Benedetto Colui che viene nel nome del Signore
LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura
Alleluia, alleluia.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Alleluia.
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 25,31-46)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?. E il re risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?. Allora egli risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
PRIMA LETTURA – Dal libro del profeta Ezechièle (Ez 34,11-12.15-17)
Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia. A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri.
Salmo 22 (23)
R. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare.
Ad acque tranquille mi conduce. R.
Rinfranca l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome. R.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca. R.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. R.
SECONDA LETTURA – Dalla Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (1Cor 15,20-26.28)
Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare
“Venga il tuo regno”
Dall’opuscolo «La preghiera» di Origène, sacerdote
(Cap. 25; PG 11, 495-499)
Il regno di Dio, secondo la parola del nostro Signore e Salvatore, non viene in modo da attirare l’attenzione e nessuno dirà: Eccolo qui o eccolo là; il regno di Dio è in mezzo a noi (cfr. Lc 16, 21), poiché assai vicina è la sua parola sulla nostra bocca e nel nostro cuore (cfr. Rm 10, 8). Perciò, senza dubbio, colui che prega che venga il regno di Dio, prega in realtà che si sviluppi, produca i suoi frutti e giunga al suo compimento quel regno di Dio che egli ha in sé. Dio regna nell’anima dei santi ed essi obbediscono alle leggi spirituali di Dio che in essi abita. Così l’anima del santo diventa proprio come una città ben governata. Nell’anima dei giusti è presente il Padre e col Padre anche Cristo, secondo quell’affermazione: «Verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23).
Ma questo regno di Dio, che è in noi, col nostro instancabile procedere giungerà al suo compimento, quando si avvererà ciò che afferma l’Apostolo del Cristo. Quando cioè egli, dopo aver sottomesso tutti i suoi nemici, consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti (cfr. 1 Cor 15, 24. 28). Perciò preghiamo senza stancarci. Facciamolo con una disposizione interiore sublimata e come divinizzata dalla presenza del Verbo. Diciamo al nostro Padre che è in cielo: «Sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno» (Mt 6, 9-10). Ricordiamo che il regno di Dio non può accordarsi con il regno del peccato, come non vi è rapporto tra la giustizia e l’iniquità né unione tra la luce e le tenebre né intesa tra Cristo e Beliar (cfr. 2 Cor 6, l4-15).
Se vogliamo quindi che Dio regni in noi, in nessun modo «regni il peccato nel nostro corpo mortale» (Rm 6, 12). Mortifichiamo le nostre membra che appartengono alla terra (cfr. Col 3, 5). Facciamo frutti nello Spirito, perché Dio possa dimorare in noi come in un paradiso spirituale. Regni in noi solo Dio Padre col suo Cristo. Sia in noi Cristo assiso alla destra di quella potenza spirituale che pure noi desideriamo ricevere. Rimanga finché tutti i suoi nemici, che si trovano in noi, diventino «sgabello dei suoi piedi» (Sal 98, 5), e così sia allontanato da noi ogni loro dominio, potere ed influsso. Tutto ciò può avvenire in ognuno di noi. Allora, alla fine, «l’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte» (1 Cor 15, 26). Allora Cristo potrà dire anche dentro di noi: «Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?» (1 Cor 15, 55; cfr. Os 13, 14). Fin d’ora perciò il nostro «corpo corruttibile» si rivesta di santità e di incorruttibilità; e ciò che è mortale cacci via la morte, si ricopra dell’immortalità del Padre (cfr. 1 Cor l5, 54). Così regnando Dio in noi, possiamo già godere dei beni della rigenerazione e della risurrezione.
