Tutto quello che il Padre possiede, è mio; lo Spirito prenderà del mio e ve lo annuncerà.(Omelia del mattino e della sera)
MESSA DEL GIORNO – LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,12-15)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
PRIMA LETTURADal libro dei Proverbi (Prv 8,22-31)
Così parla la Sapienza di Dio:
«Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività,
prima di ogni sua opera, all’origine.
Dall’eternità sono stata formata,
fin dal principio, dagli inizi della terra.
Quando non esistevano gli abissi, io fui generata,
quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua;
prima che fossero fissate le basi dei monti,
prima delle colline, io fui generata,
quando ancora non aveva fatto la terra e i campi
né le prime zolle del mondo.
Quando egli fissava i cieli, io ero là;
quando tracciava un cerchio sull’abisso,
quando condensava le nubi in alto,
quando fissava le sorgenti dell’abisso,
quando stabiliva al mare i suoi limiti,
così che le acque non ne oltrepassassero i confini,
quando disponeva le fondamenta della terra,
io ero con lui come artefice
ed ero la sua delizia ogni giorno:
giocavo davanti a lui in ogni istante,
giocavo sul globo terrestre,
ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo».
Parola di Dio.
Dal Salmo Sal 8 .
O Signore, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! R..
Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi? R
Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi. R.
Tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari. R.
SECONDA LETTURA Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 5,1-5)
Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio.
E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza.
La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare
“Luce, splendore e grazia della Trinità”.
Dalle «Lettere» di sant’Atanasio, vescovo
Non sarebbe cosa inutile ricercare l’antica tradizione, la dottrina e la fede della Chiesa cattolica, quella s’intende che il Signore ci ha insegnato, che gli apostoli hanno predicato, che i padri hanno conservato. Su di essa infatti si fonda la Chiesa, dalla quale, se qualcuno si sarà allontanato, per nessuna ragione potrà essere cristiano, né venir chiamato tale.
La nostra fede è questa: la Trinità santa e perfetta è quella che è distinta nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, e non ha nulla di estraneo o di aggiunto dal di fuori, né risulta costituita del Creatore e di realtà create, ma è tutta potenza creatrice e forza operativa. Una è la sua natura, identica a se stessa. Uno è il principio attivo e una l’operazione. Infatti il Padre compie ogni cosa per mezzo del Verbo nello Spirito Santo e, in questo modo, è mantenuta intatta l’unità della santa Trinità. Perciò nella Chiesa viene annunziato un solo Dio, che è al di sopra di ogni cosa, agisce per tutto ed è in tutte le cose (cfr. Ef 4, 6). È al di sopra di ogni cosa ovviamente come Padre, come principio e origine. Agisce per tutto, certo per mezzo del Verbo. Infine opera in tutte le cose nello Spirito Santo.
L’apostolo Paolo, allorché scrive ai Corinzi sulle realtà spirituali, riconduce tutte le cose ad un solo Dio Padre come al principio, in questo modo: «Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti» (1 Cor 12, 4-6).
Quelle cose infatti che lo Spirito distribuisce ai singoli, sono date dal Padre per mezzo del Verbo. In verità tutte le cose che sono del Padre sono pure del Figlio. Onde quelle cose che sono concesse dal Figlio nello Spirito sono veri doni del Padre. Parimenti quando lo Spirito è in noi, è anche in noi il Verbo dal quale lo riceviamo, e nel Verbo vi è anche il Padre, e così si realizza quanto è detto: «Verremo io e il Padre e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23). Dove infatti vi è la luce, là vi è anche lo splendore; e dove vi è lo splendore, ivi c’è parimenti la sua efficacia e la sua splendida grazia.
