Tutti i Santi

Anno Liturgico B
01 Novembre 2015

Giorno di Ognissanti

Messa della mattina

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Alleluia, alleluia.
Venite a me,
voi tutti che siete stanchi e oppressi,
e io vi darò ristoro.
Alleluia.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,1-12)

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

PRIMA LETTURA – Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (Ap 7,2-4.9-14)

Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».
E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele.
Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».
E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen».
Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».

Dal Salmo 23
R. Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore.

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito. R.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli. R.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. R.

SECONDA LETTURA – Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1Gv 3,1-3)

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Credo nella comunione dei santi”
Santa Caterina da Siena (1347-1380), terziaria domenicana, dottore della Chiesa.
Dialogo della Divina Provvidenza, cap. 41

Dio ha detto a santa Caterina: L’anima giusta che ha finito la sua vita nella carità è ormai incatenata nell’amore e non può più crescere in virtù; è passato il tempo. Ma essa può sempre amare dell’amore che aveva quando è venuta a me, e questa è la misura del suo amore (Lc 6,38). Sempre mi desidera, sempre mi ama, e il suo desiderio non è mai sazio: ha fame ed è saziata; saziata, ha ancora fame; sfugge alla nausea della sazietà come alla sofferenza della fame. Nell’amore i beati godono della mia vita eterna, nell’amore partecipano a quel bene che io possiedo in me e che comunico a ciascuno di loro secondo la loro misura; questa misura è il grado di amore che avevano quando sono venuti a me.

Perché sono rimasti nella mia carità e nella carità per il prossimo, e poiché sono uniti nella carità, ognuno si rallegra di partecipare al bene degli altri, oltre al bene universale che possiede. I santi condividono la gioia e la felicità degli angeli, in mezzo ai quali sono posti… Partecipano particolarmente anche alla felicità di coloro che amavano sulla terra più strettamente, con affetto particolare. Con questo amore crescevano insieme in grazia e in virtù; uno era per l’altro occasione di manifestare la mia gloria e di lodare il mio nome. Non hanno perso questo amore nell’eterna vita, lo conservano sempre. Anzi, esso fa sovrabbondare la loro felicità, con la gioia che ciascuno prova della felicità dell’altro.

