
Tutto è stato fatto perché voi diveniate come altrettanti soli, cioè forza vitale per gli altri uomini. Siate luci perfette dinanzi a quella luce immensa. Sarete inondati del suo splendore soprannaturale. Giungerà a voi, limpidissima e diretta, la luce della Trinità, della quale finora non avete ricevuto che un solo raggio, proveniente dal Dio unico, attraverso Cristo Gesù nostro Signore, al quale vadano gloria e potenza nei secoli dei secoli. Amen

Trascrizione dell’Omelia

E adesso entriamo in questa parola e mettiamoci davanti a questa icona della Trinità così come questo stringato brano del Vangelo di Marco ci racconta il Battesimo di Gesù. Vorrei, insieme a tutta la chiesa, invitarti con le parole di Isaia, vorrei dirti: “Avvicinati, vieni” come diceva Isaia in questa Prima Lettura (Is 55,1-11): “O voi tutti assetati venite all’acqua”, voi che avete scoperto di avere al centro della vostra vita un desiderio così forte, così profondo di significato, di senso, avvicinatevi. Perché? Perché c’è una buona notizia, chi vuole comunicarsi a voi, vuole comunicarsi, vuole donarsi, vuole darsi gratuitamente, viene incontro a voi per regalarvi tutto ciò che ha di suo, dunque avvicinatevi, Dio oggi mette davanti ai vostri occhi dopo aver contemplato la grandezza, la luminosità del Natale di nostro Signore Gesù Cristo e la sua manifestazione come luce in mezzo agli uomini dell’Epifania, oggi prima che ricominci la quotidianità di tutti i giorni, la settimana, il tempo ordinario se vuoi, prima che ricominci il tempo della storia della tua vita, avvicinati e guarda bene chi è Dio, di cosa si compiace, come ti riguarda, come ti ha pensato, come vuole salvarti, come vuole restare accanto alla tua vita finché la tua vita non diventi come la sua. Allora vieni con Giovanni Battista fino al Giordano, è una liturgia sai? È proprio una liturgia, l’hai fatta il giorno del tuo Battesimo ma non te la ricordi, non lo sai, qualcuno te l’ha detto, è la liturgia di un passaggio del mare, di un passaggio dentro la morte, l’acqua è come la morte perché l’acqua se non la sai navigare, se non sai rimanere a galla affondi, l’acqua è inconsistente, non è come la terra ferma, l’acqua, lo abbiamo visto soprattutto là dove è molto potente, molto forte, rappresenta per te una grande difficoltà e ti fa anche paura … le acque sono le cose del mondo che vanno contro l’uomo e che tendono ad affogare l’uomo, le acque sono il segno del nostro terrore e ci separano sempre tra le cose di prima e quelle che ancora non sono, l’acqua sta sempre davanti a noi come un ostacolo, bene, vieni, perché Giovanni il Battista cioè una sapienza che nel corso dei secoli si è codificata, una sapienza che viene da Dio, che è stata mandata da Dio, come la pioggia e la neve diceva Isaia, che non torna in cielo senza aver fecondato e fatto germogliare la terra, questa sapienza, la sua parola, tutta la Torah, tutti i profeti, i salmi, tutti gli scritti, tutto ciò che riguarda quello che Dio voleva dire agli uomini è entrato nella storia, ha preso per mano generazioni intere, le ha portate nel corso del tempo a scoprirsi per scoprirlo, a scoprirlo per conoscersi, a conoscersi per amarlo, a sapersi amati per vivere per sempre. Dunque avviciniamoci a quest’acqua e chiediamo a questa sapienza che Giovanni il Battista, l’uomo dell’Antico Testamento rappresenta, che ci apra quest’acqua, che ci apra questa difficoltà, che ci metta nelle condizioni di passare all’altra riva, di conoscere chi è che viene incontro a noi per abbracciarci, perché? Perché qualcuno dalle profondità degli abissi è venuto a raccontarci che costui che ci sta aspettando ci aspetta con la frusta in mano, ci aspetta per farci paura, ci aspetta per giudicarci sicuramente trovandoci in difficoltà, ci aspetta per condannarci e il mondo ha creduto a questo, questo mondo in Europa ha creduto a questo, non crede più che Dio ha fecondato la terra, crede che Dio abbia un debito e lo voglia riscuotere e tutti quanti noi siamo portatori di questo debito, beh non è così! Andiamo a vedere chi c’è dentro l’acqua dentro la quale anche noi vogliamo entrare e allora incontreremo chi? Una schiera, un