Questa stessa cosa insegna Paolo nella seconda lettera ai Corinzi, con queste parole: «La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi» (2 Cor 13, 13). Infatti la grazia è il dono che viene dato nella Trinità, è concesso dal Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo. Come dal Padre per mezzo del Figlio viene data la grazia, così in noi non può avvenire la partecipazione del dono se non nello Spirito Santo. E allora, resi partecipi di esso, noi abbiamo l’amore del Padre, la grazia del Figlio e la comunione dello stesso Spirito.
Trascrizione dell’Omelia.
Con la chiave contenuta nel Salmo 8 che abbiamo pregato oggi dopo la Prima Lettura, noi tenteremo di entrare in questo meraviglioso mistero della Trinità ma in un modo magari nuovo, vediamo se ci riusciamo. Diceva il Salmo 8: “Che cosa e’ l’uomo perché te ne curi, perché tu te ne dia pensiero, e’ vero l’hai fatto poco meno degli angeli, quasi come un dio, di gloria e di onore lo hai coronato, gli hai messo in mano tutte le cose che tu hai creato, allora se tu hai un pensiero per l’uomo, vuol dire anche che hai una volontà per l’uomo e se hai una volontà per l’uomo, hai stabilito anche che l’uomo e’ capace di questa volontà e che può metterla in pratica per onorarti e per vivere a lungo e per vivere per sempre e siccome lo hai fatto poco meno degli angeli, lo chiami ad essere come te definitivamente e per sempre”. Allora io vorrei mettermi in una prospettiva un po’ diversa e voi con me, in genere noi mettiamo l’icona della Trinità e cominciamo a dire quello che e’, quello che non e’, come sarebbe, come non sarebbe, tu annuisci ma non capisci, perché? Perché entrare in questo mistero semplicemente descrivendolo, te lo dico, non e’ semplice, cioè sarebbe semplice ma come dici tu: “E’ difficile poi da comprendere”. Allora io vorrei con voi mettermi dall’altra parte, dove sta Dio, Dio Padre, Dio Padre Creatore, perché prima di conoscerlo come Padre noi sappiamo che e’ un Creatore, dice la Genesi: “In principio Dio creò il cielo e la terra” e da lì comincia a distinguere tutte le cose e a porle in relazione tra loro. Una relazione anche dura rispetto al caos, l’ordinamento che Egli impone alle cose creandole, dice si anche una certa difficoltà che le cose si incontrino, per esempio mette un limite alle acque, un limite e’ un peso e le acque che padroneggiavano tutto il globo terrestre, sono ridotte ma la terra da questo limite affiora, dunque affiora la possibilità per gli uomini di vivere, di incontrarsi, di produrre cose buone, tutto questo era nel pensiero del Padre, nel pensiero del Creatore, non lo conoscevamo ancora così, così che mentre ancora noi non eravamo, alcuni primi, primissimi uomini, hanno cominciato a vederlo nel sole, nelle stelle, nei terremoti, nei fulmini, insomma dove gli e’ parso di poter vedere l’origine di questo creatore che e’ all’origine di tutta la creazione e nell’ignoranza era tutta l’umanità creata. Perché era nell’ignoranza? Perché non sapeva, non solo chi era Dio, ma non sapeva neanche chi era l’uomo, perché era stato creato. Perché posso dire questo? Perché si sono fatti la guerra, si sono uccisi e odiati fin dall’inizio e invece di relazionarsi con la creazione, l’hanno soggiogata, l’hanno sventrata, l’hanno violata profondamente. Poi finalmente Dio, questo Creatore comincia a parlare e poiché parlava, mostrando di avere desiderio di relazionarsi con le cose create, non e’ che