TRASCRIZIONE dell’OMELIA

In verità ci sono già molti, come ci sono stati anche nei tempi passati, che danno la vita a causa della fede in Cristo, che vengono uccisi per l’amore che portano a Cristo, grazie alla loro preghiera noi viviamo, anche se non partecipiamo direttamente alle loro sofferenze, noi possiamo lodare Dio nelle nostre Eucarestie perché loro muoiono per noi, su queste colonne poggia il mondo, sono anch’essi tra i centoquarantaquattromila che lavano la loro vita dentro il sangue dell’Agnello, dentro la passione, morte e resurrezione del Cristo, per mostrare a tutto il mondo che Gesù Cristo è Dio e che il Regno è già in mezzo a noi. Ma vediamo insieme come entrare nella parola di questa festa, di questa solennità che noi oggi stiamo celebrando per cominciare a considerarla come una festa che ci riguarda e non come una memoria che riguarda altri, una casta prediletta di personaggi che hanno conquistato in qualche modo il Regno dei Cieli. Per entrare in questa parola io userei una chiave di lettura che è contenuta in questo elenco di beatitudini, quella che dice: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio” e vorrei che capissimo insieme che cosa si intende per “puri di cuore” perché noi abbiamo un’idea della purezza pagana, quella purezza è l’assenza di macchia e se fosse questo potevamo andarcene fuori porta stamattina che era meglio perché le macchie ce le abbiamo tutti, quando parliamo di purezza parliamo di un’altra cosa, ce lo spiega molto bene la Lettera di Giovanni che abbiamo ascoltato questa mattina quando dice: “Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio”, sai cosa vuol dire no? “Fin d’ora non siamo più schiavi”, perché sei un battezzato, lui sta scrivendo a dei battezzati, quando gli autori delle Lettere dicono: “Carissimi”, non si riferiscono al mondo di fuori, si riferiscono a dei battezzati, allora voi che siete “Carissimi”, sappiate che noi già siamo figli di Dio, prova ne è che possiamo dire “Padre Nostro che sei nei cieli”, cioè possiamo riferirci a lui senza paura, senza difficoltà, tuttavia ciò che siamo veramente ancora non si è svelato, ancora non è venuto alla luce totalmente, perché? Me ne accorgo, porto il Battesimo al centro della mia vita, so che il Battesimo mi ha riscattato dalla morte e dal peccato eppure mi scopro tanto meschino, tanto misero, tanto in difficoltà in tante occasioni della mia vita. Dunque so qual è la mia sorte, so qual è la caparra che mi è stata versata, dice San Paolo: “Altri non è che lo Spirito Santo” (2Cor 1,22), questa caparra, eppure vedo ancora tanta difficoltà ad aderire a questo progetto. Allora dice Giovanni: “Però noi sappiamo che quando egli si sarà manifestato noi saremo simili a lui”, questa è la fonte della speranza, guarda bene cosa vuol dire, prima di tutto guardiamo che cosa ti ha detto il diavolo , il diavolo ti ha detto: “Guarda che quando vedrai il Signore tu tremerai per i tuoi peccati, lui ti punirà perché ti ha trovato indegno”, Giovanni dice: “Quando lui si rivelerà, si mostrerà com’è, noi saremo meravigliati perché ci accorgeremo di essere come lui” e “Come è successo?” direbbero quelli che sono messi alla destra quando Dio dice: “Venite benedetti del Padre mio perché quando ero povero, quando avevo fame, quando avevo sete …” (Mt 25,31-45) e loro diranno: “Ma quand’è che noi siamo stati simili a te?”, “Quando vi siete lasciati purificare dalla realtà dei sacramenti, quando vi siete lasciati raggiungere dalla grazia, quando non avete opposto resistenza e siete stati umili e vi siete confessati e siete ritornati a me con tutto il cuore, anche se aveste peccato settanta volte (Mt 18,22) siete stati perdonati molto di più”. “Quando lui si sarà manifestato noi ci scopriremo”, noi battezzati e che viviamo la vita sacramentale, “simili a lui” come è stato possibile non ce ne siamo neanche accorti, “perché lo vedremo come egli è” lo vedremo come Egli è, e già ma come è lui? Lui era un Dio, era un Dio lontano potevamo pensare ma uno che si è incarnato, si è reso riconoscibile, si è reso incontrabile, ci è apparso come eravamo noi, non ci ha messi a disagio, non ci ha messi in difficoltà, già allora noi lo vedevamo e ci sentivamo parte di lui, quando lo vedremo ancora ci accorgeremo che veramente siamo parte di lui, perché? Perché lui è stato parte di noi, anzi, tutto di noi, in questo modo ci ha purificato, ci siamo accostati all’Eucarestia per essere infettati dalla sua grazia, per essere totalmente riempiti fino alle fibre più profonde della