esercito? Chi incontreremo? Incontriamo un uomo e questo non ci spaventa, un uomo come noi dunque questo linguaggio non è così distante, non è così diverso, incontriamo uno che può parlarci con la nostra lingua, uno che possiamo intendere, che possiamo capire, uno che veramente ci sta guardando con uno sguardo diverso. Perfino Giovanni, perfino l’Antico Testamento, non se lo aspettava, chi si aspettava? Non so, forse si aspettava un Messia che avrebbe fatto giustizia prontamente, per questo era venuto, per fare giustizia prontamente ma quando è venuto chi ha trovato? Ha trovato me e te, ha trovato farisei e pubblicani, Erode, due sommi sacerdoti, Roma, ha trovato tanta gente che non sapeva più ormai che cosa aspettarsi. Dunque noi nell’acqua nella quale abbiamo paura ad entrare, ve lo ripeto l’acqua è la morte, troviamo un uomo che sta ritto sulle acque che ci guarda con amore e ci invita ad entrare volentieri senza paura, mettendoci davanti questa che per noi era la fine di tutto, cioè la morte,come invece un ingresso dentro una comunione nuova. Allora non ha fatto giustizia subito, ha avuto compassione di noi, ha chiesto a Dio di lasciarci un tempo, un tempo dilatato dentro il quale tutti noi potessimo cominciare ad assomigliare a lui, nel corso dei secoli potessimo riconoscerci in lui, lasciarci riconoscere in lui e da lui e così diventare suoi familiari, riconoscerlo come nostro familiare, finché Dio che non abbiamo mai visto, che nessuno ha mai visto, potesse riconoscerci e noi in qualche modo poterlo intravvedere e proprio in quest’acqua Dio stesso dice qual è il suo progetto, lo dice in modo chiaro, lampante, trasparente, comprensibile, dice: “Peccatore, che ti sei avvicinato fin qua, uomo pauroso della morte, che sei arrivato fino a questa soglia e stai per entrare in quest’acqua, guardami, sai in chi mi compiaccio io? Non mi compiaccio degli angeli, non mi compiaccio degli spiriti, di Costui mi compiaccio, del mio Figlio che ha la tua carne, dunque io mi compiacerò di un Figlio che tornerà a me ma con la tua carne, segno che la tua carne non è più un ostacolo per venire a me e che cosa intendo per carne? La tua storia, quello che ti riguarda, tutto ciò di cui sei fatto, tutto ciò che credi e che ami, tutto ciò per cui speri, tutto ciò per cui soffri, tutto ciò che ami ricordare o celebrare, tutto ciò che è dentro la tua realtà io non lo disprezzo, io in questo mi compiaccio, infatti (io Dio) se voglio parlarti ti parlo da uomo, se voglio incontrarti ti incontro con la carezza di un uomo, se voglio perdonarti ti incontro col perdono che ti dà un uomo fosse anche un peccatore”, Egli è ministro di questa misericordia: “Ed in questo modo ti dimostro, non snobbando l’uomo anche peccatore, che non snobbo neanche te, che non metto da parte neanche te, che se ti riconosco non ti riconosco per le tue belle intenzioni che non metterai mai in pratica, non ti riconosco per i tuoi desideri meravigliosi che però non hanno fondamento, non ti riconosco per le tue canzoncine, le tue poesie, ti riconosco per quello che sei così come ti incontro, nella carne che porti fosse anche una carne martoriata e sanguinante a causa del peccato dell’uomo e del tuo peccato personale”. E come fa Dio a dirci questo? Ci dice: “Guarda bene cristiano, guarda bene figlio mio, come te lo immaginavi Dio? Come mi immaginavi?”, come un ente un qualcosa che sta da qualche parte, non si sa neanche bene dove, non si vedeva: “Ma si è uguale a questo, a quello e a quell’altro … tutti uguali!, tutti uguali? Mmmh, mi pare che non sono tutti uguali, mi pare proprio di no!: “Io mi mostro così come uno che può essere autosufficiente, sussistente in se stesso, che non ha bisogno di nessuno, che si ama eternamente, che ha come amato Colui che solo lo può amare” , il Figlio e che questo amore che condivide con il Figlio è sempre con loro ed è lo Spirito: “Io non ho bisogno di te” questo vuole dirti Dio: “E sai che cosa ho fatto? Siccome non ho bisogno di te, per farti capire che ti amavo, mi sono fatto uno bisognoso di te. Mi sono messo la tua carne, perché tu capissi che io non amo le cose … io amo tutto ciò che ho creato”, allora