Santi Pietro e Paolo Apostoli

30 Giugno 2025

Tu sei Pietro, a te darò le chiavi del regno dei cieli.

 

MESSA DEL GIORNO – LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 16,13-19)

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

PRIMA LETTURADagli Atti degli Apostoli (At 12,1-11)

In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa. Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, fece arrestare anche Pietro. Erano quelli i giorni degli Àzzimi. Lo fece catturare e lo gettò in carcere, consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua.
Mentre Pietro dunque era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui. In quella notte, quando Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro, piantonato da due soldati e legato con due catene, stava dormendo, mentre davanti alle porte le sentinelle custodivano il carcere.
Ed ecco, gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: «Àlzati, in fretta!». E le catene gli caddero dalle mani. L’angelo gli disse: «Mettiti la cintura e légati i sandali». E così fece. L’angelo disse: «Metti il mantello e seguimi!». Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si rendeva conto che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell’angelo: credeva invece di avere una visione.
Essi oltrepassarono il primo posto di guardia e il secondo e arrivarono alla porta di ferro che conduce in città; la porta si aprì da sé davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l’angelo si allontanò da lui.
Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora so veramente che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che il popolo dei Giudei si attendeva».

Parola di Dio.

Dal Salmo 33 (34) .
Il Signore mi ha liberato da ogni paura. R..

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. R

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato. R.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce. R.

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia. R.

SECONDA LETTURA Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo (2Tm 4,6-8.17-18)

Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.
Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Noi predichiamo Cristo a tutta la terra”.
Dai «Discorsi» di Paolo VI, papa

«Guai a me se non predicassi il Vangelo!» (1 Cor 9, 16). Io sono mandato da lui, da Cristo stesso per questo. Io sono apostolo, io sono testimone. Quanto più è lontana la meta, quanto più difficile è la mia missione, tanto più urgente è l’amore che a ciò mi spinge. Io devo confessare il suo nome: Gesù è il Cristo, Figlio di Dio vivo (cfr. Mt 16, 16). Egli è il rivelatore di Dio invisibile, è il primogenito d’ogni creatura (cfr. Col 1, 15). È il fondamento d’ogni cosa (cfr. Col 1, 12). Egli è il Maestro dell’umanità, e il Redentore. Egli è nato, è morto, è risorto per noi. Egli è il centro della storia e del mondo. Egli è colui che ci conosce e che ci ama. Egli è il compagno e l’amico della nostra vita. Egli è l’uomo del dolore e della speranza. È colui che deve venire e che deve un giorno essere il nostro giudice e, come noi speriamo, la pienezza eterna della nostra esistenza, la nostra felicità. Io non finirei più di parlare di lui. Egli è la luce, è la verità, anzi egli è «la via, la verità, la vita» (Gv 14, 6). Egli è il pane, la fonte d’acqua viva per la nostra fame e per la nostra sete, egli è il pastore, la nostra guida, il nostro esempio, il nostro conforto, il nostro fratello. Come noi, e più di noi, egli è stato piccolo, povero, umiliato, lavoratore e paziente nella sofferenza. Per noi egli ha parlato, ha compiuto miracoli, ha fondato un regno nuovo, dove i poveri sono beati, dove la pace è principio di convivenza, dove i puri di cuore e i piangenti sono esaltati e consolati, dove quelli che aspirano alla giustizia sono rivendicati, dove i peccatori possono essere perdonati, dove tutti sono fratelli.
Gesù Cristo: voi ne avete sentito parlare, anzi voi, la maggior parte certamente, siete già suoi, siete cristiani. Ebbene, a voi cristiani io ripeto il suo nome, a tutti io lo annunzio: Gesù Cristo è il principio e la fine; l’alfa e l’omega. Egli è il re del nuovo mondo. Egli è il segreto della storia. Egli è la chiave dei nostri destini. Egli è il mediatore, il ponte fra la terra e il cielo; egli è per antonomasia il Figlio dell’uomo, perché egli è il Figlio di Dio, eterno, infinito; è il Figlio di Maria, la benedetta fra tutte le donne, sua madre nella carne, madre nostra nella partecipazione allo Spirito del Corpo mistico.
Gesù Cristo! Ricordate: questo è il nostro perenne annunzio, è la voce che noi facciamo risuonare per tutta la terra, e per tutti i secoli dei secoli.

Trascrizione dell’Omelia.