sua santità e questa santità è più forte del tuo peccato, questa divinità che lui costantemente ci offre nell’Eucarestia è più grande delle tue poche speranze, la sua gloria ama risplendere nell’uomo vivente, dice S. Ireneo di Lione. Dice Giovanni: “Allora quando è così, quando so che questa è la mia speranza e cioè che tu mi incontrerai, non mi condannerai perché io tutta la vita ho cercato di lavare le mie vesti nel tuo sangue, perché quando ero messo in difficoltà ho accettato l’umiliazione, perché quando tu mi hai rialzato ho cercato di diventare un operatore di pace, perché ho atteso la tua giustizia e non quella degli uomini, perché io mi sono affidato a te e non ai miei ragionamenti, perché io ho lasciato ogni preoccupazione per le cose ed ho gustato la beatitudine del tuo regno già nella mia vita, nella vita sacramentale, allora se questa è la speranza io purifico me stesso cioè mi allontano ancora di più dal modo di pensare del mondo, la smetto una buona volta con le logiche stolte di questo mondo, che giudicano, che mormorano, che criticano, che derubano l’identità, che uccidono la dignità dell’altro, quelle logiche che non costruiscono la pace, che non mostrano la bellezza del volto del Figlio di Dio ma generano odio, divisione, separazione, gelosie, invidie e poi omicidi e poi ogni nefandezza. Siccome tu che sei puro vieni a me e non ti preoccupi di sporcarti con il mio peccato, io mi metterò in cammino verso di te, qua scoprirò la beatitudine. Dice l’Apocalisse che abbiamo ascoltato nella Prima Lettura, che Dio aspetta a fare giustizia nella storia, che ferma la mano degli angeli dell’Apocalisse, che non distrugge le cose, perché? Perché c’è un cuore nella storia che è il cuore dei credenti che è la sua Chiesa, non la cupola di San Pietro, la sua Chiesa, i credenti, questo cuore mantiene in vita tutto il corpo il cui capo è Cristo (Ef 4,15) e noi siamo le sue membra, siamo i tralci, siamo il canale attraverso il quale questa grazia passa e raggiunge quelli che fino adesso ai tenuti lontani e raggiunge quelli che ti hanno fatto del male perché guariscano e raggiunge quelli che sono disperati perché tornino a nutrire speranza nella misericordia di Dio e in fin dei conti non è questo quello che ci prepariamo a celebrare? Un anno di misericordia del Signore, questo non è stato ancora detto, io vorrei che ti svegliassi, il Papa dice che apriamo un anno della misericordia, chi è che l’aveva detto? Gesù nella sinagoga di Nazareth (Lc 4,14-30): “Sono venuto ad inaugurare un anno di misericordia del Signore”, citando Isaia (Is 61,1-2), non gli hanno voluto credere ma quell’anno di misericordia del Signore voleva dire un anno giubilare, un anno di restituzione, un anno di grazia, un anno in cui finalmente il Regno di Dio si manifesta. Se vuoi prepararti, preparati a questo, se vuoi entrarci in questo anno entraci così, entrando in un anno in cui si compie il Regno di Dio, domandati semmai come puoi partecipare a questo compimento, come puoi entrarci in questo compimento ed in questo sta la tua beatitudine e la beatitudine dei perseguitati, la beatitudine dei lontani, dei poveri, di tutti è in questo, perché vedi, amico mio, quando tu ti accorgi a quale speranza sei chiamato, quella di guardare Cristo come te e non avere più paura di niente, non vergognarti più di niente finalmente, non più come Adamo che si nasconde e si mette addosso dei vestiti fragili come le foglie, finalmente sei rivestito della sua grazia, sei rivestito della sua santità, simile a lui come Egli è Dio quasi anche te fossi Dio come lui. Quando tu ragioni su queste cose che cosa sperimenta il tuo cuore? Non sperimenta forse la gioia? Non sperimenta forse il desiderio di entrarci veramente? Non pensi in cuor tuo: “Adesso la finisco con queste preoccupazioni che non servono a niente e mi dono al Signore”? Non ti viene in mente che certe logiche le puoi mettere da parte e dire: “Bene, si faccia la tua volontà proprio come in cielo si compia pure qua, pure nella terra fragile della mia esistenza”, non è questo che lo Spirito ti suggerisce e prega dentro di te? Allora guarda a questa bellezza oggi, a questa liturgia in cui abbiamo usato l’incenso perché è l’incenso, dice l’Apocalisse (Ap 5,8; 8,4), con il quale i santi pregano il Signore e lo onorano nella liturgia celeste, sono le preghiere di tutti gli uomini anche dei più lontani e diseredati, con questo incenso ci avviciniamo a questo trono di gloria perché ci sia riversata una misura pigiata, scossa e traboccante (Lc 6,38).

