Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli
LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura
Alleluia, alleluia.
Questa è la volontà del Padre mio:
che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna;
e io lo risusciterò nell’ultimo giorno, dice il Signore.
Alleluia.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,37-40)
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
PRIMA LETTURA – Dal libro di Giobbe (Gb 19,1.23-27)
Rispondendo Giobbe prese a dire:
«Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
fossero impresse con stilo di ferro e con piombo,
per sempre s’incidessero sulla roccia!
Io so che il mio redentore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà strappata via,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò, io stesso,
i miei occhi lo contempleranno e non un altro».
Dal Salmo 26
R. Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi.
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura? R.
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario. R.
Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto. R.
Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. R.
SECONDA LETTURA – Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 5,5-11)
Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.
LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare
“Vedendo la vedova, il Signore… le disse: ‘Non piangere’ » (Lc 7,13)”
San Braulio di Saragozza (ca 590-651), vescovo
Lettere, 19; PL 80, 665
La speranza di tutti i credenti, Cristo, chiama i trapassati «dormienti», non «morti»; dice infatti: «Il nostro amico Lazzaro s’è addormentato» (Gv 11,11). Ma anche l’apostolo Paolo non vuole che ci rattristiamo «su quelli che si sono addormentati» (1 Ts 4,13) e quindi, se teniamo per fede che «tutti i credenti» in Cristo, come dice il Vangelo, non «moriranno per sempre» (Gv 11,26), sappiamo ancora per fede che neanche lui è morto per sempre e nemmeno noi moriremo. Perché «il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio discenderà dal cielo e i morti in lui risorgeranno» (1 Ts 4,16). Ci animi dunque la speranza della risurrezione, perché coloro che ora perdiamo, li rivedremo; basta che crediamo fermamente in lui, obbedendo ai suoi precetti. Egli è l’onnipotente e per questo è più facile a lui risuscitare i morti che a noi svegliare quelli che dormono.
Tuttavia ecco che, mentre da una parte facciamo queste affermazioni, dall’altra, portati da non so quale sentimento, ci sfoghiamo in lacrime. Certe nostre nostalgie e certi stati d’animo poi tendono e intaccare la nostra fede. È questo purtroppo il prezzo che dobbiamo pagare alla miseria della nostra condizione umana. Ma nulla ci smuova. Sappiamo infatti che senza Cristo tutto quello che esiste e tutta la nostra vita non è che vanità. O morte, tu che separi i coniugi e, dura e crudele quale sei, dividi coloro che sono uniti dall’amicizia, sappi che è già infranto il tuo dominio. È già spezzato il tuo giogo da colui che ti minacciava con il grido di Osea: «O morte, sarò la tua morte!» (Os 13,14 Volg). Perciò con l’apostolo Paolo ti scherniamo: «Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?» (1 Cor 15,55). Quello stesso che ti ha vinto ci ha redento. Egli ha consegnato la sua vita preziosa nelle mani degli empi, per cambiare gli empi in amici diletti.
Lunghe sarebbero e numerose le citazioni che si potrebbero trarre dalle divine Scritture a comune conforto. Ma ci basti la speranza della risurrezione e volgere lo sguardo alla gloria del nostro Redentore, nel quale noi riteniamo per fede di essere già risorti, secondo la parola dell’apostolo Paolo: «Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui» (2 Ts 2,11).