le aveva buttate così e poi se ne era andato, se fosse solo il Big Bang, quel Big Bang non avrebbe potuto parlare, non avrebbe potuto incontrare nessuno, casualmente tutta la realtà si sarebbe prodotta così, galleggiando nelle eventualità delle cose. Egli invece comincia a parlare si sceglie un uomo, si sceglie un popolo, si sceglie l’umanità perché sia capace di intendere quello che Egli voglia comunicare e comincia così non la storia delle scienze naturali, ma comincia così la storia della relazione, relazione tra gli uomini e relazione con lui. Allora un’altra pagina di quel Libro della Genesi che dice che maschio e femmina li creò e li creò a propria immagine e somiglianza, comincia a prendere senso. Se Dio ha fatto queste povere creature a sua immagine e somiglianza, non si sa ancora chi e’ lui, ma si sa qualcosa della nostra natura che riporta a lui. E che cosa e’ che ci connota a noi più di tutto? L’intelligenza? Ma figuriamoci, se fosse l’intelligenza alcuni sarebbero più vicini a Dio e altri non so dove sarebbero. Certo non l’intelligenza ma la libertà o almeno il desiderio della libertà. Ma da dove viene questo desiderio, da dove può venire? Noi non abbiamo esperienza di libertà assoluta, sempre relativamente …: “la mia libertà comincia dove finisce la tua e viceversa” scemenze, filosofie da settimana enigmistica. Questa libertà ci da’ una possibilità a tutti amici, a tutti che siamo buoni, brutti, simpatici o antipatici, la libertà di relazionarci, la libertà di incontrarci, la libertà di accoglierci e di capirci, per carità anche la libertà di odiarci, ma non e’ certo questo il vertice dell’esperienza della libertà, perché la libertà fa crescere, la libertà fa bene, tu vuoi essere trattato bene dunque devi fare appello alla libertà, alla possibilità di essere libero di fronte a chi te la concede o no. Allora cominci a dire: “Allora chi sei? Chi sei allora tu che ci hai fatto a tua immagine e somiglianza e ci hai messo nel cuore una nostalgia della libertà, un desiderio della relazione che pure ci fa tanto paura in tante occasioni della nostra vita?”. Poi finalmente, quando Egli ha pensato che l’uomo avrebbe potuto accoglierla questa parola, ha mandato il suo Figlio per dirci: “Ehi, io ti conosco e ti riconosco, ti conosco perché ti ho pensato quando non c’eri e ti ho chiamato all’esistenza e ti riconosco sai perché? Perché hai lo stesso volto del mio Figlio, e’ come te di carne ed ossa, lo hai potuto vedere e incontrare, ti sei potuto relazionare con lui, ti sei lasciato amare da me con il volto suo, ti sei lasciato salvare da me con il sangue suo, ti sei lasciato perdonare da me con il suo sacrificio e la morte e siccome poi io lo ho resuscitato, hai capito pure che cosa avrei fatto con te, hai capito? Avrei resuscitato anche te, ti avrei promesso una vita eterna pure a te, se no non l’avrei trattato così il mio Figlio, se no non avrei permesso che scendesse in quella sofferenza in cui ti trovi tu, in quella morte di cui hai paura tu, se poi non volessi resuscitare anche te con lui”. E allora tu dici ancora di nuovo: “Ma che cosa e’ allora l’uomo perché tu te ne curi fino a questo punto, ma come ci hai fatti? Quello che vediamo intorno a noi non dice questo, dice il contrario, dice sopraffazione, paura, malattia, guerra … non ce lo deve insegnare nessuno che cos’e’ oggi, come ci stai amando dentro questo paradosso? noi non riusciamo ad amarci in questa storia e tu