Sia lodato Gesù Cristo.

Messa Vespertina

 

TRASCRIZIONE dell’OMELIA (Messa Vespertina)

Tutte le volte che ascoltiamo l’elenco delle Beatitudini un sentimento contrastante ci apre da una parte la bellezza di questo arazzi che Gesù mette davanti ai nostri occhi, che riguarda appunto la beatitudine alla quale siamo chiamati anzi, che probabilmente già è dentro di noi, già in qualche modo ne partecipiamo, dall’altra probabilmente, la difficoltà che proviamo nel guardarci dentro questa logica delle Beatitudini, perché? Perché non ci sappiamo beati quando siamo poveri, perché non ci pensiamo beati quando saremo perseguitati, insomma perché c’è una divisione interiore che portiamo che ci impedisce di vedere queste beatitudini così come Gesù ce le ha prospettate. Che cosa ci impedisce veramente? Che cos’è che rende questa realtà così apparentemente poco credibile per noi o almeno cosa ci spaventa nel tentare di abitare queste dimensioni di beatitudine delle quali ci parla Gesù? Sapete, possiamo dire “Beati gli afflitti” ma chi di noi desidera essere afflitto pensando di sperimentarvi una beatitudine oggettiva? Nessuno. Allora io penso che una buona chiave di lettura per entrare in questo brano, in questa logica, sia quella che risiede in una beatitudine, come se fosse un diamante incastonato al centro di questa corona meravigliosa, è quella beatitudine che recita: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”. E allora avviciniamoci insieme a questa beatitudine, chiariamola con le parole di Giovanni l’evangelista, quest’uomo che è stato così vicino a Gesù. Ascoltate cosa dice Giovanni, sapete quando una Lettera comincia con “Carissimi”,si riferisce sempre ai battezzati, “Carissimi” quelli della chiesa no agli amici, “Carissimi”, quelli che hanno seminato in loro la speranza dal Battesimo, dice: “Vedete con quale grande amore ci ha amato il Padre per essere chiamati figli di Dio”, vi accorgete che il rapporto che avete con Dio non è il rapporto della religiosità naturale, dei sacrifici da fare davanti a un idolo sempre scontento da ingraziarsi, vedete che la prossimità con Dio è tale che ci fa sapere di essere figli, che lui per noi è un Padre ma lo siamo realmente”, perché lo dice “e lo siamo realmente”? Perché noi di questo non ci siamo accorti, lo sentiamo, lo percepiamo ma non lo sappiamo ratificare non riusciamo sempre a dire: “E’ così, veramente, sei un Padre, noi siamo tuoi figli dunque viviamo questa beatitudine”. Ora dice: “Non ragionate secondo il mondo perché il mondo non ci arriva a questo, non lo conosce quindi non capisce che cosa vuol dire essere figli. Noi siamo figli di Dio fin d’ora”, ma attenzione, “ciò che saremo veramente”, quello di cui parlavamo le beatitudini, “non è stato ancora rivelato, una cosa sappiamo”, dice Giovanni, “che quando egli si sarà manifestato noi saremo simili a lui”, questa sorpresa è al centro dell’annuncio, noi sappiamo che quando lui verrà, verrà come uno, come già è venuto, che non ci metterà in soggezione, che non ci giudicherà per la nostra fragilità, che non si rifarà sulla nostra infedeltà, noi sappiamo che incontreremo uno che apparirà di nuovo simile a noi. Ora se io attendo uno simile a me non posso temerlo, non posso pensare che mi farà del male, non posso pensare di non essere adeguato a lui, perché lui vorrà venirmi incontro simile a me ma dice questa espressione di Giovanni: “Noi saremo simili a lui perché lo vedremo come egli è” e ci accorgeremo che come egli è, pure noi siamo così, da battezzati lo siamo. Perché lo siamo? Perché noi la sua relazione con il Padre l’abbiamo ereditata, eravamo lontani, eravamo stranieri, lui ci ha fatto conoscere che eravamo figli, ci ha regalato questo dalla croce, dunque noi abbiamo saputo da allora di avere un rapporto speciale con Dio ma sarà una sorpresa vedere anche che pure noi siamo simili a lui, ci siamo sentiti inadeguati in questo mondo, ci siamo sentiti schiacciati, peccatori, qualche volta anche stupidi, insignificanti, pieni di contraddizioni, ci siamo dovuti nascondere tante volte a causa della nostra stoltezza, ma quel giorno davanti a lui, davanti a Cristo che torna potremo dire: “E’ vero, sei proprio come noi, ma anche noi siamo come te, ma cosa hai fatto in noi? Che cosa hai generato in noi? Veramente è una beatitudine, anzi, a partire da questa esperienza, dal vederti così vicino a me, prossimo a me più di me stesso, allora dirò che anche quando ero perseguitato tu eri con me, che anche quando ero afflitto tu eri presso di me, che anche quando sperimentavo la povertà, l’indigenza, le difficoltà, anche là tu eri con me, è vero eri con me, camminavi sulle strade della Galilea come un uomo come me e mi hai mostrato attraverso quel cammino una via aperta per raggiungere Dio, per tornare al Padre, mi hai fatto sentire nobilitato dall’essere figlio io che mi sentivo un peccatore lontano”. Ma questa scoperta che faccio mi fa chiedere veramente: “Ma come è stato possibile?”, sai, se lo sono chiesto anche quei personaggi della parabola che racconta Gesù (Mt 25,31-45): “Alla fine dei tempi verrà il Signore come un giudice e