Trascrizione dell’Omelia
In verità ci sono già molti, come ci sono stati anche nei tempi passati, che danno la vita a causa della fede in Cristo, che vengono uccisi per l’amore che portano a Cristo, grazie alla loro preghiera noi viviamo, anche se non partecipiamo direttamente alle loro sofferenze, noi possiamo lodare Dio nelle nostre Eucarestie perché loro muoiono per noi, su queste colonne poggia il mondo, sono anch’essi tra i centoquarantaquattromila che lavano la loro vita dentro il sangue dell’Agnello, dentro la passione, morte e resurrezione del Cristo, per mostrare a tutto il mondo che Gesù Cristo è Dio e che il Regno è già in mezzo a noi. Ma vediamo insieme come entrare nella parola di questa festa, di questa solennità che noi oggi stiamo celebrando per cominciare a considerarla come una festa che ci riguarda e non come una memoria che riguarda altri, una casta prediletta di personaggi che hanno conquistato in qualche modo il Regno dei Cieli. Per entrare in questa parola io userei una chiave di lettura che è contenuta in questo elenco di beatitudini, quella che dice: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio” e vorrei che capissimo insieme che cosa si intende per “puri di cuore” perché noi abbiamo un’idea della purezza pagana, quella purezza è l’assenza di macchia e se fosse questo potevamo andarcene fuori porta stamattina che era meglio perché le macchie ce le abbiamo tutti, quando parliamo di purezza parliamo di un’altra cosa, ce lo spiega molto bene la Lettera di Giovanni che abbiamo ascoltato questa mattina quando dice: “Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio”, sai cosa vuol dire no? “Fin d’ora non siamo più schiavi”, perché sei un battezzato, lui sta scrivendo a dei battezzati, quando gli autori delle Lettere dicono: “Carissimi”, non si riferiscono al mondo di fuori, si riferiscono a dei battezzati, allora voi che siete “Carissimi”, sappiate che noi già siamo figli di Dio, prova ne è che possiamo dire “Padre Nostro che sei nei cieli”, cioè possiamo riferirci a lui senza paura, senza difficoltà, tuttavia ciò che siamo veramente ancora non si è svelato, ancora non è venuto alla luce totalmente, perché? Me ne accorgo, porto il Battesimo al centro della mia vita, so che il Battesimo mi ha riscattato dalla morte e dal peccato eppure mi scopro tanto meschino, tanto misero, tanto in difficoltà in tante occasioni della mia vita. Dunque so qual è la mia sorte, so qual è la caparra che mi è stata versata, dice San Paolo: “Altri non è che lo Spirito Santo” (2Cor 1,22), questa caparra, eppure vedo ancora tanta difficoltà ad aderire a questo progetto. Allora dice Giovanni: “Però noi sappiamo che quando egli si sarà manifestato noi saremo simili a lui”, questa è la fonte della speranza, guarda bene cosa vuol dire, prima di tutto guardiamo che cosa ti ha detto il diavolo , il diavolo ti ha detto: “Guarda che quando vedrai il Signore tu tremerai per i tuoi peccati, lui ti punirà perché ti ha trovato indegno”, Giovanni dice: “Quando lui si rivelerà, si mostrerà com’è, noi saremo meravigliati perché ci accorgeremo di essere come lui” e “Come è successo?” direbbero quelli che sono messi alla destra quando Dio dice: “Venite benedetti del Padre mio perché quando ero povero, quando avevo fame, quando avevo sete …” (Mt 25,31-45) e loro diranno: “Ma quand’è che noi siamo stati simili a te?”, “Quando vi siete lasciati purificare dalla realtà dei sacramenti, quando vi siete lasciati raggiungere dalla grazia, quando non avete opposto resistenza e siete stati umili e vi siete confessati e siete ritornati a me con tutto il cuore, anche se aveste peccato settanta volte (Mt 18,22) siete stati perdonati molto di più”. “Quando lui si sarà manifestato noi ci scopriremo”, noi battezzati e che viviamo la vita sacramentale, “simili a lui” come è stato possibile non ce ne siamo neanche accorti, “perché lo vedremo come egli è” lo vedremo come Egli è, e già ma come è lui? Lui era un Dio, era un Dio lontano potevamo pensare ma uno che si è incarnato, si è reso riconoscibile, si è reso incontrabile, ci è apparso come eravamo noi, non ci ha messi a disagio, non ci ha messi in difficoltà, già allora noi lo vedevamo e ci sentivamo parte di lui, quando lo vedremo ancora ci accorgeremo che veramente siamo parte di lui, perché? Perché lui è stato parte di noi, anzi, tutto di noi, in questo modo ci ha purificato, ci siamo accostati all’Eucarestia per essere infettati dalla sua grazia, per essere totalmente riempiti fino alle fibre più profonde della sua santità