invece continui ad amarci”. Allora finalmente ecco che il Padre direbbe l’ultima definitiva parola o la prima definitiva parola della vita eterna, cioè l’invio dello Spirito, perché lo Spirito, là dove non ti convincono le mie parole, là dove non capisci le Scritture, là dove trovi difficoltà nelle relazioni con gli altri e con la vita che fai, lo Spirito non ti ha mai lasciato un momento, lo Spirito ancora bussa con gemiti inesprimibili al centro della tua vita, perché tu sappia di essere amato dal Padre che ti ha creato, perché tu sappia di essere stato salvato dal sangue del suo Figlio, perché tu abbia presso di te questa promessa come un dono attuale, come qualcosa che ti appartiene e come qualcuno al quale tu appartieni, non c’e’ più niente, nessun centimetro quadrato del tuo corpo, nessun capello della tua testa, non c’e’ niente che non e’ in relazione a Dio Creatore per mezzo dello Spirito. E se c’e’ una relazione con non riesci ancora a guarire e se c’e’ una paura che non riesci ancora a vincere, la presenza dello Spirito in te ti suggerisce costantemente di chiedere al Padre, di tornare a lui di capire il mistero della tua origine, come lo fa? Quando suscita in te, non un sentimento, un’emozione, quando suscita in te un desiderio che non e’ proprio della nostra umanità, ci supera, un desiderio che potremo dire della sovra natura e qual e’ questo desiderio? Il desiderio di pregare, pregare capisci? Pregare cioè di entrare in se stessi ed investigare al centro del nostro cuore, dove sia il segreto di questo amore del Padre, dove sia questa manifestazione del volto del suo Figlio, dove sia il palpito dello Spirito Santo che costantemente ci invita a relazionarci con lui. E questa preghiera, quando più accesa, quando più leggera e soave, apparentemente nascosta come le acque di Siloe, dice la Scrittura, che scorrono in silenzio, questa preghiera imbastisce sulla tua vita fatta di carne, di preoccupazioni, di morte e di vattelappesca che altro, imbastisce la speranza della gloria, imbastisce con un filo d’orato la consapevolezza di essere chiamato alla divinizzazione, cioè a tornare ad essere come Dio. Puoi non accorgertene, puoi non crederci ma Dio a tutte le generazioni, risemina questa speranza. Ci e’ chiesto di crederci, avete ascoltato? Lo diceva san Paolo nella Lettera ai Romani: “Anche nelle tribolazioni noi ci vantiamo”, perché la tribolazione, non so se te ne sei accorto, io me ne sono accorto bene più volte nella mia vita e adesso ancora di più, la tribolazione produce pazienza non rabbia, pazienza, capisci la differenza no? E questa pazienza, che e’ una virtù provata, produce la speranza, cioè l’attesa che ciò per cui sei chiamato accada anche e accada presto e ti coinvolga totalmente e ti apra una porta che tu non hai mai saputo manco che esisteva. Questa chiave, che e’ in mano al Figlio di Dio, aprirà questa porta, solo tu non disperare e non celebrare parole di disperazione in mezzo agli uomini, perciò non giudicare, non mormorare, non ti arrabbiare, porta volentieri … Guarda te lo dico, non te lo dico da un trono di non so che cosa o da una poltrona comoda, te lo dico dalla stessa tribolazione che vivi tu, dallo stesso senso di solitudine che hai tu, io lo condivido con te in questo momento ma ben volentieri, perché come genera speranza in me possa generarla anche in te da ora e per sempre. Sia lodato Gesù Cristo.
Messa della sera
Trascrizione dell’Omelia.