dirà ad alcuni: “Venite alla mia destra” e ad altri: “Andatevene alla mia sinistra” a quelli alla destra dirà: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete …”, vi ricordate? E quelli risponderanno: “Signore ma quando l’abbiamo fatto questo?”, saranno quasi inconsapevoli, pensa un po’ che dono ci ha fatto Dio, quello di poter fare il bene senza esserne consapevoli per non montare in superbia. Allora diremo: “Ma come hai operato questa trasformazione così che dal peccato mi hai fatto diventare un figlio eletto, prescelto, un figlio amato, un figlio perdonato, riconciliato, luogo della tua misericordia, come, come è stato possibile?”, allora tu ti manifesterai e mi dirai: “Si, veramente, ero con te quando eri afflitto, afflitto a causa delle tue colpe, ti sei recato al sacramento della penitenza ed io ti ho riconciliato, ti ho riconosciuto, ti ho ridato il tuo nome, ti ho ridato la dignità che avevi perduto. È vero, ti sei sentito un povero di spirito ma Io sono stato la tua ricchezza, quando? Quando hai assunto il mio corpo e ti sei lasciato totalmente invadere dalla mia santità, infettare dalla mia grazia e dalla mia gloria. Ti sembrava una cosa quasi normale avvicinarti alla Comunione nelle Messe della tua vita eppure Io avevo deciso di abitare dentro la tua vita e quando sei stato perseguitato Io ti ho confermato con il dono santo dello Spirito, del Sacro Crisma e attraverso quello ti sei ricordato che nessuno può toglierti la vita veramente perché appartiene a Dio anche se fossi perseguitato, insomma Io ti ho purificato, ti ho ridonato la somiglianza di cui porti l’immagine ora ti puoi guardare come eri veramente ai miei occhi fin dall’inizio della creazione quando ti ho pensato a immagine e somiglianza della mia gloria, ti restituisco una vista pulita, ti restituisco la possibilità di incontrarti proprio al centro di questo rapporto di amore che ho siglato con il sangue sulla croce”. E dice Giovanni: “Chiunque ha questa speranza”, chi vede dentro di sé, in mezzo alle contraddizioni che vive, almeno una fiammella, un lucignolo fumigante direbbe Isaia (Is 42,1-4), che il Messia non spegnerà, chi si accorge di avere anche una sola scintilla di questo amore, di questa speranza, allora che fa? Non dubita più, non si dispera: “Chiunque ha questa speranza in lui purifica se stesso come egli è puro” cioè volentieri si avvicina alla realtà sacramentale, se ne lascia abitare perché questa gradualmente trasformi tutta la sua vita, non solo i suoi pensieri, le sue emozioni e i suoi desideri, ma anche le sue relazioni, anche quello che esce dalle sue mani, perché possiamo dire come diciamo in ogni Eucarestia che questo pane e questo vino sono si il frutto della terra ma sono anche del lavoro dell’uomo, veramente vengono da te che sei creatore di tutte le cose, ma sono anche frutto del nostro piccolo sforzo; così ci hai amati e hai distillato, nella nostra fragilità, la capacità di compiere le tue opere, di saperci figli anche noi come il tuo Figlio, predisposti a fare le opere predestinate per la nostra salvezza. E così noi guardiamo ai santi, guardiamo a quei centoquarantaquattromila, le colonne del mondo diremmo, mica centoquarantaquattromila sono tutto il mondo, il mondo sono miliardi di uomini, ma su queste poche colonne tutto sommato poggia la salvezza del mondo. Quale fu il loro merito? Essere stati buoni? No, il loro merito fu quello di aver capito che erano chiamati a vivere e a morire per la salvezza del mondo, il loro merito fu quello d’avere capito da Dio, per mezzo di Gesù Cristo e la presenza dello Spirito, qual’era la loro vocazione, che implicazioni aveva nella storia, come a partire dalla loro sofferenza si sarebbe operato un anno di grazia del Signore, pensa, proprio quello che lesse Gesù nel rotolo di Isaia quel giorno quando andò nella sinagoga di Nazareth (Lc 4,14-20) come questa la sinagoga di Nazareth, dove tutti stiamo a casa nostra, in chiesa che vuoi sentire? Le parole della chiesa, ma se uno dice: “Bene, quest’anno di misericordia del Signore è arrivato”, come ha detto Gesù quel giorno, tutti si scandalizzano perché dicono: “Ma non è possibile”, eppure proprio oggi questo anno di misericordia del Signore si apre per te, con il Giubileo della Misericordia si apre un tempo giubilare, un tempo in cui il Messia tornerà, un tempo in cui il Messia leggerà di nuovo le nostre istanze profonde e le porterà a Dio e noi lo conosceremo come egli è, che vuol dire che siamo prossimi alla fine del mondo? Non raccontate questo in giro, siamo prossimi a Dio ed egli si fa prossimo a noi, qua è la nostra santità, questo condividiamo con quelli che intercedono per noi nella comunione dei santi, quelli che ci hanno preceduto, quelli che sono nascosti in mezzo a noi e vivono la loro santità comunque, questa speranza condividiamo, la condividiamo in virtù della carità che non avrà mai fine, che ci fa riconoscere già oggi e domani ci troverà familiari di Dio, familiari dei santi, colonne portanti della storia, umili servitori del Padre del Signore nostro Gesù Cristo.

Amen

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