Chissà che cosa avrà pensato Pietro in quei gironi in cui era rinchiuso nella prigione a Gerusalemme, come abbiamo ascoltato nella Prima Lettura, quando poi fu liberato miracolosamente e insomma predica anche a tutti quelli che assistono, egli stesso stupito di questa cosa che e’ accaduta? Chissà se avrà ricordato quelle parole che Gesù gli ha detto: “Io ti do le chiavi del regno se tu chiudo o se tu apri …”, insomma lui si trovava chiuso in una prigione, queste parole sarebbero state per lui la speranza di una liberazione certa o sarebbe rimasto ancora nel timore di non farcela davanti a quelle autorità di Gerusalemme che stavano invece combattendo contro di lui e contro la chiesa nascente? E si sarà ricordato di quando Gesù gli ha detto quelle parole: “Beato tu Pietro figlio di Giona, perché ne’ la carne ne’ il sangue te lo ha rivelato, ma il Padre mio ti ha rivelato questa rivelazione importante, cioè che tu hai compreso chi sono io, il Santo, il Santo di Dio, il Messia, il Cristo così come hai detto”? Se ne sarà ricordato quella sera quando una donna e poi un altro, passando gli hanno chiesto: “Tu pure stavi con loro?” e lui gli ha detto: “No, io non lo conosco”, “Come no? Ti abbiamo visto”, “No, non c’ero” e ancora: “Tu eri uno dei suoi”, “Io non conosco quell’uomo!”, te lo immagini? Non solo, ma su questo personaggio così contradditorio già fin dall’inizio, dalla pesca miracolosa in Galilea, quando davanti allo spettacolo di così tanti pesci aveva detto a Gesù, tu gli avresti detto: “Ah, Gesù rimani sempre con me!”, lui gli aveva detto: “Allontanati da me perché sono un peccatore, siamo diversi, io non posso entrare in questa cosa che non capisco, questa pesca miracolosa mi spaventa”? Che cosa sarà passato nell’animo di quest’uomo nel corso di tutta la sua esistenza? E quando si sarà ricordato della figlia di Giairo che era resuscitata e di quell’uomo che aveva acquistato la vista che non l’aveva mai avuta, insomma tutti quei prodigi che aveva visto compiere dal suo Signore? Eppure tutta questa memoria lo accompagnerà fino alla fine, fino al giorno in cui noi celebriamo la sua morte, cioè la sua nascita alla vita eterna, noi li accomuniamo anche se sono morti in giorni ed in tempi diversi, Pietro e Paolo qui a Roma hanno dato la loro vita come martiri di questa esperienza grandiosa con il Figlio di Dio, si sarà ricordato di queste cose e avrà detto: “Bene, l’anima mia e’ pronta, posso venire, posso entrare anche io nel regno che mi hai promesso”. E così Paolo. Paolo pure e’ in carcere quando scrive queste parole a Timoteo, anche lui si trova in una condizione che non si sarebbe mai immaginato, lui aveva messo in carcere altra gente perché erano seguaci di Cristo, lui da fariseo si era messo contro di loro, addirittura servendo la Legge, cioè mostrando fedeltà alla Torah, aveva messo altri nelle condizioni di stare male, di stare in prigione, di essere condannati in qualche modo. Che cosa sarà stata l’esperienza di Paolo, quando finalmente dirà: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me, anzi questa vita che vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio che ha dato Se Stesso per me. Per me il vivere e’ Cristo e morire un guadagno” dirà. Queste espressioni sulle sue labbra, sono quello che noi sappiamo di lui come abbiamo saputo anche di Pietro. Dunque noi celebriamo, si certamente il giorno del loro martirio, giorno in cui hanno proferito davanti agli uomini, davanti alle autorità pagane, la loro fede in Cristo, ma loro non erano eroi, erano martiri, sapete, gli eroi si inventano l’atto eroico nel momento in cui lo celebrano, i martiri invece portano con sé un cammino, anche lacerante, di esperienza della verità e desiderano portarlo fino alla fine. Alla fine, quando gli si chiederà’ la vita, non gli sembrerà cosa più naturale che dire: “Amen” e fidarsi totalmente e consegnare la propria esistenza come sapevano che il loro Maestro aveva fatto quel giorno. Noi celebriamo questo, celebriamo cioè un paradosso, non la gloria di santissimi protettori taumaturghi come ci piace fare con gli altri santi, noi celebriamo il piano di Dio che decide di poggiare sulla fragilità dell’uomo, perché Pietro e’ stato fragile, lui ha tradito il Cristo come Giuda, almeno Giuda lo ha fatto con le autorità, lui l’ha fatto con i passanti, gente da quattro soldi, ma lo ha tradito, ha detto: “Non lo conosco”, e’ grave questo, tu lo sai. E Paolo, che ha goduto davanti a Stefano che veniva lapidato e reggeva i vestiti a quelli che lo lapidavano, anche lui ha mostrato la sua fragilità di fronte a questo mistero grande e luminoso della vita del Cristo che ci ha amati e sarà lui a dire che Dio ci ha amati quando eravamo ancora peccatori, dunque comprende di questo mistero il cuore ed il fondamento. Allora noi guardando a questa esperienza di questi due apostoli sommi, noi ringraziamo il Signore che ancora dice alla nostra esistenza che sebbene siamo evidentemente incapaci di portare questo tesoro, san Paolo direbbe: “in vasi d’argilla”, eppure il Regno dei Cieli poggia sulla nostra testimonianza. Perciò non tirarti indietro, mutua anche tu fiducia e forza dall’esperienza di questi due apostoli. Non ti e’ chiesto di dare la vita davanti agli imperatori e forse neanche la spada ti colpirà, ma non ti lamentare più delle cose che soffri. E quella prigione che vivi nelle condizioni difficili della tua esistenza oggi, fa che diventi un luogo di benedizione del Signore che non ti abbandona neanche quando sei in catene e sei maltrattato e calunniato dagli altri, etc., etc., quanto a te non fare la stessa cosa con loro, non ti comportare mai in questo modo! Non giudicare, non mormorare, non pensare il male ne’ augurarlo a nessuno, piuttosto prega, prega per gli uomini che ti fanno del male, prega nelle situazioni in cui ti senti schiacciato, perché Dio si compiace di ascoltare la preghiera di chi e’ in difficoltà e di esaudirlo. Alla fine di questa omelia, voglio ricordare anche questi due simpatici amici che oggi fanno cinquant’anni di matrimonio, pure quella deve esser una testimonianza in qualche modo, no? Silenziosa però altrettanto autentica, perché voglio dire, oggi non e’ da tutti, che dite? Non dicono niente, perché come si dice: “I fatti della pentola li sa il coperchio”, lo sanno loro quale e’ stata la loro vita, ma possa il Signore benedirli tutti i giorni che vorrà dargli ancora. Sia lodato Gesù Cristo.

La preghiera di Gesù // Musica Sacra
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