Se uno volesse avvicinarsi al mistero della Trinità cercando di capirci qualcosa, gli basterebbe questo ultimo periodo del Vangelo di Giovanni al capitolo 16, siamo nell’ultima sera in cui Gesù parla con i suoi discepoli e illustra loro quale e’ il disegno del Padre e dice: “Tutto quello che il Padre possiede e’ mio per questo ho detto che lo Spirito prenderà del mio e ve lo darà” ma noi proviamo ad entrare da un’altra porta, sapete una casa e’ sempre più interessante quanto più tu puoi esplorarla da molte vie e stasera noi ne tenteremo una di queste vie. Cioè non ci metteremo davanti al mistero della Trinità così come un’icona da contemplare, da capire, tanto non ci riusciremmo ma proviamo a guardarla dall’interno, come la Trinità vedrebbe Se Stessa. Allora per entrare per questa porta useremo una chiave, questa chiave e’ contenuta nel Salmo che abbiamo pregato, e’ il Salmo 8: “O Signore nostro Dio, quanto e’ grande il tuo nome su tutta la terra, sopra i cieli si innalza la tua magnificenza” e ad un certo punto dice, la parte che abbiamo incontrato, anche se e’ una traduzione un po’ diversa, dice: “Se guardo il cielo opera delle tue mani, la luna e le stelle che tu hai fissato, mi chiedo: “Ma che cos’e’ l’uomo perché tu te ne ricordi? Com’e’ possibile che tu che sei il creatore di tutte le cose, non sei il Big Bang e neanche qualcosa di simile, ma sei uno che le cose che ha creato le ha chiamate anche per relazionarsi con loro”, altro che fenomeno naturale straordinario, c’e’ un amore straordinario che precede anche la nostra natura. Allora io guardo la perfezione delle cose e dico: “Ma allora chi sei tu? Ma soprattutto chi sono io? Chi sono io, se tu sei così grande e di persone come me ce ne sono miliardi, miliardi sono morte, miliardi nasceranno e moriranno pure loro ed io con loro seguirò questa sorte?”, c’e’ un Libro della Bibbia che proprio queste cose si domanda allo stremo, e’ il Libro del Qoelet. Dunque noi abbiamo questa domanda di fronte a questo immenso mistero. Ah, intendiamoci, il mistero non e’ qualcosa che non si può capire, il mistero, secondo il significato della parola, e’ qualcosa che si deve capire, anzi, qualcosa che si lascia capire, all’inizio e’ chiuso come il bocciolo di una rosa, man mano che si apre lascia vedere la sua bellezza e sentire il suo profumo e tu del mistero dell’invisibile Dio, nel corso della tua esistenza, sei chiamato ad osservare la comprensione della vita del Cristo, di questa cosa così nascosta e anche a sentirne il profumo nella presenza dello Spirito. Bene, questo e’ il mistero della Trinità. Allora direbbe il Dio della Trinità, il Dio che tu chiami Padre anche se forse non hai capito quello che significa, direbbe questo Dio: “Non ho forse creato tutte le cose, quelle che tu vedi, ti immagini, contempli o che ne so, le leggi sui libri? Che credi che io, che mi do pena di mantenere all’esistenza le cose, non mi dia pena per te? E vediamo, come mi darei pena per te, aspettando che tu sbagli per punirti, mettendoti in difficoltà ogni piè sospinto? Come un nume segreto, nascosto e terribile io intervengo nella tua vita? E’ così che mi hai conosciuto? E dimmi, dove mi hai conosciuto così? Perché io, che non sono un fenomeno naturale ma sono l’autore di ogni cosa che e’ nella creazione, io ho deciso di relazionarmi con te. Allora ho parlato ad un popolo, ho parlato a della gente che non era manco un popolo, mi sono lasciato capire e mentre gli uomini desideravano vedermi nei fulmini, nei terremoti, nei venticelli dell’aria o vattelappesca in quale altro fenomeno naturale, io ho cominciato a parlare, ho cominciato a parlare mettendo insieme la storia degli uomini, pure le loro guerre, il loro odio, il loro sangue, con la mia presenza, perché sapessero sempre che qualsiasi cosa accadeva nella loro vita, io non sarei stato mai lontano da loro”, tutto l’Antico Testamento e’ così: “E quando qualcuno si e’ messo da parte a pensare, a riflettere come il Salmo 8, ha detto: “Chi sono