Trascrizione dell’Omelia
Penso che hai ascoltato questa parola tante volte e probabilmente pur avendola ascoltata tante volte ancora l’hai pensata come un giorno in cui il Signore che viene nella sua gloria farà come fa la maestra alla lavagna: i buoni da una parte, i cattivi dall’altra … ma se fosse così, ma se fosse proprio così, una lettura semplificata, molto semplificata, della storia, tu dove staresti? “Il Signore dice chi sta da una parte e chi dall’altra ma io dove sto?”. Tu pensi di stare più o meno in mezzo, più o meno, perché? Perché dici: “Non mi sento di stare alla destra nel luogo dove Dio chiamerà gli eletti ad andare con lui, perché forse non sono stato così bravo ma non sto neanche dall’altra parte, qualche cosetta l’ho fatta, qualcuno l’ho aiutato, qualche piccola cosa … sto in mezzo”, allora l’Apocalisse ti direbbe: “Non sei né caldo, né freddo e poiché non sei né caldo né freddo io ti vomito, ti vomito perché non ti ho chiamato per questo” (Ap 3,16). Vediamo qual è la prospettiva dentro al quale possiamo vedere questa parola, innanzi tutto qua Gesù sta dicendo che il re a quelli che fa entrare nel suo regno dice: “Venite benedetti dal Padre mio entrate nel regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo”, che sta dicendo? “C’è un progetto che io ho fin dall’inizio, attraverso questo progetto io ho pensato a te, che cos’è questo progetto? Porta un nome, ha il nome del mio Figlio, del mio Verbo, quando io ho guardato il mio verbo ho guardato anche te, per questo ho stabilito fin dall’inizio di mandare il mio Verbo nella carne perché ti incontrasse, allora io ti ho fatto come lui perché tu possa abitare con me sempre, perché tu abbia la mia stessa natura ma ho fatto lui come te perché sapevo che questa natura divina tu l’avresti disdegnata, non l’avresti abitata, dunque ho pensato bene fin dall’inizio e ti ho scelto in questa logica, anzi, sai cosa? Quando io ti ho creato, ti ho dato un nome, ti ho chiamato, infatti tu non sei nato in un tempo qualsiasi, sei nato in questo tempo, non da una famiglia qualsiasi, dalla tua famiglia, io so benissimo chi sei, io conosco il tuo nome, non quello che hai registrato all’anagrafe, io so qual è il tuo nome cioè qual è la tua identità, cos’è che pesa nella tua vita e cos’è che ti dà soddisfazione, che cosa ti fa sentire una nullità e che cosa invece ti dà coraggio per andare avanti, io conosco le tue speranze e anche le tue cadute, non mi scandalizzo per questo e non ti scelgo in relazione a questo, io non ti scelgo perché sei buono o ti butto via perché sei cattivo, io ti ho scelto perché io ti ho chiamato all’esistenza, io conosco il tuo nome e quando vengo verso di te, vengo come il Buon Pastore (Gv 10)” dice la Scrittura, come uno che conoscendo il tuo nome ti chiama per nome, si lascia riconoscere dunque tu lo segui volentieri, allora tu hai visto che anche se la storia non è stata sempre fausta con te, anche se la tua vita non è stata sempre fedele a Dio, quando ti sei sentito raggiungere dall’Onnipotente qualcosa dentro di te come Elisabetta (Lc 1,41), come i discepoli di Emmaus (Lc 24), qualcosa dentro di te si è cominciato a muovere, allora una elezione, una elezione che voleva salvarti prima ancora che tu peccassi. Con questo nome il pastore conosce tutte le pecore e le conduce (Sal 23), dove le conduce? Le conduce verso una pienezza. Ma secondo voi questa pienezza verso la quale sta conducendo tutte le pecore, è diversa dalla natura di queste pecore? Ti faccio una domanda ancora più semplice, quello che lui vuole darmi da mangiare alla fine mi piacerà o vorrà darmi da mangiare qualcosa che a me non piace? Bene, uno Spirito che lui stesso mi ha dato, mi convince che quello che vuole darmi da mangiare mi piace, allora con il Salmo 23 potremmo dire oggi come abbiamo ascoltato : “Pur se andassi per una valle oscura non temerei alcun timore perché so che tu sei con me e mi porterai fino a quel banchetto in cui mi sazierai davanti ai miei nemici”, tu vuoi darmi qualcosa che è ordinato alla mia salvezza ma anche alla mia gioia, mi hai messo dentro il desiderio ci cercare qualcosa che tu hai preparato per me e sai che è buono. Allora capisci che questo progetto che Dio ha fatto per noi non è un progetto difficile da seguire come forse il diavolo ti ha ingannato ma è qualcosa che sta già scritto nel nostro cuore come l’oggetto di un gusto da assecondare e tu dirai: “Ma come faccio io a capire che ho questo gusto dentro, che devo assecondarlo e che questo gusto ve lo ha posto Dio?”, se dovesse rispondere un ebreo ti direbbe: “Lo capisco perché mi ha dato la Torah, mi ha dato una Legge, è il suo modo di pensare la storia ed è il mio modo per capire cosa pensa Lui, quando io lo capisco mi accorgo, come dice San Giacomo (Gc 1,25) , che io sono felice se lo metto in pratica, dunque c’è scritto nella sua parola ciò che fa felice me e ciò che è buono secondo Lui, allora se io vivo dentro questo pensiero suo, faccio le cose che gli sono gradite e sono anche le cose che piacciono a me”. Ma chi è che agisce cos’ secondo voi? Una persona libera, solo una persona libera può riconoscersi in un progetto di questo tipo, una persona che non è libera dirà: “Tu mi hai ingannato, mi hai portato per vie che non conosco, tu mi hai cacciato lì e poi è successo questo e poi quell’altro, non lo so neanche io quello che voglio”, capisci? Ma una persona libera sa che sta seguendo ciò che è buono per lui e lo fa volentieri e vi scopre anche la bontà di chi ce lo ha chiamato, allora capito questo possiamo andare nel Vangelo di oggi, chi son quelli che hanno vestito i nudi, hanno dato da mangiare agli affamati, quelli che dicono: “Signore ma quando abbiamo fatto questo?”