guarda bene, il Padre nella presenza dello Spirito come di una colomba, non perché sia un uccello lo Spirito ma perché lo Spirito aleggia sulle acque fin dalla creazione e su queste acque aleggia, quelle della conversione, su quest’acqua della morte aleggia lo Spirito per darti uno Spirito che non muoia mai, allora il Padre dice: “Io, lo Spirito ed il Figlio, abbiamo scelto di abitare in mezzo a voi, guarda, come un seme noi ci doniamo, come un seme io mi dono nella tua vita, mi lascio seppellire nel solco della tua storia, come la pioggia e la neve, diceva la parola, scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver fecondato e fatto germogliare la terra, così questa mia parola non tornerà a me senza aver prodotto ciò per cui l’ho mandata e se io sono entrato nella tua vita e ti ho riscattato, se ho riconosciuto l’immagine che portavi di me anche quando tu peccavi l’ho riconosciuta e se per riscattarla ho dato quanto avevo di più caro cioè tutto il mio progetto, che è il mio Figlio, vuol dire che io ti amo, senza riserve!”, qual è l’obiezione? L’obiezione è: “Signore ma se tu mi ami, mi ami nel tuo figlio, perché mi lasci in mezzo al dolore? Perché mi lasci in mezzo alle contraddizioni di questo tempo? Perché mi abbandoni nella malattia? Perché sembra che proprio nella morte io non riesca più a vederti? Eppure tu eri mio intimo, anzi intimo a me più di me stesso (S. Agostino), come è possibile che io non ti abbia riconosciuto?”, perché probabilmente la scelta di entrare in quest’acqua tu non l’hai ancora fatta, questo Battesimo ti è stato donato ma lo Spirito che parla al tuo spirito non trova ancora un cuore pronto per conoscerlo, allora fa che sia oggi, fa che sia questo il momento, dice Isaia (Is 49,8; 2Cor 6,2): “Questo è il momento della salvezza questo è il giorno, considera questa offerta gratuita, vivila come una grazia, lasciala agire dentro la tua vita” e semmai, se proprio ti interessa vederlo, controlla tu con i tuoi occhi, con la tua mente, con il tuo cuore, come questa parola ti trasforma, dove ti sta portando, come ti salva, come ti riscatta, fino al giorno glorioso in cui non ti vergognerai più, né delle tue brutte passione, né dei tuoi peccati, non ti vergognerai più, perché vedrai Dio faccia a faccia, sai cosa vuol dire vedere Dio faccia a faccia? Vuol dire che o tu sei diventato come lui o lui è diventato come te se no come fai a vederlo faccia a faccia, faccia a faccia vuol dire che uno ha una faccia e l’altro ha un’altra faccia davanti a lui, chiaro? Ora se lui ha detto che: “Mi vedrai faccia a faccia” e tu la sua ancora non ce l’hai, lui che farà? Prende la faccia tua e si mostra con la tua faccia, finché tu non prenda la sua faccia, per questo noi diciamo nel salmo: “Facci conoscere il tuo volto, mostraci il tuo volto e saremo salvi” (Sal 79), perché? Perché quando ci mostrerai il tuo volto noi capiremo che anche nel dolore, anche nella sofferenza, anche nella morte in croce, anche nell’obbedienza fino a questo punto, risplende la tua vita eterna, la tua bellezza, la tua grandezza e la tua onnipotenza e noi di questo ci fideremo, ci fideremo quando? Oggi? Qua in questa liturgia che celebriamo nell’Eucarestia? Anche, ma da questa liturgia noi ci fideremo per tutta la liturgia di domani dopo domani e ancora e ancora, quella che svolgeremo dentro la nostra vita, dentro le nostre relazioni, nelle nostre speranze, nel nostro lavoro, perfino nelle disillusioni, nei tradimenti, nelle nostre solitudini, nel dolore, in tutto ciò che ci riguarda. Un’affermazione sta correndo sulle labbra di molti uomini oggi, già da ieri, una formula di identità: “Io sono … questo” in francese, ma io preferisco dire: “Io sono amato, io sono salvato, io sono di Cristo e Cristo è di Dio (1Cor 3,23) e non sono più io che vivo ma Cristo vive in me e questa vita che vivo nella carne la vivo non nelle immagini delle vignette ma nella fede in Cristo Gesù che ha dato la sua vita per me (Gal 2,20), questo credo, questo spero, questo desidero fino alla fine dei giorni e spero di condividerlo con te per sempre”.

Sia lodato Gesù Cristo.

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