io perché ti ricordi di me? Allora io ho aperto le porte della sapienza” e se tu scorri le pagine dei Libri Sapienziali, come la Prima Lettura di stasera, troverai questo segreto, detto in parole, dipinto con dei colori meravigliosi, tutti comprensibile per la nostra sensibilità, “Io mi sono voluto far conoscere” dice questo Dio. Allora tu avresti detto: “Beh, ti sei fatto conoscere ma io resto ancora in una sorta di soggezione tutte le volte che penso a te, perché? Perché mi scopro debole, perché la mia vita dura poco, perché i dolori che sopporto non li sopporto più, perché le calunnie, le infamie, etc., il peso della vita semplicemente e il dolore che provo per le persone che sono scomparse che amavo, insomma tutto questo mi rende la vita impossibile”, allora Egli mi guarderebbe e direbbe: “Ma certo, ma che pensi che io, volendomi far conoscere da te, non ho pensato anche a un modo che tu potessi conoscere? Guardalo, guardalo nei chiodi della croce, il volto che porta non e’ forse il tuo? Le parole che dice non sono le tue? Gli esempi che fa nel suo insegnamento non sono alla tua portata? Parla di seminatore, di pecore, di pastore, insomma tutte immagini che tu conosci, che puoi apprezzare, tu mi puoi conoscere, anzi ti dirò di più, mentre tu ti studi di vedere i tratti del mio volto nel volto del Cristo, io vedo sempre i tratti del volto del mio Figlio nei tuoi e non solo nei tuoi, pure nei tratti del volto di quelle persone che tu non riesci ad amare, ma dimmi ma non sono forse un Dio grande? Allora se e’ così, forse hai capito che tu hai una grande relazione con me, si, ti ho fatto a mia immagine e somiglianza perché tu capisca che quel desiderio che hai si chiama desiderio di relazione, che quella immagine che hai di vita eterna io te l’ho messa nel cuore perché io sono eterno, tu sei come me! Non sei convinto? Anche se vedi il volto del mio Figlio non sei convinto? Se vedi la sua resurrezione, metti il dito nelle sue mani e nel suo costato non ti convinci ancora? Non aver paura, io non ti giudico, guarda vengo a parlare al centro della tua esistenza mandandoti il mio Spirito. Il mio Spirito parla le mie stesse parole, usa le mie stesse immagini, canta lo stesso canto, che e’ il canto del cielo e lo canta dentro la piccolezza della tua vita. E quando tu ti accorgi che lo Spirito sta parlando in te, una cosa capisci subito, che la parola più importante e più credibile e’ quando lo Spirito ti permette di dire: “Padre”. Allora il tuo volto lo conosci e’ il volto del mio Figlio e io lo conosco, lo riconosco sempre, pure se tu facessi i peccati più gravi io ti riconoscerei sempre. Se conosci il volto del mio Figlio hai capito chi lo ha mandato, sono io il Padre, ti sono Padre perché lo Spirito te lo suggerisce”. Dimmi allora cristiano, ma quanto puoi ritenerti lontano dal mistero della Trinità? Non vive forse in te? Quando la chiesa te lo ricorda all’inizio della Messa e’ per dirti: “Vieni, specchiati non con le tue paure e i tuoi peccati, specchiati con la realtà, la realtà e’ il Padre, il Figlio e lo Spirito che non stanno davanti a te, stanno dentro il mistero della tua vita e chiedono solo di lasciarsi conoscere man mano che questo bocciolo fa sentire il suo profumo e vedere la sua bellezza. E tu sei qua per questo, tu sei venuto qua perché quello Spirito che ti dice: “Abba, Padre”, ti ha invitato, vuole darti quello che ti manca, vuole farti conoscere gli aspetti reconditi che ancora non hai penetrato e soprattutto perché tu possa coniugare, nella tua vita, la tua esperienza di limite, di dolore e di difficoltà, con la promessa sempre viva, sempre operante in te, di vita eterna, di perdono, di misericordia e possiamo dirlo, di bellezza e di libertà. Diventa discepolo di questa dottrina, e’ molto più alta, molto più grande delle tue devozioni, diventa discepolo di questa sapienza e ti accorgerai che man mano si lascerà comprendere, perché Dio e’ grande, Dio e’ misericordioso, Dio e’ buono. Sia lodato Gesù Cristo.