. Allora dato che Matteo scrive a quelli che vengono dall’ebraismo e capivano bene, il Signore gli direbbe: “Guarda che quando tu vivevi i precetti della Legge, stavi facendo ciò che è buono per Dio e per te, gli altri hanno potuto vivere di questo dono, della tua generosità e dunque quando tu sei stato fedele a questi precetti sei stato fedele a Dio, quando tu sei stato fedele a questi precetti mi hai vestito, mi hai sfamato, mi hai dissetato, mi hai ospitato, mi hai visitato, perché i precetti che io ti ho dato servivano proprio a questo, a comprendere ciò che è buono per il tuo prossimo, perché io ho posto nel tuo prossimo il desiderio di cercarti e di vivere insieme a te questa pienezza”. E quelli invece che non hanno fatto questo che diranno: “Ma quand’è che non abbiamo fatto questo?”, siamo noi, quando? Quando diciamo: “Ma veramente, dove sta scritto? Non me lo ricordo, io ho detto le novene, le Ave Marie, ho fatto una vita così, insomma semplice ma perché che dovevo fare?”, è la domanda che porti dentro: “Ma perché che dovevo fare?”, possibile che la tua identità e la tua vocazione non sia ancora chiara? Possibile che tu non sappia ancora dopo tutto questo tempo che ascolti la parola di Dio, che cosa Dio vuole da te? Possibile che tu non abbia ancora sperimentato che facendo quello che Dio vuole da te tu sei felice e fai il bene senza accorgertene? Possibile che tu non abbia le chiavi del discernimento per capire ciò che è bene e ciò che è male e scegliere il bene (Dt 30,15)? Eppure dici di nutrirti di un sacramento mirabile, tu dici di nutrirti del corpo stesso del Figlio di Dio e com’è che il corpo del Figlio di Dio abita in te ed il suo modo di pensare non si vede? Com’è che tu dici di aprire il tuo cuore e la tua mente alle istanze del regno e poi nella tua vita invece sei diviso e dividi, ti senti giudicato e rigiudichi, vivi una vita infelice e la fai vivere anche agli altri? Per questo dicevamo all’inizio guarda bene chi è che regna nella tua vita, regna la misericordia di Dio? La sua bontà? Gli altri questo vedono? O regna il tuo egoismo, il tuo orgoglio, il tuo modo di vedere le cose che non portano da nessuna parte? Dirai: “Ma io non capisco, qual è l’obiettivo di tutto questo? Che bisogna fare il bene e farlo in maniera eclatante? Bisogna fare il bene oltre quello che possiamo fare?”. No! Bisogna trovarsi pronti, perché Dio, diceva la Lettera di san Paolo ai Corinzi stamattina, vuole ricondurre tutti ad una cosa sola, Dio ci chiama ad essere un corpo solo in Cristo, per questo semina dentro di noi una caparra di questa unità, donandoti il corpo del suo Figlio ti compra, ti riscatta e guarda che ormai è un mondo incredibile perché tutti gli uomini di comprano per schiavizzarti, tutte le ideologie ti comprano perché tu faccia quello che dicono, tutte le economie ti comprano propinandoti quello che è buono, Dio no! Dio ti compra lasciandoti libero, seminando dentro di te un seme di grazia e di gloria che è il suo Figlio e lasciandoti libero di seguirlo o non seguirlo … ma tu seguilo, questa legge ormai è scritta nel tuo cuore (Ez 11,19; 2Cor 3,3), non devi più andartela a cercare chissà dove (Dt 30,11-14) non è più così lontana, così difficile da interpretare, è già dentro di te e agisce attraverso lo Spirito suggerendoti costantemente ciò che ti può salvare, ciò che ti può far andare incontro ai tuoi nemici, ciò che ti può permettere di perdonare quelli che ti hanno fatto del male o di chiedere perdono se l’hai fatto tu, è la logica delle domande che facciamo nel Padre Nostro, è la logica del Vangelo, è la logica delle relazioni ma soprattutto, una cosa di cui dovresti tener conto, se Dio chiama tutti con il proprio nome e non si scandalizza che un nome sia diverso dall’altro, anche tu sforzati di capire qual è il nome del tuo prossimo e se anche fosse diverso dal tuo, non lo giudicare, sappi che in lui c’è la presenza di Cristo speranza della gloria, c’è! Servila liturgicamente, perdonando, amando, usando misericordia, andando incontro a chi ti chiede di conoscere le vie di Dio. Fai della tua vita un teatro di salvezza, non un teatro di maschere come hai fatto fino adesso, fai della tua vita un luogo dove tutti possono dissetarsi, dove tutti possono conoscere le vie di Dio e non la via di un disorientato che non sa dare consigli a nessuno, che non sa indicare la salvezza a nessuno, questo è il Regno, questa è la Regalità, orientamento, pace, comunione, capacità do venirsi incontro e di andare tutti da dove Dio ci sta chiamando da sempre.
Sia lodato Gesù Cristo.