e questa santità è più forte del tuo peccato, questa divinità che lui costantemente ci offre nell’Eucarestia è più grande delle tue poche speranze, la sua gloria ama risplendere nell’uomo vivente, dice S. Ireneo di Lione. Dice Giovanni: “Allora quando è così, quando so che questa è la mia speranza e cioè che tu mi incontrerai, non mi condannerai perché io tutta la vita ho cercato di lavare le mie vesti nel tuo sangue, perché quando ero messo in difficoltà ho accettato l’umiliazione, perché quando tu mi hai rialzato ho cercato di diventare un operatore di pace, perché ho atteso la tua giustizia e non quella degli uomini, perché io mi sono affidato a te e non ai miei ragionamenti, perché io ho lasciato ogni preoccupazione per le cose ed ho gustato la beatitudine del tuo regno già nella mia vita, nella vita sacramentale, allora se questa è la speranza io purifico me stesso cioè mi allontano ancora di più dal modo di pensare del mondo, la smetto una buona volta con le logiche stolte di questo mondo, che giudicano, che mormorano, che criticano, che derubano l’identità, che uccidono la dignità dell’altro, quelle logiche che non costruiscono la pace, che non mostrano la bellezza del volto del Figlio di Dio ma generano odio, divisione, separazione, gelosie, invidie e poi omicidi e poi ogni nefandezza. Siccome tu che sei puro vieni a me e non ti preoccupi di sporcarti con il mio peccato, io mi metterò in cammino verso di te, qua scoprirò la beatitudine. Dice l’Apocalisse che abbiamo ascoltato nella Prima Lettura, che Dio aspetta a fare giustizia nella storia, che ferma la mano degli angeli dell’Apocalisse, che non distrugge le cose, perché? Perché c’è un cuore nella storia che è il cuore dei credenti che è la sua Chiesa, non la cupola di San Pietro, la sua Chiesa, i credenti, questo cuore mantiene in vita tutto il corpo il cui capo è Cristo (Ef 4,15) e noi siamo le sue membra, siamo i tralci, siamo il canale attraverso il quale questa grazia passa e raggiunge quelli che fino adesso ai tenuti lontani e raggiunge quelli che ti hanno fatto del male perché guariscano e raggiunge quelli che sono disperati perché tornino a nutrire speranza nella misericordia di Dio e in fin dei conti non è questo quello che ci prepariamo a celebrare? Un anno di misericordia del Signore, questo non è stato ancora detto, io vorrei che ti svegliassi, il Papa dice che apriamo un anno della misericordia, chi è che l’aveva detto? Gesù nella sinagoga di Nazareth (Lc 4,14-30): “Sono venuto ad inaugurare un anno di misericordia del Signore”, citando Isaia (Is 61,1-2), non gli hanno voluto credere ma quell’anno di misericordia del Signore voleva dire un anno giubilare, un anno di restituzione, un anno di grazia, un anno in cui finalmente il Regno di Dio si manifesta. Se vuoi prepararti, preparati a questo, se vuoi entrarci in questo anno entraci così, entrando in un anno in cui si compie il Regno di Dio, domandati semmai come puoi partecipare a questo compimento, come puoi entrarci in questo compimento ed in questo sta la tua beatitudine e la beatitudine dei perseguitati, la beatitudine dei lontani, dei poveri, di tutti è in questo, perché vedi, amico mio, quando tu ti accorgi a quale speranza sei chiamato, quella di guardare Cristo come te e non avere più paura di niente, non vergognarti più di niente finalmente, non più come Adamo che si nasconde e si mette addosso dei vestiti fragili come le foglie, finalmente sei rivestito della sua grazia, sei rivestito della sua santità, simile a lui come Egli è Dio quasi anche te fossi Dio come lui. Quando tu ragioni su queste cose che cosa sperimenta il tuo cuore? Non sperimenta forse la gioia? Non sperimenta forse il desiderio di entrarci veramente? Non pensi in cuor tuo: “Adesso la finisco con queste preoccupazioni che non servono a niente e mi dono al Signore”? Non ti viene in mente che certe logiche le puoi mettere da parte e dire: “Bene, si faccia la tua volontà proprio come in cielo si compia pure qua, pure nella terra fragile della mia esistenza”, non è questo che lo Spirito ti suggerisce e prega dentro di te? Allora guarda a questa bellezza oggi, a questa liturgia in cui abbiamo usato l’incenso perché è l’incenso, dice l’Apocalisse (Ap 5,8; 8,4), con il quale i santi pregano il Signore e lo onorano nella liturgia celeste, sono le preghiere di tutti gli uomini anche dei più lontani e diseredati, con questo incenso ci avviciniamo a questo trono di gloria perché ci sia riversata una misura pigiata, scossa e traboccante (Lc 6,38).
Sia lodato Gesù Cristo.